Il coraggio di dire NO – «Le persone con la schiena diritta sono quelle capaci di dire no. Anche quando non converrebbe. Anche quando tutti dicono sì. Anche quando, e soprattutto, chi vorrebbe una risposta affermativa è potente ed è capace di abusare dei propri poteri». E’ la premessa di chi ha postato un pensiero di Javier Cercas (scrittore e saggista spagnolo), «Il coraggio di dire no», che argomenta così: «in una società perfetta … In una Repubblica ideale ci sono soltanto tre personaggi imprescindibili: un maestro, un medico e un uomo che dice ‘No’. Il maestro è colui che insegna a vivere; il medico è colui che insegna a morire; l’uomo che dice ‘No’ è colui che preserva la dignità collettiva, è l’uomo che ha il coraggio di dire ‘No’»
Piace che si riconosca e apprezzi tale coraggio da tanti dileggiato, piace ancor di più che Javier Cercas abbia fatto breccia in chi, sino ad ora, criticava e addossava colpe apocalittiche proprio a chi osava dissentire e a chi, soprattutto, pare amare il «consenso» e essere poco incline ad accettare il dissenso. Del resto, anche se è un fatto positivo, non a tutti è concesso cambiare idea così radicalmente ma, come recitava Totò, in un suo celebre film «c’è chi può e chi non può: io può». Si sa, l’essere umano, in quanto tale, è pieno di contraddizioni.
Il polo crocieristico – La Yilport, uno dei maggiori operatori mondiali – lo stesso che ha stretto l’importante accordo con l’A.P. di Taranto per rilanciare il porto, risuscitando il traffico dei container – ha manifestato l’interesse di creare un polo crocieristico nel porto di Brindisi utilizzando, per altro, il capannone ex Montecatini, o parte di esso, come terminal. Ha ufficializzato tale intenzione solo un paio di giorni prima che si tenesse il convegno, organizzato dal Rotary Club Brindisi (15 settembre scorso), sulle prospettive di sviluppo del nostro porto. Sono stati relatori il presidente AdSPMAM, Ugo Patroni Griffi, e Teo Titi come presidente degli Operatori Portuali Salentini. Mancava, incomprensibilmente, un rappresentante dell’Amministrazione comunale che, a prescindere dall’essere padrone di casa, è l’ente istituzionale e politico responsabile dello sviluppo e della programmazione territoriale, che avrebbe diritto di parola anche sulla scelta degli investimenti, quindi sul tipo di sviluppo da perseguire. Non bisogna dimenticare mai la particolarità di Brindisi, che è quella di essere una città-porto, con l’esistenza di uno strettissimo legame, anche urbanistico, tra la città e il suo porto. Patroni Griffi non poteva non sapere di questa notizia, nonostante ciò nel suo lungo intervento – quasi una lectio magistralis – non ha fatto alcun cenno, anzi parlando dell’ex Capannone – come ha riportato il suo più diligente e attendibile agiografo – «aveva dichiarato che quel capannone si presta più al ruolo di polo commerciale e culturale che a quello di stazione marittima» e a supporto di tale convinzione ha sottolineato il fatto che sia fuori dalla cinta doganale, la recinzione di sicurezza. Di ciò farebbe bene a chiedersi il perché, visto che il progetto della recinzione prevedeva il contrario e che allo stato il manufatto risulta praticamente inaccessibile, ma questo è un altro discorso. Un punto di vista, per altro, ribadito dal presidente Patroni Griffi durante una delle sue tante interruzioni fatte nel corso dell’intervento dell’altro relatore, Teo Titi, come quando questi, tornando sul mancato adeguamento del canale Pigonati, è stato bloccato per sentirsi dire che su tale argomento c’è ormai «una narrazione radicata». E continuando, Patroni Griffi, ha chiesto: «Ma davvero vorreste snaturare la visione storica di Brundisium?». E mostrando una disponibilità (provocatoria) ha proseguito: «volete allargare Pigonati? E allora troviamo 20 milioni di euro e facciamo uno studio che dimostri che quei soldi rientrano con il maggiore traffico». Parole sante, ma almeno spieghi un paio di cose: cos’è e qual è per lui la «visione storica di Brundisium»? Si riferisce a quella precedente o successiva all’intervento di Caio Giulio Cesare? E poi, faccia conoscere (e vedere) almeno uno studio sui costi-benefici che ha preceduto una qualsiasi opera o lavoro fatto dall’Ente portuale, prima o dopo la sua presidenza.
La proposta della Yilport è stata accolta con grande favore da tutti, Sindaco in testa, al quale tocca vigilare acché non siano creati ulteriori ostacoli, oltre quelli rilevanti che il settore, causa la pandemia, sta incontrando. Ma l’idea è buona e dimostra le potenzialità del nostro porto nonostante i continui tentativi d’indebolirlo. Si cerchi di lavorare affinché tale occasione si realizzi e non susciti gli appetiti di altri porti. Detrattori e mestatori non mancheranno, per la verità hanno già fatto capolino.
Giorgio Sciarra (Rubrica ZONA FRANCA – Agenda Brindisi – 2 ottobre 2020)