In questo periodo di emergenza sanitaria il settore turistico, nella sua complessità (crociere, villaggi, ristorazione ecc.), come altri, è in grande sofferenza. Ciò non vuol dire che i protagonisti di questo settore, in particolare i grandi gruppi, stiano con le mani in mano, ma progettano e si riorganizzano per essere pronti alla fine dell’emergenza. E’ notizia recentissima che il presidente Sergio Prete ha reso noto che il Comitato di Gestione dell’AdSP del Mar Ionio ha espresso parere positivo alla concessione demaniale (durata ventennale) a due società controllate dalla Global Ports Holding, il più grande operatore indipendente di terminal crociere al mondo.
Quindi, c’è qualcuno che, anche di questi tempi, crede nel settore crocieristico e sulle sue ricadute economiche. Giusto il contrario del presidente dell’AdSPMAM che è di diverso avviso. In occasione della spedizione di sette forni per idrocarburi, costruiti dalla Scandiuzzi SpA e imbarcati dal nostro porto per raggiungere una raffineria in Iraq, egli ha tenuto a precisare che il «project cargo» – termine che si usa per indicare il trasporto speciale di grandi attrezzature – è una risorsa importante per il porto di Brindisi e lo considera come «l’unico che genera occupazione» al contrario «il traffico crocieristico – evidenzia il presidente dell’Authority – non porta ricchezza».
Che la logistica sia un aspetto importante per un porto polifunzionale come quello di Brindisi non è una novità e su questo c’è chi, come l’ingegnere Calogero Casilli, inascoltato, si è sgolato per anni. Ed è anche questo un motivo per cui nel vecchio DPP, probabilmente recependo tale opportunità/necessità, venne indicata la destinazione dell’area della ex centrale Brindisi nord (A2A): unicamente ai fini retroportuali.
Ma a ben vedere, l’asserzione del responsabile dell’AdSP dovrebbe far riflettere anche per altro: come mai viene ritenuto, improvvisamente, che il traffico crocieristico non genera ricchezza? A Bari lo sanno? Perchè altrimenti dovremmo avvisarli: hanno puntato per anni, per altro con successo, su un traffico a perdere e stanno per spendere (o forse sperperare) 9 milioni di euro per costruire una stazione marittima destinata ad accogliere un traffico che non produce ricchezza, che oculatezza! O, forse, le considerazioni del presidente sono dovute alla preoccupazione che, dopo Taranto, anche Brindisi potrebbe divenire stabilmente un terminal cocieristico – come da richiesta della società Yilport – e, quindi, «rovinare il mercato» al porto di Bari? E ciò si aggiunge al comportamento ancora da chiarire proprio sulla vicenda Yilport, dal momento che non è stato ancora esibito il carteggio tra l’Ente e la società turca nonostante la richiesta di un consigliere comunale. Per la verità a «chiarire» ci ha provato, dalle pagine del Quotidiano del 7 novembre scorso, Alfredo Lonoce, il rappresentante del Comune nel Comitato di Gestione dell’AdSPMAM. Aveva letto, su una rassegna stampa, della polemica nata e «della richiesta di chiarimento da parte di un consigliere comunale». Un chiarimento che non chiarisce anzi pare confermare i dubbi sollevati. Ci vuole tanto ad esibire la corrispondenza? Innanzitutto meraviglia che Lonoce non venga informato da chi dovrebbe rappresentare, cioè dal sindaco Riccardo Rossi o dal suo vice, con delega anche al porto, Elena Tiziana Brigante, ma debba apprendere della vicenda, quasi per caso, dalla rassegna stampa, ma Lonoce sapeva di questa vicenda sin dall’inizio, gli era capitato di leggere qualche altra rassegna stampa? Forse il Sindaco dovrebbe tracciare un resoconto valutando l’efficacia di questa presenza in Comitato.
Ma c’è un’altra vicenda da chiarire. Il Piano Regionale dei Trasporti del 2015-2019, tuttora, tuttora in vigore, recita che «per quanto riguarda il porto di Brindisi, il Piano Attuativo interviene riaffermando la natura strategica del fascio di binari di collegamento con la rete ferroviaria sulla banchina di Costa Morena ed il potenziamento della viabilità di raccordo con la duplice funzione di servizio alle attività Ro-Pax e di supporto allo sviluppo delle attività logistiche e, in prospettiva, del Distripark». Viene da chiedersi se il presidente di un ente, che dovrebbe costruire le proprie fortune sui trasporti e sulla logistica, possa ignorare tale piano regionale. Se la risposta è affermativa, perchè mai il suo ente indicò quella stessa banchina per farvi costruire un deposito di gas? Cos’è distrazione, ignoranza (del piano, beninteso) o cosa? E negare che tutto ciò sia avvenuto può instaurare quel necessario clima di collaborazione e fiducia? Qual è o dovrebbe essere il ruolo della politica?
Una nota personale. Non mi sono mai adoperato nè preoccupato di piacere, anzi ho sempre ritenuto che ci sono momenti in cui si ha il dovere di non piacere a qualcuno. Ed è proprio in un momento come questo che si sente il dovere (scomodo) di allertare quella parte della politica che troppo arrendevolmente, da anni, lascia il passo a chi condiziona le scelte senza che la città tragga alcun beneficio, tutt’altro.
Giorgio Sciarra (Rubrica ZONA FRANCA – Agenda Brindisi – 13 novembre 2020)
La foto è di Donato Caiulo