Autore: IN EVIDENZA Zona Franca

Zona Franca – Il porto di Brindisi e l’AdSP MAM: certe «storie» di fari

La settimana scorsa l’AdSPMAM annunciò, con rilevante riflesso mediatico, il restauro del faro costruito sul piccolo affioramento roccioso denominato «isola Traversa», facente parte delle Pedagne. A parte gli aspetti e i compiti meramente tecnici per la sicurezza della navigazione assolti da questo faro-fanale, l’annuncio metteva in risalto altre importanti valutazioni come quelle di «restituire alla città uno dei propri luoghi simbolo» e di contribuire «a rinsaldare quel legame di appartenenza che da sempre esiste tra la città e la comunità marinara brindisina».L’importanza dell’intervento è stata ulteriormente rimarcata dal presidente Ugo Patroni Griffi che ha sottolineato quanto «il fanale rosso, oltre alle sue funzioni di sicurezza della navigazione, rappresenta un landmark identitario per la città di Brindisi ed il primo biglietto da visita che chi arriva via mare incontra entrando nel porto. Oltre a restituire al faro la sua originale funzione, il monumento potrebbe essere inserito in un eventuale percorso turistico che come un ‘filo’ conduttore racconti la storia secolare della marineria del porto di Brindisi e dei suoi segnalamenti marittimi, come per esempio quello del Castello Alfonsino e quello semi-diroccato dell’isola di Sant’Andrea, situato alla radice della diga di Punta Riso. Restituire alla città uno dei propri luoghi simbolo contribuisce a rinsaldare quel legame di appartenenza che da sempre esiste tra la città e la comunità marinara brindisina». Alla luce di queste importanti e apprezzabili dichiarazioni, ho approfittato per lanciare un appello affinché chi sta già facendo questo sforzo lo estenda al restauro del fanale di punta Riso (inserito nell’«eventuale percorso turistico»).

Questa mia nota-appello è stata pubblicata sulla versione online di Agenda Brindisi, e per portarla alla conoscenza dell’Ente portuale ho postato il link sulla pagina ufficiale. L’Ente ha replicato con un’altro link che riportava ad una nota del giovane e volenteroso collega Andrea Pezzuto (L’Ora di Brindisi) ove si diceva che il fanale in questione ricade sotto la competenza del Comune e che, quest’ultimo, di opere da recuperare ne avrebbe a «bizzeffe, a partire dalle torri costiere di Torre Testa e Punta Penne, per finire alle case matte e alle batterie militari».
E’ bene far notare che l’Ente portuale avrebbe potuto rispondere direttamente senza ricorrere a prestazioni terze di «mutuo soccorso», non fosse altro che per una questione di autorevolezza.
E’ vero, il Comune fece richiesta di temporanea consegna del «compendio demaniale marittimo denominato ‘Isola di Sant’Andrea’ (che comprende il fanale di punta Riso ndr) allo scopo di effettuare la necessaria attività di messa in sicurezza e bonifica del medesimo» e che in una nota del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (25 settembre 2015) alla Capitaneria di Porto si faceva presente che «non appena cessato l’uso del bene d.m. in questione, questo dovrà essere formalmente riconsegnato all’amministrazione marittima».
Dal momento che si richiamano questioni di competenza, è bene chiarire che fari, fanali e segnalamenti marittimi in funzione, ricadono nelle competenze di Marifari che, pertanto, deve provvedere alla loro manutenzione ed efficienza, quindi anche quello delle Pedagne che, in questo caso, usufruisce delle risorse dell’Ente portuale. Risorse che nel 2013 vennero destinate al recupero dello storico Faro del Castello Alfonsino. In seguito, per intese tra il Comando Zona Fari ed il Provveditorato Interregionale delle OO.PP. di Campania-Molise-Puglia-Basilicata, questi proposero all’AdSPMAM di dirottare quei fondi al recupero del Fanale Rosso delle Pedagne – e l’Ente acconsentì confermando lo stanziamento e inserendolo nel Programma Triennale delle OO.PP. 2020-2022 – «poiché lo stesso Provveditorato aveva nel contempo reperito i fondi da destinare al Faro storico di Forte a Mare». Quindi, assodato che anche i lavori di ristrutturazione del fanale rosso sarebbero dovuti ricadere nelle competenze di enti diversi da AdSPMAM, la precisazione di quest’ultima poteva – e forse doveva – essere modulata in modo diverso. Se si fa un richiamo alle «competenze» occorre tener presente che tali attribuzioni non sono qualcosa di elastico che possono legittimare ciò che fa più comodo.

Nel momento in cui è stato «nobilitato» l’annuncio con richiami di valore storico-sociale e identitario, e meglio ancora quando si fa preciso riferimento alla «storia secolare della marineria del porto di Brindisi», sembra scontato dedurre che ognuno dovrebbe avere a cuore e impegnarsi, anche sinergicamente, nella tutela di ciò che fa parte della vita e storia comune, e sarebbe inelegante ricorrere allo «scarica barile».
Quando assistiamo al degrado e alla rovina di un pezzo del nostro patrimonio storico-culturale, ognuno (compreso chi scrive) dovrebbe avere il coraggio di farsi carico di quel pezzettino di vergogna che gli «compete» per aver lasciato, senza fare assolutamente nulla, che un bene di tutti andasse in rovina.
Giorgio Sciarra (Foto di copertina Massimo Guastella)

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