Murales e addobbo urbano – Diamante, piccola cittadina calabrese, ormai da trent’anni è famosa nel mondo per i murales che adornano le facciate delle sue case, grazie all’idea e all’iniziativa del pittore Nani Razetti. Una vera galleria a cielo aperto che, costringendo passanti, cittadini e turisti a fermarsi ed ad alzare lo sguardo per osservare le opere che campeggiano sui muri, ha fatto guadagnare alla cittadina il simpatico soprannome «il paese dei nasi all’insù». Questa caratteristica ha creato un indotto turistico ragguardevole oltre ad offrire un notevole e apprezzato decoro urbano ammirato da tutti. Ed è proprio il decoro urbano che si spera di risollevare al quartiere Paradiso di Brindisi con l’operazione «Paradiso Urban Art», un progetto che mira a riqualificare la zona trasformandola in un cantiere artistico a cielo aperto. I murales sino ad ora realizzati sono di Mattia Campo Dall’Orto e del brindisino Andrea Sergio (foto), noto a livello internazionale come Mr. Wany. Il primo raffigura una enorme e particolare fetta d’anguria – quasi un simbolo per Brindisi – con libri al posto dei semi e un’adolescente seduta per terra che legge uno di questi «semi». Il secondo murales, realizzato da Sergio, è un ragazzino con un particolare copricapo con le corna di cervo (altro simbolo cittadino) che gioca con una macchina. E’ la prima volta che Andrea Sergio opera nella sua città su esplicita richiesta di un Ente o di una organizzazione locale, ma anni addietro aveva già presentato proposte o progetti per iniziative del genere ed aveva comunque già «firmato» alcuni murales prima di fare esperienze internazionali.
C’è da dire che altre volte si era tentato di portare la «street art» a Brindisi: lo stesso Sergio, prima di spiccare il «volo», aveva lanciato, qualche lustro fa, un’idea simile, come chi aveva pensato di trasformare la diga di punta Riso in un enorme tela. Finalmente, però, questo progetto di Arca Nord Salento, grazie ai finanziamenti regionali, è stato realizzato. L’effetto è sicuramente notevole e già queste due opere cambiano l’immagine del quartiere. E’ significativa la frase scritta sul murales di Campo Dall’Orto: «Il Paradiso non è quello che sembra!», suggerita da un giovane residente del quartiere. La voglia di riscatto degli abitanti del Paradiso è grande ed un ruolo fondamentale l’ha giocato, sino a quando non c’è stata la genialata di trasferirlo, il «vecchio» parroco del quartiere don Cosimo Zecca, attivissimo nella comunità. I problemi del Paradiso sono atavici, si può dire che siano nati col quartiere stesso, come tutti quelli delle periferie dormitorio. Certo se quella dei murales è un’iniziativa che si pone come obiettivo la riqualificazione del quartiere, intesa non solo dal punto di vista estetico ma sociale e culturale, siamo solo all’inizio, e che sia da considerarsi un buon inizio va detto, ma è, appunto, solo l’inizio.
Per evitare che quei murales non «appassiscano», bisogna proseguire sulla stessa strada: due murales non bastano, occorrono tante altre cose anche piccole ma indispensabili, per esempio la pulizia delle strade, l’installazione di cestini portarifiuti e di punti di raccolta dei rifiuti (dico questo perchè mi riferiscono tale carenza), la cura di quel poco verde che c’è e, ovviamente, proseguire con la realizzazione di opere di street art.
Scusaci Willy – Accanirsi per venti minuti colpendo con calci e pugni un ragazzo significa possedere una carica di criminale violenza fuori dal comune. Venti minuti di percosse è un tempo lunghissimo, una atroce sofferenza per chi le subisce. Gli indagati, con diverse responsabilità, sono cinque soggetti, due di questi sono fratelli. Questi ultimi sono finiti nel tritacarne del giustizialismo più becero, quello che chiede per essere appagato altra violenza, vittime (per modo di dire) dello stesso fenomeno che ha fatto di loro delle «bestie». Il Presidente del Consiglio si è detto scioccato per la tragedia che si è abbattuta sui familiari di Willy Monteiro Duarte, vittima di una violenza sorda e immotivata, dicendo anche che «la magistratura sta svolgendo le indagini e la giustizia farà sicuramente il suo corso. Confidiamo che si arrivi presto a condanne certe e severe». Più che confidare sarebbe bene vigilare acché la giustizia faccia velocemente il suo corso ed emetta condanne esemplari per i colpevoli. Ma quello che il Presidente Giuseppe Conte e la politica dovrebbero fare è porre con urgenza un argine contro il dilagare della violenza gratuita e della sopraffazione che ha chiare matrici culturali e spesso, inutile negarlo, politiche. Solo se si mettono in campo questi correttivi possiamo pensare di aver pagato il nostro debito con Willy e con le tante altre vittime della violenza non solo fisica ma anche verbale che in questi ultimi tempi paiono irrefrenabili. Lo dobbiamo a quel povero ragazzo. Se nessuno prende iniziative in tal senso quando avverrà, e avverrà, al prossimo atto di violenza non scandalizziamoci perché saremmo tutti corresponsabili.
Giorgio Sciarra (Rubrica ZONA FRANCA – Agenda Brindisi – 11 settembre 2020)