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«Zona Franca»: lo schema di bilancio e il futuro di Brindisi

L’attuale Amministrazione ha vinto le elezioni per due motivi: primo, il «timore» che molti vecchi personaggi, dopo esperienze amministrative non proprio esaltanti, tornassero a gestire la cosa pubblica; secondo, la forte speranza di un cambiamento radicale. Queste due motivazioni sono riconosciute da molti come i reali «sentimenti» che hanno dominato il ballottaggio. Chi amministra un bene pubblico non può prescindere da aspetti caratteriale e da una spiccata capacità di autocritica, in mancanza della quale non si comprenderanno gli errori commessi e le critiche mosse saranno mal accettate … se non scambiate per offese.
Dopo due anni di governo cittadino, è opinione diffusa che una buona parte dell’elettorato che ha sostenuto Riccardo Rossi sia deluso nelle aspettative. Non riconoscerlo sarebbe come mettersi delle fette di prosciutto davanti agli occhi. Non è affatto semplice cambiare la storia di una comunità dopo che per decenni si sono avvicendate Amministrazioni che hanno lasciato segni tangibili di inefficienza, tant’è che la situazione della città è quella che è. Si dice che le promesse siano fatte per non essere mantenute ma è anche vero, come diceva San Girolamo, che «è facile trasformare un amico in nemico se non si mantengono le promesse». A parte ciò, il momento è particolarmente delicato: una giunta priva di due assessori tra i pochissimi di un certo «peso» ma soprattutto le recenti dimissioni di uno dei due (l’assessore al bilancio Cristiano D’Errico) sono state particolarmente traumatiche. Se si aggiunge il braccio di ferro con l’irremovibile dirigente ai servizi finanziari – che ha dato parere negativo sullo schema di bilancio dell’Amministrazione – si può ben comprendere come l’arrivo del commissario ad acta fosse solo questione di tempo.
Ora tocca al commissario Sebastiano Giangrande elaborare il bilancio da sottoporre al Consiglio comunale. Escludendo che possa dichiarare il dissesto, perchè sarebbe una misura estremamente grave, non potrà fare a meno di trovare una quadra tra le due posizioni e la lettura di questo bilancio sarà molto indicativa per il prosieguo di questa Amministrazione.
Non so se tecnicamente fosse inevitabile dichiarare il pre dissesto, è evidente però che i guai sono cominciati lì, con la stesura del piano di riequilibrio che avrebbe dovuto dettare quella del bilancio. Col pre dissesto è venuta a determinarsi una situazione delicatissima che richiede particolare capacità che dovrebbe conciliare le esigenze politiche con quelle amministrative, ci vorrebbero idee molto chiare su come uscire da una situazione così critica. L’impressione è che si volesse mettere una pezza che, come spesso accade, si può rivelare peggio del buco che si vuole rattoppare. Non sono stati percepiti proponimenti che si ponessero il problema di come incidere strutturalmente sulla macchina amministrativa nel suo complesso (partecipate, efficientamento della struttura amministrativa ecc.) ma solo la ricerca spasmodica del rattoppo. La cosa poco comprensibile che, del resto, abbiamo già avuto occasione di confutare in questa rubrica, è la vendita di alcuni beni in particolare. Cioè quelli – come la farmacia comunale, i locali commerciali ed altri – che oltre ad offrire un servizio sociale e pubblico assicuravano bilanci positivi, garantendo nel tempo entrate certe. Rimane il fatto che sono delle libere scelte politiche, di certo opinabili e che non guardano molto lontano. Ma a chi è venuta questa idea verrebbe da chiedere, per far quadrare il prossimo bilancio cosa mai metterete in vendita? Non è difficile prevedere che se è questo il criterio col quale si vuole mettere a posto i conti del Comune, sarà un’impresa ardua, non è utile affrontare queste situazioni con la sindrome dell’«acqua alla gola». Operazione da chiarire è quella della messa in vendita della recente acquisizione del demanio Marina, gli immobili che una volta erano le unità abitative dei dipendenti dello stabilimento petrolchimico. Quegli immobili dovevano essere demoliti dall’Eni e l’area bonificata. Operazione bloccata per un impedimento posto dalla Soprintendenza. Potrebbe toccare al Comune, se non vende, fare quello che avrebbe dovuto fare l’Eni.
Personalmente sono convinto che questa Amministrazione supererà lo scoglio del bilancio che, stilato dal commissario Giangrande, otterrà tranquillamente il voto faorevole in Consiglio. Il problema non è questo ma se ci sarà quel minimo di autocritica necessaria per continuare e in quale modo. Per il bene della città speriamo che ci si adoperi per un netto cambio di marcia. Si metterà mano alla macchina amministrativa? Di quale livello qualitativo saràla nuova giunta? Si vorrà «rattoppare» o ricostruire? Nella risposta a queste tre domande c’è il futuro della città.

Giorgio Sciarra (Rubrica ZONA FRANCA – Agenda Brindisi – 27 novembre 2020)

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