Tanti sono gli affetti della sfera famigliare, ma uno in particolare ha davvero un fascino unico. E’ quello individuato da un antico proverbio cinese che recita: «Due sono i piaceri della vita: uno è essere nonno, l’altro è essere nipote». La parola «nonno-nonna» ha dentro qualcosa di straordinariamente dolce, non a caso nella lallazione dei bimbi spesso compare subito dopo le sillabe mma-.ma, quindi prima di ppa-.pà. Noi italiani dobbiamo essere fieri dei lessemi «nonno-nonna», di gran lunga i più eufonici e i più consoni ad esprimere quel magico sentimento d’amore e complicità che ci lega per la vita a queste indispensabili figure di angeli custodi domestici. In giro per il mondo, sfortunati bambini sono costretti a chiamare i loro adorati nonni con vocaboli un po’ strambi e, a volte, persino ridicoli.
Ecco una veloce carrellata: grand père o grand papa/ gran mère, aieule, mamie (Francia), grandfather o grandad/ granmother, granny (Inghilterra e USA), abuelo (Spagna), avò (Portoghese), Grossvater è l’imbarazzante nome tedesco (alla nonna va meglio,Oma), ded (Russia), yè-ye /Cina). Anche agli antichi romani il termine «nonno» era sconosciuto. In latino, infatti, si dice «avus». Un’altra curiosità: nei codici italiani la parola «nonno» non compare mai, sostituita da fredde espressioni tecniche quali «ascendenti», «parenti di secondo grado in linea retta». La «giornata dei nonni» fu istituita dal Parlamento italiano con legge n. 159 del 31 luglio 2005 e venne fissata al 2 ottobre di ogni anno, in concomitanza con la celebrazione della festività degli Angeli Custodi. Ricordo che, nella tradizione cattolica, tale festa coincideva invece con quella di S. Anna e S. Gioacchino (26 luglio), i nonni materni di Gesù. Sabato scorso 2 ottobre, come ogni anno, sui social c’è stata una gran batteria di post pirotecnici a base di canoniche frasi d’auguri e di convenzionali immaginette-cliché con rappresentazioni di coppie di nonnini da Presepe. Un vero rito che impone di raffigurare i cari nonni come apparivano nei cartoni animati televisivi degli anni ‘70 e ‘80. Gli uomini sempre piccoli, calvi, con i baffi bianchi, gli occhialetti e il bastone, le donnine immancabilmente canute, occhialute, munite di ferri da maglia e con il plaid sulle ginocchia.
Un conformismo che sa di naftalina e di «Villa Arzilla», che denuncia una forma di grave miopia socio-antropologica. Aggiornatevi, non ci sono più i nonnetti di una volta! Oggi i nonni, almeno per il 50% dei casi, sono under 60 abbronzati e palestrati che con i nipoti non fanno più «Oppla oppla cavallo morello» ma ci giocano a tennis o a padel. Capito l’antifona?
Bastiancontrario (Rubrica CONTROVENTO – Agenda Brindisi 8 ottobre 2021)
Quel ruolo parentale tanto bello
(Visited 122 times, 1 visits today)