C’era una volta la buona educazione, quella che veniva impartita in casa e a scuola. Genitori e maestri ci insegnavano a dire grazie, prego, scusa, buon appetito. Oggi, tutti questi termini sono diventati superflui e bollati come sdolcinatezze piccolo borghesi. Il buongiorno è un optional, il «per favore» un’espressione riservata alla pubblicità (per favore mi passi l’olio?).
Il linguaggio, sempre più orientato alla sintesi siglaiola e alla sguaiatezza da slang pop infarcito di anglicismi, sembra non avere più spazio per i tradizionali vocaboli del gentil vivere civile. D’altro canto, col turpiloquio continuo che da anni ci viene dal cinema, dai salotti-bettola televisivi, dalle osannate serie tv dei Simpson e di South Park, cosa potevamo aspettarci? Commesse ruminanti gomme che danno del tu a tutti, ragazzi che, in autobus, non si alzano a cedere il posto a donne e anziani, post cafonal volgari e offensivi, e altro ancora. I cosiddetti costumi non sono più facili, ma addirittura inesistenti, almeno a giudicare dal nuovo spregiudicato look da qualche anno in voga nel mondo delle sfilate di moda o delle «cene eleganti», dove avvenenti fanciulle sono ricoperte solo da vaporosi e trasparenti veli da odalische. Tutti aspetti, questi sopra descritti, di un trionfo della Grande Volgarità, ossia di quella decadenza di gusto, di decenza e di civiltà che affligge i nostri tempi di troppa disinvolta anarchia. La maleducazione prolifica e si espande in ogni sua peculiare, subdola forma. Tutti noi, specie se provocati, possiamo incorrere in episodici atti di insofferenza che ci portano al «vaffa» liberatorio, ma poi riacquistiamo il controllo dei nervi. C’è gente invece che, anche senza rendersene conto, ha sposato la maleducazione sistemica e permanente come filosofia di vita, come modello comportamentale. Ci sono vari filoni di cafonaggine: quella giovanile, quella da stadio, quella del prossimo che ti soffia il posteggio, salta le file, ha il volume dell’autoradio al massimo, non riprende i figli che urlano, non risponde al tuo cenno di saluto,ecc. Eppure un sorriso e un grazie cambierebbero una giornata … Poi c’è una sottile forma di cafoneria, quella che non ti aspetti, quella che proviene da persone che ritieni educate. Vi è mai capitato di lasciare un messaggio alla segreteria telefonica di un idraulico, o di un altro conoscente, senza poi ricevere risposta? Stesso discorso per gli sms e per le mail. Questo ostinato, indisponente silenzio è davvero intollerabile. Ma il massimo del disappunto me lo procura l’atteggiamento di coloro i quali, pur ricevendo, tramite post o articoli, i complimenti per una loro azione o un loro scritto, si guardano bene dal rispondere per ringraziare, magari trincerandosi dietro lo scudo di una presunta riservatezza o timidezza. Io penso che questi individui siano semplicemente maleducati, magari a loro insaputa … L’educazione non è solo il rispetto delle regole, ma anche quello delle persone.
Bastiancontrario – Rubrica CONTROVENTO
Un po’ di educazione, please …
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