Da Enzo Albano, ex consigliere comunale di Brindisi, riceviamo e pubblichiamo la seguente riflessione sulla situazione politica e socio-economica di Brindisi.
Ho sempre avuto difficoltà a credere che i problemi di una Amministrazione comunale potessero essere risolti con un semplice rimpasto, con la sostituzione di uno o più assessori, confortato in questa convinzione dai risultati palesemente deludenti, conseguiti dalle Amministrazioni di questi ultimi venti anni, che spesso si sono esercitate in simili acrobazie. Oltretutto, in questa circostanza, mi risulta oltretutto ostico trovare traccia di quell’impegno assunto in campana elettorale di rinnovamento e di rinascita della politica. Nondimeno, spero che il tormentone di nomi e assessorati possa essere superato in breve tempo, per evitare di continuare a mettere la sordina alle tante urgenze di una città , che vive sulla propria pelle gli effetti disastrosi di una crisi di lunga data, che sta corrodendo la vita di tante persone, di tante famiglie, di tante aziende, di tanti giovani. Anche perché dei servizi scadenti, del livello di disoccupazione, dell’inquinamento, della crescente povertà, del degrado dei quartieri, della desertificazione del centro urbano, della crisi del commercio, dell’artigianato, dell’industria, del livello di disoccupazione e di emigrazione, che fotografa una città invecchiata, che perde sempre più giovani, costretti ad andare via per cercare di trovare altrove un lavoro, un progetto di vita, un futuro, che qui viene loro negato , nessun fatto concreto, silenzio assoluto, buio completo. Infatti, se si va ad esaminare nel merito l’azione amministrativa di questi due anni, verifichiamo un’attività amministrativa indolente, sorda, opaca, incline ad impantanarsi nel nulla, incapace di collocare l’amministrazione là dove c’erano e ci sono i reali problemi della gente e del territorio. Incapace di realizzare quel progetto di città , che risulta ancora confinato nelle carte programmatiche , nelle parole, mai tradotto in fatti concreti. Una città che ormai disillusa ci appare in ginocchio.
Io naturalmente non mi avventuro a sindacare sul diritto del sindaco di modificare a suo piacimento la compagine di governo di questo comune, essenzialmente perché rientra nella sua valutazione discrezionale, oltre che nella sua responsabilità politica. Ma mi chiedo però, come credo stiano facendo tanti altri cittadini in questi giorni, quali possono essere i reali motivi di quanto sta avvenendo , considerato che in tante circostanze, si è continuato a ripetere, che tutto andava a gonfie vele e che la critiche all’esecutivo erano infondate e strumentali. Comprendere anche se questi eventuali cambiamenti siano determinati da questioni, che attengono alla ridistribuzione degli incarichi in base a quella che con accorta prudenza viene chiamata visibilità ( che non è altro che la spartizione degli stessi in sintonia con il manuale Cencelli) o alla insufficienza complessiva dell’azione di governo per come si è concretizzata fin’ora o, semplicemente alla inadeguatezza degli assessori che si vogliono sostituire. Ma anche, se questo eventuale valzer di incarichi prelude ad una rivisitazione del programma di governo, delle priorità di intervento o al cambiamento delle sue linee di sviluppo.
Io credo che sia necessario fare chiarezza, confrontarsi con i cittadini e con la città, ascoltarli finalmente, perché quanto sta avvenendo non può essere considerato come normale routine, ma deve essere valutato in tutte le sue implicazioni politiche, che non credo possano essere superate facendo riferimento esclusivamente ai numeri in consiglio comunale, che oltretutto diventano sempre più risicati, ma devono essere suffragate dalla esistenza di un effettivo collante, di una comune prospettiva di un progetto per la città, che siano concreti e non fumosi come sono stati fin’ora, in grado di rilanciare un’azione amministrativa all’altezza dei bisogni della gente. In linea con gli impegni assunti in campagna elettorale. Occorre una risposta convincente, altrimenti questo cambiamento verrà recepito dalla città per quello che appare. Una operazione camaleontica di scarso spessore, un diversivo, il solito collaudato valzer di poltrone, portatore di interessi esclusivamente soggettivi, per riesumare e far posto a qualcuno dei soliti, che si trova in crisi di astinenza di incarichi. Una situazione che ripropone in maniera prepotente e porta al centro del dibattito di questa città, il tema della inadeguatezza storica della politica e delle amministrazioni brindisine che si sono avvicendate in questi anni, che non hanno saputo o voluto leggere e risolvere i veri problemi di questa città, che spesso hanno anteposto gli interessi di parte e del proprio gruppo di riferimento, a quelli della popolazione.
Questa città, non chiede miracoli o fatti straordinari, ha solo urgente bisogno di una sana normalità, di un sindaco e di una giunta autorevoli, che sappiano realmente cosa e come fare per portare la città fuori dalle secche di un declino, che sta diventando inarrestabile. Bisogna far presto perché a causa della pandemia le prospettive non sono incoraggianti. Non credo che si possa ragionevolmente pensare di poter continuare a campare, facendo finta di niente, proseguendo senza una effettiva prospettiva, ignorando le inefficienze e le necessità di questa città, dalle quali si deve necessariamente partire. Altrimenti, come si è fatto finora, si ritorna alle solite chiacchiere. Io non so dove finisce l’amore più volte proclamato per questa città e dove inizia l’ostinazione ad andare avanti a tutti i costi. Anche se poi quei costi li pagano i cittadini. Sono convinto che un qualsiasi sindaco nella situazione attuale si chiederebbe, che faccio? Dove vado ? Con chi e perché? Ha senso prolungare l’agonia? Ha senso avventurarsi in operazioni di piccolo cabotaggio riproponendo pratiche del passato? Non c’è più tempo per i soliti giochetti. Sono sempre più numerosi i cittadini che si ribellano, disillusi per le promesse non mantenute. Stanchi di assistere ai soliti inconcludenti giochini. Occorre chiarezza di scelte e di impegno. Se c’è omogeneità politica e amministrativa è necessario che emerga subito. Se non c’è, se ne prenda atto e si traggano le conseguenze politiche, senza tentennamenti e dilazioni. Sarebbe il primo effettivo atto d’amore per la città da parte del sindaco e della sua giunta comunale.
Vincenzo Albano