Autore: IN EVIDENZA Zona Franca

«Zona Franca» – Il caso della colmata di Costa Morena est

Una colmata di «veleni» – Alcune rappresentazioni talvolta cozzano con la realtà. Capita, capita anche che nella narrazione qualcuno venga fatto passare, superficialmente e strumentalmente, in un certo modo mentre alla luce dei fatti poi risulta essere il contrario. Cosa c’è di più semplice che far passare chi si oppone ad alcuni «disegni» come i soliti bastiancontrario, come quelli che, a prescindere, si dichiarano contrari a tutto. Eppure non è così perchè chi esprime la propria opinione negativa, ad esempio, sul progetto di un’opera lo fa sulla base di studi e approfondimenti che spesso sono supportati da fatti. Questo aspetto, invece, fa comodo non coglierlo. Le contrarietà ad un’opera nascono quando viene concepita e capita spesso, per interessi esclusivi che collidono con quelli collettivi.
Elencare le brutture fatte, gli scempi commessi sarebbe, ora, davvero troppo lungo, il vero problema è che non si fa mai una analisi seria dei costi e dei benefici e soprattutto non vengono mai presi in considerazione quei costi che poi ricadono esclusivamente sulla collettività, come i danni ambientali e alla salute dei cittadini. Diciamo pure che molte, forse troppe, opere, sono progettate non adeguatamente. Ciò alimenta le proteste che, spesso strumentalmente, vengono addebitate ai «soliti» ambientalisti indicati come i «signori del NO». Ma a quest’ultimi talvolta occorre aggiungere chi non t’aspetti. Infatti nel caso della nota colmata di Costa Morena est – una delle ultime scempiaggini che si intendere realizzare a Brindisi – il «chi non t’aspetti» è rappresentato dalla Versalis SpA che, pur per motivi diversi, si aggiunge all’elenco dei «contestatori». Infatti, il 20 settembre scorso ha presentato ricorso al TAR del Lazio contro il Ministero della Transizione Ecologica, il Ministero della Cultura e l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale, per ottenere l’annullamento del decreto di compatibilità ambientale emanato dal Ministro della Transizione Ecologica, di concerto con il Ministro della Cultura, del 21 giugno 2021, relativo al progetto della colmata in questione. Cosa contesta Versalis rispetto al progetto? Innanzitutto che le sue ragioni, nei fatti, non siano state tenute in alcun conto e che il progetto della colmata procura nocumento alle sue esigenze e alle necessità produttive. Difatti, nel ricorso Versalis si legge che l’opera in questione elimina l’utilizzo di due ormeggi attualmente operativi, che sono parte integrante della concessione per la quale la società versa all’AdSPMAM «tra canone e imposta di registro circa 850.000,00 euro annui (più le spese per la manutenzione ordinaria e straordinaria)». Tra le ragioni che gli avvocati dell’azienda adducono nel ricorso al TAR: «la motivazione utilizzata dall’Amministrazione per evitare di affrontare la problematica relativa al punto di ormeggio n. 7 è elusiva e in alcun modo aderente alla realtà e basata su un’istruttoria inesistente»; e come se non bastasse, viene contestata anche la violazione degli «obblighi assunti nei confronti di Versalis S.p.A., derivanti dagli artt. 13 degli atti di concessione n. 183/2013 e 184/2013, con i quali si era impegnata e individuare una soluzione progettuale tale da ridurre al minimo indispensabile le interferenze sull’attività del concessionario». Motivazioni che se prese in considerazione dai giudici costituirebbero un aspetto abbastanza grave. Com’è possibile che nella fase preliminare del progetto non si sia tenuto conto di tali interferenze che – come scrive l’azienda – si ripercuoterebbero «anche sull’occupazione dello stabilimento e dell’indotto»?
Il ricorso prende in considerazione, come è ovvio che sia, esclusivamente gli interessi dell’azienda. Oltre a queste ragioni sarebbe bene non dimenticare le contestazioni avanzate dai «soliti» che hanno espresso una ferma contrarietà alla colmata sia nella prima veste progettuale che nella seconda che, con spavalda presunzione, si voleva far passare per una replica di Torre Guaceto. La colmata era e resta un’opera fortemente impattante dal punto di vista ambientale – anche nella versione «Torre Guaceto» – oltre ad essere una soluzione non in linea coi tempi, prevista in un PRP (del 1975) concettualmente preistorico. Se si deve utilizzare una vasta area di mare per accumulare il materiale dragato – in pratica una discarica a cielo aperto – è il caso di adottare altre modalità come per esempio bonificare la parte inquinata rendendola inerte per riutilizzarla o conferirla in discarica.
Riguardo alla presa di posizione della Versalis SpA, sarà interessante conoscere quella di Confindustria Brindisi. Sosterrà a spada tratta il proprio associato o assumerà una posizione pilatesca?
Questa ennesima «complicazione» giudiziaria, aggiunta al recentissimo parere negativo del Consiglio Superiore ai Lavori Pubblici sul sito individuato per il deposito Gnl della Edison, dovrebbe indurre a riflettere piuttosto che a mettere sul banco degli imputati la burocrazia sulle proposte progettuali elaborate dall’Ente portuale, almeno per quanto riguarda il porto di Brindisi. Forse sarebbe meglio dirsi addio!
Capannone ex Montecatini – Sarà il prossimo argomento della rubrica Zona Franca e verrà trattato da un punto di vista particolare e diverso da quelli rappresentato sinora.

Giorgio Sciarra (Rubrica ZONA FRANCA – Agenda Brindisi 15 ottobre 2021)

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