Autore: Attualità IN EVIDENZA

Portualità e social: storie di incarichi, prebende e competenze

E’ noto che Umberto Eco non avesse grande stima dei frequentatori dei social. Ma non immaginava che si sarebbero affermati, direi «imposti», con tale prepotenza e invasività. Non so se avesse ragione o no, ma in realtà, come al solito, il vero problema non sta tanto nel semplice uso ma nell’abuso, cui molti cedono per vari motivi: per una presunta socializzazione (in che modo poi?), per chi confonde il «successo» col numero dei like e per chi, come politici e «uomini di potere», li usano per propaganda elettorale o per far conoscere il proprio pensiero o per inviare messaggi subliminali e, perché no, veri e propri «pizzini» affinché chi deve capire capisca. Ovviamente chi riveste cariche istituzionali o pubbliche dovrebbe avere una certa cautela poiché il suo ruolo non è una giacchetta che può essere tolta o messa a proprio piacimento, è un «indumento» che sino a quando ce l’hai comporta obblighi istituzionali e sociali. Una volta abbandonato il ruolo, quel personaggio potrà dire e scrivere ciò che gli pare.

Il presidente dell’AdSP MAM Ugo Patroni Griffi

Il presidente Ugo Patroni Griffi confonde il proprio prestigioso ruolo, carico di grandi responsabilità, con la menzionata «giacchetta» e sembrerebbe non rendersi conto che la linea di demarcazione è talmente sottile che spesso, per distrazione o altro, viene calpestata. Non possono essere considerati fatti privati, pur usando il proprio profilo Facebook, argomenti o cose inerenti alla propria attività pubblica. Il presidente dell’AdSPMAM Ugo Patroni ha «concesso» un grosso apprezzamento all’autore di un articolo sulla portualità brindisina: «Abele Carruezzo – scrive il presidente – è la persona più competente in materia portuale che abbia incontrato a Brindisi, che coniuga competenza, integrità, onestà intellettuale e un evidente amore per la sua città e il suo porto. Da foresto mi sorprendo che un talento simile non sia appieno coinvolto nella pianificazione della Brindisi nuova. Io sicuramente me ne avvarrò nella redazione del nuovo (e primo PRP) di Brindisi (appena il trito rito della burocrazia approverà il DPSS)». Ma ciò a Patroni Griffi non basta, va oltre i complimenti, gli attestati di stima e l’impegno circa un prossimo coinvolgimento nel PRP e specifica in un «post scriptum» quanto segue: «PS Abele Carruezzo è anche uno dei pochissimi (a differenza di molti sedicenti esperti di porti) che in questi anni non mi abbia chiesto un incarico o una prebenda (per poi, non ricevendolo, sfogare il proprio rancore contro l’Adsp). Una ragione in più di stima, un motivo determinante per coinvolgerlo nella pianificazione». Credo che questo ultimo «PS», in particolare, dovrebbe far riflettere e mi auguro che il presidente Patroni Griffi voglia di fare nome e cognome dei «molti sedicenti esperti di porti» che in questi anni gli hanno chiesto «un incarico o una prebenda» e, non avendolo ricevuto, hanno sfogato «il proprio rancore contro l’Adsp».

La sede brindisina dell’AdSP MAM

Immagino che molti, tra operatori portuali, giornalisti, politici o rappresentanti di altre categorie, non gradiscano essere confusi con i tanti postulanti che hanno afflitto e affliggono l’Ente portuale elemosinando «un incarico o una prebenda». Ma sia per gli insegnamenti della vita che per il calcolo delle probabilità, se ci sono i «delusi» ci saranno anche coloro che, al contrario, potranno ritenersi «appagati, paghi, soddisfatti» ed è un diritto della città conoscere chi sono costoro e in cosa consisterebbe il loro appagamento. Un incarico? Un posto di lavoro? Un appaltuccio? Perché lasciare che questi dubbi «lavorino» come tarli e non fugarli immediatamente? Dovrebbe essere il dovere (etico, civile, sociale ecc.) di chi riveste un importante incarico pubblico (lautamente retribuito) e gestisce risorse e potere. Un dovere che dovrebbe avvertire senza essere sollecitato da chicchessia. E’ auspicabile che la cosa avvenga non sul profilo privato di Facebook (dove ha postato certe inopportune considerazioni e dichiarazioni) ma attraverso i canali ufficiali e, nel caso specifico, con comunicati stampa o eventualmente sulla pagina Facebook dell’Ente.

Una panoramica del porto di Brindisi (Foto Amedeo Gioia)

Tornando all’intervento di Abele Carruezzo, mi pare che, in alcuni punti, non abbia scritto cose tanto diverse da quelle dei «contestatori» dell’Ente portuale, poiché chiedere di «mettere al bando ingegneri che vorrebbero solo e sempre costruire banchine, sempre ammodernare strutture e infrastrutture per impegnare denari e parole in varianti o in adeguamenti tecnico/funzionali» non pare essere in linea con quello che l’AdSM fa da molti anni a questa parte. E’ possibile che la politica si sia infilata in un vortice che porta verso il baratro? E’ possibile non avere un sussulto, un rigurgito di dignità, di amore per la propria collettività? Dirò una banalità, ma è evidente che questo comportamento non regge, non ha prospettive, può soddisfare al momento ma non ha futuro, anzi ce lo ruba. Bisognerebbe avere il coraggio di ammettere che la riforma portuale, pensata male e realizzata peggio, ha fallito e non bisogna incaponirsi nella difesa di errori conclamati. Occorre pensare subito ad uno scorporo nella speranza che la separazione non disperda e vanifichi la naturale e ricca «dote» infrastrutturale. Bisognerebbe pensare ad un nuovo percorso che restituisca linfa e vitalità ad una risorsa fondamentale sul piano socio-economico. E visto che abbiamo citato l’intervento di Carruezzo, ecco un altro passaggio meritevole di citazione: «Brindisi dispone di un porto che per collocazione geografica è nelle migliori condizioni per intercettare i nuovi traffici portuali del Mediterraneo, ed in primis il traffico di rotabili che origina da est o dai paesi del Medio Oriente e del Nord Africa. Unitamente alla buona infrastrutturazione del porto di Brindisi (viaria, aeroportuale, ferroviaria) sono possibili e sostenibili tutte le modalità del trasporto combinato ed intermodale». Se il porto non funziona, la colpa non può essere e non deve essere dei soliti brindisini che, secondo qualcuno, «contestano sempre e dicono no a tutto, ammalati di campanilismo. E’ una sciocchezza madornale, un alibi per distogliere dalle vere responsabilità. E se invece esistesse un preciso disegno per annientare il porto di Brindisi?

Giorgio Sciarra (nella foto di copertina il professor Abele Carruezzo)

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