Autore: IN EVIDENZA Politica

Sanità pugliese tra problemi e prospettive, l’analisi di Sardelli

Qualità della vita, innovazione, ricerca, lotta agli sprechi e controllo democratico: sono i temi affrontati nell’intervista che il dottor Luciano Sardelli, medico e candidato al Consiglio regionale della Puglia per Forza Italia, ha rilasciato ad Agenda Brindisi.

Dottor Luciano Sardelli, come valuta l’offerta sanitaria nella provincia di Brindisi?
Il nostro territorio attraversa una condizione di gravissima difficoltà, abbiamo la più bassa percentuale di posti letto per abitante di Puglia, con carenza di personale sanitario e ritardo tecnologico.
Il Governo regionale afferma che la sanità in Puglia è efficiente …
La qualità dell’offerta ospedaliera si valuta obiettivamente con due parametri: i tempi di attesa per soddisfare una richiesta di salute, cioè le liste di attesa; e la migrazione sanitaria verso ospedali localizzati fuori provincia o addirittura fuori regione, cioè la mobilità passiva. I dati sono drammatici. Per un banale intervento di cataratta bisogna aspettare anni, per alcuni esami strumentali e visite specialistiche di fatto i cittadini si rivolgono direttamente al privato. Il sistema è al collasso.
Ma talune forze della maggioranza promettono l’apertura di alcuni ospedali, come quello di Mesagne.
Il centrosinistra governa da quindici anni la Puglia , il fallimento nella sanità è totale, non si possono ingannare gli elettori in campagna elettorale; non mi sorprenderebbe se fra qualche settimana assistessimo a manifestazioni di protesta delle forze di centrosinistra contro il disastro che loro stessi hanno combinato. Sono senza vergogna! Dovrebbero chiedere scusa ai cittadini.
Il presidente Emiliano parla di grandi successi della sanità pugliese.
Esistono delle eccellenze professionali, mediche ed infermieristiche, alcuni reparti ospedalieri all’avanguardia, ma la risposta complessiva alla domanda di salute è inadeguata, talvolta addirittura assente. Il sistema va ricostruito dalle fondamenta.
Lei è un medico con un curriculum politico straordinario. Quali sono le sue proposte?
Innanzitutto al centro del servizio sanitario va posto il paziente, la persona con i suoi bisogni e le sue fragilità di salute. Troppi burocrati in sanità affermano che il loro compito è tenere le carte a posto! Bisognerebbe ricordargli che prima delle loro amate carte ci sono le vite, le persone con i loro bisogni e la loro sofferenza. Quindi a dirigere le aziende sanitarie devono esserci i medici, persone che hanno scelto una professione di servizio per i sofferenti e gli ammalti. Inoltre bisogna dire basta ai direttori generali con mandato assoluto e insindacabile: periodicamente le direzioni generali vanno valutate dai cittadini, dalle amministrazioni locali, dagli ordini professionali della sanità, dalle associazioni onlus ecc.

