Il pregevole colpo di testa di Ronaldo nella recente sfida Roma-Juventus, anche se inferiore a quello ormai mitico contro la Samp, ha scatenato il consueto coro entusiasta, allineato e coperto. Sia gli aedi della televisione che i virtuosi della penna, non hanno resistito alla tentazione di nuotare nel classico brodo di giuggiole a base di «elevazione monstre», «stacco imperioso» (variante: «prodigioso», «superbo»), «sospensione pazzesca», («sovrumana» o «infinita»). E’ mancata solo la comparazione con San Giuseppe da Copertino, ma confido nella prossima inzuccata in cui CR7 tornerà a librarsi in volo in quella che, tecnicamente, potrebbe chiamarsi anche «erezione aerea», Codacons permettendo … L’enfasi, la superfetazione, l’iperbole, la metafora ardita, sono le frecce repertoriali dei giornalisti sportivi, veri epigoni del cavalier Marino (Giambattista, non Bartoletti, a sua volta poeta della meraviglia calcistica). Però i tifosi hanno fame di retorica e di ampollosità e non aspettano che questa manna barocca per chetare la loro cupidigia di parole alate. Ah se fosse ancora vivo il Gabriele da Pescara! Lo farebbero subito opinionista principe di Sky.
Torniamo al «portoghese volante». Bravo, bravissimo, ma non unico. Gli over 60 ricorderanno la finale in bianco e nero di Mexico 1970: Brasile-Italia 4-1. Un gol, di testa, lo segnò Pelè, un «nano» alto appena 1,73. «O Rei» sovrastò il povero Burgnich almeno di quaranta centimetri! Altri formidabili colpitori di testa furono Riva (rombo di tuono), Prati (la peste) Boninsegna (Bonimba), Vieri, Tony. Tutti bravi anche nel tuffo «a volo d’angelo», specialità in cui, viceversa, non eccelle il nostro eroe, pur essendo … Cristiano. Le definizioni tra parentesi sono tutte creazioni del sommo Gianni Brera, geniale cantore di sport e forgiatore supremo di neologismi che hanno fatto epoca (come vedete, anche il sottoscritto cade nella trappola dell’ars retorica …). Gioann fu Carlo è passato alla storia anche come teorico dello 0 a 0 quale partita perfetta. In verità l’idea l’ha mutuata da Eugenio Montale, che anni prima aveva auspicato un calcio senza reti: «Sogno che un giorno nessuno farà più un gol nel mondo». Sono giunto così in pieno territorio letterario, quello delle penne d’oro che hanno cantato il gioco del football. In questa categoria rientrano non solo poeti e letterati, ma anche campioni assoluti di giornalismo sportivo, i cosiddetti «Maestri». Fra questi annovero il mio illustre compaesano Mario Gismondi, Sergio Tosatti, Beppe Viola, Gianni Mura (l’erede di Brera) e un tal Gianni Ranieri che scriveva divinamente di calcio su quel fior di giornale che era «Paese Sera» negli Anni ‘70. Ranieri è stato l’antesignano della prosa calcistica brillante che poi ha prodotto firme del calibro di Maurizio Crosetti, Emanuele Gamba ecc. Tutti costoro inneggiarono alle gesta di Rivera, Riva, Platini, Maradona, Baggio, Kakà, Del Piero e Totti, ma con più stile e talento, e sempre con un occhio al sociale e al costume. Di arte pedatoria hanno parlato e scritto anche illustri intellettuali, da Pasolini («Il capocannoniere è sempre il miglior poeta dell’anno») ad Arpino, da Bene a Sereni, Eco, Sanguineti, Magrelli ( autore del testo «Addio al calcio» silloge di prose poetiche belle quanto poco note). Poi ci sono stati anche gli odiatori del calcio: Moravia, Concogni, Balestrini, Giuliani, Camilleri: De gustibus non disputandum …
Gabriele D’Amelj Melodia (Rubric CULTURA – Agenda Brindisi – 2 ottobre 2020)
Foto di Ronaldo tratta dalla rete (Fonte calciomercato.com)