Quel persistente lato «squallido» di Brindisi – Ciò che fece scandalizzare parecchi fu quel termine, «squallido», buttato lì con estrema noncuranza nella recensione che la rivista, notissima e amata soprattutto dai giovani, «Lonely Planet» utilizzava per Brindisi. Fu evidenziato su Facebook da un brindisino che aveva l’abitudine di consultare la rivista. Incurante di ciò, l’Amministrazione comunale approvò una spesa di 19.250 euro per una collaborazione con la stessa rivista. Con ogni probabilità non si trattò di noncuranza, perché queste cose non si decidono e organizzano in un paio di giorni, più facilmente si trattò di un po’ di superficialità: chi doveva non si accorse che la rivista alla quale si voleva chiedere «assistenza» avesse usato il termine «seamy» scrivendo di Brindisi. Comunque, a parte ogni considerazione su tale collaborazione, non credo possa essere accettabile leggere tuttora quel termine, così poco piacevole, accostato alla nostra città. Non si tratta di «comprare l’opinione su una guida o di un giornalista» (pensiero alquanto opinabile), chi meglio di noi è convinto che «l’autore ha la sua indipendenza editoriale». Nessuno mai dovrebbe invadere, o consigliare di farlo, l’altrui autonomia. Il problema è usare quel minimo di buon senso necessario per amministrare la cosa pubblica: si possono mai dare incarichi di collaborazione, col fine di promuovere il territorio, a chi non ha espresso una buona opinione del «prodotto» del quale dovrebbe curare l’immagine? Non credo sia ammissibile e su ciò non dovrebbero esserci dubbi. Se quanto esposto sia stato o meno un incidente di percorso è da vedere, ma rimane inaccettabile che – almeno sino al momento della stesura di quest’articolo – compaia nella versione web della rivista in questione, quel «seamy» che si traduce in «squallido» oppure in «sordido, malfamato, sgradevole». Si tratta sempre di un significato estremamente negativo, che riporta ad una situazione di degrado e non credo che ciò sia l’obiettivo di qualunque Amministrazione. Allora non sarebbe il caso, assessore Emma Taveri, dal momento che (giustamente) tanto si rallegra quando un qualsiasi media scrive o parla di Brindisi (cosa peraltro sempre avvenuta) di risolvere la questione? Lo si può fare in due modi: o viene modificato quell’aggettivo o sarebbe opportuno interrompere la collaborazione con la rivista «Lonely Planet». Non fosse altro che per quel minimo sindacale di coerenza che tutti dovremmo possedere.
La speranza delusa – Viviamo di illusioni non essendo, spesso, in grado di essere artefici di un cambiamento. Sarà ricordata come la più grande illusione del secolo. Cosa? Quella che ci pervase un po’ tutti e cioè che da questa pandemia saremmo usciti migliori del passato. Mai speranza fu più vana e fallace. Registriamo ogni giorno l’acrimonia e l’egoismo che accompagna la collettività in forme che prima non si erano mai viste e, ad alimentarle, ci pensano i media. Non siamo migliorati, ma peggiorati, e di parecchio.
E’ giusto che tutti i punti di vista abbiano la possibilità di essere espressi, ma il novanta, e passa, per cento delle trasmissioni televisive commette un errore gravissimo e imperdonabile: mettere a confronto chi ha competenze scientifiche con chi non ne possiede alcuna, a parte quella «acquisita» attraverso la frequentazione di siti sul web. Posto in questi termini, il confronto è disinformativo e alimenta confusione e sfiducia. Non si tratta di libertà perché il voler imporre la propria volontà, quella di una minoranza, si chiama sopraffazione. Si dovrebbero fare sì delle manifestazioni ma per spingere le autorità governative a liberalizzare i brevetti dei vaccini per consentire che le popolazioni povere del pianeta possano usufruirne. Che poi a riflettere bene non sarebbe neanche generosità ma egoismo.
Non voglio certo cadere nello stesso errore che contesto confutando una o l’altra convinzione, ma credendo nella scienza non rimane che una strada. La libertà, la mia, consiste semmai nel criticare aspramente la gestione dell’informazione poichè si è sentito di tutto e di più, situazioni nelle quali è prevalsa molto la voglia di apparire. Questo, in situazioni di emergenza come quella attuale, non può essere consentito. Chiudo citando un grande della musica, Giorgio Gaber, che in una sua canzone dice: «Vorrei essere libero, libero come un uomo. Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenza e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza».
Giorgio Sciarra (Rubrica ZONA FRANCA – Agenda Brindisi 3 dicembre 2021)