Lei vuol toccare un punto che nessuno osa toccare, il rapporto fra una certa politica e il governo della salute. Come pensa di riuscirci?
Di malasanità si muore, di liste d’attesa per un ricovero, una diagnosi od un intervento chirurgico si muore, gli sprechi e le inefficienze sanitarie costano vite umane. I cittadini e i medici sono le vittime di questo sistema, le aggressioni fisiche ai professionisti sanitari sono frequentissime, le condizioni di lavoro in sanità sono difficili: è interesse di tutti costruire un patto per la salute fra pazienti e medici ed operatori sanitari.
Molti parlano di sanità, ma come dovrebbe procedere il sistema? Qual è la sua opinione come candidato al Consiglio regionale?
Purtroppo molti si improvvisano senza competenza alcuna e fanno due richieste: riaprire gli ospedali chiusi da Vendola ed Emiliano e stabilizzare il personale. Questi due aspetti servono alla propaganda elettorale ma non risolvono il problema. Torno a dire che bisogna eliminare le liste di attesa e ridurre significativamente i viaggi della speranza per bisogni sanitari. Ridurre le due F, le file e le fughe per la salute. Per far questo il sistema sanitario regionale deve fare un salto di qualità. Bisogna intervenire su formazione del personale, innovazione nel servizio sanitario, controllo democratico dal basso.
Si spieghi!
Semplicissimo. Il sistema è stressato da alcune patologie della società del benessere: obesità, sindrome metabolica, diabete, steatosi epatica non alcolica, malattie che sono esplose per scorrette abitudini alimentari e che hanno un costo sociale e sanitario enorme. Rispetto a queste emergenze il servizio sanitario regionale è passivo. Abbiamo il triste primato di essere la prima regione d’Europa per obesità infantile: secondo alcuni studi oltre il trenta per cento dei bambini pugliesi è obeso. Un bambino obeso ha una possibilità su due di diventare un adulto obeso, l’obesità è una patologia che pregiudica la qualità e la durata della vita e comporta costi socio-economici elevatissimi! Il servizio sanitario regionale è passivo, complice e colpevole di questa emergenza. Lo stesso discorso vale per la sindrome metabolica, il diabete, il fegato grasso etc. Fra dieci anni, il problema non sarà l’apertura di un ospedale di paese, ma l’esistenza di un servizio sanitario regionale. E comunque queste patologie assorbono troppe risorse a discapito di altre emergenze: penso alla prevenzione e alla terapia del cancro e delle malattie degenerative, alle demenze, alla grande emergenza delle malattie neurologiche e invalidanti.

Come intervenire?
L’intervento è a molti livelli. Vanno fatte campagne di educazione alimentare sanitaria ambientale e di stili di vita. La scuola, la medicina del territorio, i medici di famiglia, l’informazione, devono fare massa critica per modificare gli stili di vita verso un modello orientato alla salute e non al consumismo sfrenato. Vanno formati i medici e gli operatori sanitari ad obiettivi di prevenzione primaria e secondaria. Intervenire prima della malattia costa poco e rende molto. Poi va incentivata l’innovazione: la telemedicina, l’uso dell’intelligenza artificiale e l’attenzione ai dati, possono ridurre i costi ed elevare le prestazioni mediche. Ma anche in questo campi il ritardo è drammatico.
Eppure il Governo regionale afferma di investire nel settore!
Troppi sprechi, qualche settimana fa è stata finanziata una gara di otto anni fa per il trattamento dei dati. Pensate, in questo settore in un anno cambia tantissimo, la regione finanzia in ritardo progetti vecchissimi ed obsoleti.
Quindi che fare?
Innanzitutto va nominato un assessore alla sanità, che manca da cinque anni, e il disastro è totale! Poi vanno valorizzate le professioni sanitarie, i medici ed i paramedici che sono in trincea, va profondamente innovato il sistema, va stabilito un controllo dal basso da parte dei cittadini.
In che modo?
Pensi a tutto il mondo del volontariato, alle associazioni no profit, a quello che hanno fatto i volontari del 118 nell’emergenza del covid. Queste realta vanno potenziate e incentivate, collegate stabilmente ai bisogni del cittadino, alla medicina ed alla pediatria di famiglia che sono i cardini dell’assistenza territoriale.
Cosa pensa del confronto politico in corso e della scadenza elettorale?
Troppi slogan, propaganda, selfie, rabbia sociale e una preoccuoante mancanza di idee e progetti.
Quindi …
Non abbiamo bisogno di selfie, ma di fatti concreti e perciò chiedo alla gente di aiutarmi, con suggerimenti e proposte, a costruire il futuro della sanità pugliese.

L’attività del dr. Sardelli può essere seguita su www.lucianosardelli.it e sulla pagina FB Luciano Mario Sardelli
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