Autore: Attualità IN EVIDENZA

Progetto deposito costiero Edison, una riflessione di Francesco D’Aprile

Dalle indiscutibili (sic!) considerazioni e dai pareri di carattere politico, dalle incontrovertibili (sic!) soluzioni dettate per la risoluzione di problemi quotidianamente riportate dagli organi di stampa, oltre ovviamente a tutto ciò che ad ogni ora del giorno viene pubblicato sui social da autorevoli rappresentanti istituzionali, parrebbe che Brindisi abbia dato i natali a fenomeni, a tuttologi capaci di disquisire in maniera inconfutabile su tematiche afferenti l’intero scibile umano. Ma una domanda sorge spontanea: come mai, nonostante tali eccelse presenze, che della politica hanno fatto la loro professione da decenni, la città di Brindisi è ridotta allo stato in cui si trova? Come mai, nonostante tali eccelse presenze, la città di Brindisi è relegata da tempo immemorabile nelle ultime posizioni nelle varie classifiche nazionali della “qualità della vita” che fotografano il livello del benessere dei territori in base a precisi indicatori, come per esempio “affari e lavoro”, “ricchezza e consumi”, “cultura e tempo libero”, “ambiente e servizi”? Ovviamente non si possono avere certezze, ma qualche dubbio sulle reali capacità ed illibatezze di chi ha determinato e tuttora determina la gestione della cosa pubblica in città appare legittimo.

Francesco D’Aprile, autore di questo intervento

La tematica che imperversa in queste ore circa il progetto Edison del deposito costiero ed alla previsione dell’installazione di una torcia alta 45 metri, non è altro che l’ennesima prova che Brindisi, con decisioni adottate altrove e condivise verosimilmente da stakeholder locali, è considerata la sede ideale per l’insediamento di impianti ad alto rischio rilevante e, quindi, rifiutati da altri. Il misero ricatto occupazionale che si antepone al progetto, non può giustificare la presenza a poche centinaia di metri in linea d’aria dal centro cittadino di un deposito di gas naturale liquefatto che, pur con tutti i sistemi di sicurezza garantiti, rappresenta un vero, enorme pericolo per l’intera comunità brindisina, ancorché una evidente iattura per la polifunzionalità del nostro porto ridotto, invece, quasi esclusivamente a scalo industriale. Pertanto, a mio avviso, il problema non è rappresentato dalla sola torcia, ma dell’insediamento del deposito nella sua intierezza. Brindisi è stanca di questa disgustosa politica del doppiogiochismo. Chi ha contribuito in qualunque maniera acché l’impianto venisse autorizzato si faccia da parte, perché questa volta non ci saranno sconti per nessuno. Brindisi, per uscire dalle sacche paludose in cui è attualmente è impantanato, ha urgente bisogno di un nuovo modello di sviluppo, maggiormente legato alle risorse del territorio, alle sue storiche vocazioni, a ciò che più profondamente gli appartiene; un modello di evoluzione economico/industriale e sociale ripensato, guidato e promosso secondo programmi che coniughino, (finalmente!), occupazione, rispetto dell’ambiente e, quindi della salute, finalizzati, quindi, al benessere collettivo. Tale è la visione futuristica che si auspica possa essere ideata e realizzata in questo martoriato territorio, in questa città divenuta da decenni terra di conquista da parte di lobbies che non hanno fatto altro che coltivare il loro orticello, perché solo di orticello si è trattato.

Si deve guardare al superamento degli ostacoli che hanno determinato per la città di Brindisi la mancata coltura di nuove opportunità a causa di una scarsa capacità progettuale, oltre che di una ancora più bassa capacità di mandare ad effetto i progetti e mantenere in vita le nuove realizzazioni, ma soprattutto al superamento di una evidente fragilità del tessuto sociale, culturale ed economico e, non per ultimo, al superamento di una frequente ed esiziale mancanza di sicurezza. Altroché pillole indorate, tipo recupero di piscine e quant’altro! E qui vale la pena richiamare l’insegnamento sociologico di Max Weber sulla “Padronanza della Politica” che espone la differenza fra quelli che vivono per la politica e quelli che vivono di politica. Solo i primi perseguono il bene comune; gli altri guardano ai giochi di ogni giorno, alla parte più vantaggiosa delle decisioni. Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all’azione.

Francesco D’Aprile

P.S. – Sarò presente alla manifestazione di protesta indetta per il 24 agosto prossimo.

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