Autore: IN EVIDENZA Rubriche Zona Franca

Trent’anni fa quell’incredibile esodo e la generosità dei brindisini

Fra pochi giorni ricorderemo un avvenimento avvenuto trent’anni fa che ha segnato, cambiandolo, il destino di migliaia di persone, quello di una nazione, l’Albania, e di una città, la nostra. Brindisi improvvisamente si trovò a fronteggiare una «invasione» incredibile, come incredibile fu la risposta dei brindisini e delle istituzioni cittadine che, nonostante fossero state abbandonate dal governo centrale per lunghi giorni, fronteggiarono la situazione con estrema generosità. I brindisini in quei giorni dettero una grandissima dimostrazione di accoglienza, oltre ogni immaginazione. Forse oggi quella risposta di grande altruismo non si avrebbe, certamente non in quella misura grazie all’incessante opera dei tanti «avvelenatori di pozzi». Questo aspetto, questa involuzione sociale riguardo la disponibilità verso il prossimo, dovrebbe indurre tutti ad una maggiore riflessione.
Pochi giorni fa è andato in onda su Rai 5 il racconto giornalistico di come «nell’estate del 1991, ventimila albanesi in fuga da Durazzo verso la libertà approdarono nel porto di Bari, cambiando per sempre la storia delle due città. Da allora, mentre Bari ha trasformato la sua immagine da città di passaggio a perla architettonica, Durazzo è ancora alla ricerca di un ruolo nell’Albania che verrà». Spesso accade che alcuni racconti giornalistici, non tutti per fortuna, distorcano la realtà o quanto meno ne omettano una parte importante. L’immagine che solitamente viene accostata al ricordo di questo evento è quello della nave mercantile Vlora carica all’inverosimile, come tutte le navi e battelli in rotta verso la costa pugliese, mentre attracca alla banchina del porto barese. L’8 agosto 1991 la nave Vlora venne dirottata verso Bari perchè Brindisi era allo stremo, già da alcuni mesi, dal 7 marzo, era presa d’assalto da migliaia di albanesi in fuga. Ricordo che dal balcone di casa vedevo con stupore l’arrivo di queste carrette del mare straripanti di dolore e di speranza e, lungo i binari della stazione marittima migliaia di uomini, donne e bambini venivano messi al riparo sotto interminabili teloni di plastica che parevano «ondeggiare» quasi simulassero una paradossale scenografia felliniana. Il settimanale «L’Espresso» ricorda l’evento in modo onestamente più obiettivo di tanti altri, riportando anche una breve intervista al sindaco di allora, Pino Marchionna. Il giornalista Roberto Di Caro, definendo l’accoglienza brindisina come «una strana, felice, imprevedibile eccezione», ricorda invece come gli albanesi a Bari furono «chiusi nello stadio in condizioni abnormi».
Quell’indimenticabile esodo è stato più volte raccontato da giornalisti di mezzo mondo, ma preferisco ricordare due articoli di un nostro concittadino che su «Il Fatto Quotidiano» ha raccontato quei giorni e i ricordi di alcuni dei protagonisti in fuga. Uno di questi articoli fece ottenere ad Andrea Tundo un premio giornalistico e vale la pena riportare il commento che uno di quei ragazzi (Leonard Janko) scrisse dopo averlo letto: «Caro Andrea, io ero uno di quei venticinquemila e dormii in una di quelle scuole. Siamo stati accolti, nutriti e vestiti. La scena che più rimase in mente e che mi fa emozionare è quando per strada una coppia di anziani ci fermò per regalarci a me e mio fratellino un vassoio di focacce. Non dimenticherò mai l’accoglienza della città di Brindisi Viva l’Italia». La generosità avuta in Italia (bisogna dirlo, in particolare a Brindisi) indusse il primo ministro albanese Edi Rama a ricambiarla inviando 30 medici negli ospedali italiani per aiutare il nostro sistema sanitario in crisi nella lotta al coronavirus. Il primo ministro albanese salutò i medici in partenza per l’Italia con queste parole «non siamo privi di memoria: non possiamo non dimostrare all’Italia che l’Albania e gli albanesi non abbandonano mai un proprio amico in difficoltà. Oggi siamo tutti italiani, e l’Italia deve vincere e vincerà questa guerra anche per noi, per l’Europa e il mondo intero». Andrea Tundo terminò un suo articolo ricordando che il Presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, ricevette una lettera scritta dal sindaco «Domenico Mennitti nella quale si chiedeva di riconoscere a Brindisi la medaglia d’oro al valor civile». Giorgio Napolitano non rispose mai. Sarà il caso di ricordare all’attuale Presidente, Sergio Mattarella, che quella lettera e soprattutto il comportamento che ebbe Brindisi meritano una risposta?

Giorgio Sciarra (Rubrica ZONA FRANCA – Agenda Brindisi – 26 febbraio 2021)

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