Autore: IN EVIDENZA Rubriche Zona Franca

Porto e industria a Brindisi: decarbonizzazione e zona franca

Enel, la decarbonizzazione – Con Civitavecchia si condividono alcune analogie, sia per l’importanza del suo porto (argomento che è meglio non approfondire, almeno ora), sia per la simile esperienza fatta con l’«esuberanza» dell’Enel e del suo modo di intendere l’essere «ospite». In entrambi i comuni vi sono due megacentrali termoelettriche alimentate a carbone, di 1980 MW quella del comune laziale, di 2640 MW quella brindisina. Per la verità Civitavecchia, rispetto a noi, è sempre stata un po’ più avanti nella difesa del suo territorio contro l’uso del combustibile fossile per antonomasia: il carbone.
Bisogna riconoscere che non è per niente facile far prevalere gli interessi della collettività quando ci sono in ballo quelli del colosso energetico, ma qualche minimo risultato, anche se risibile rispetto agli indiscutibili diritti violati, è stato ottenuto. E l’antica Centumcellae ci ha preceduto. Infatti, prima di noi ha ottenuto la copertura del carbonile, prima di noi ha indotto l’Enel a pagare i tributi comunali in misura congrua, inserendoli adirittura in una convenzione.
Oggi che l’Enel ha deciso, per le politiche europee, di abbandonare il carbone ci precede ancora nel porre un netto e diffuso rifiuto alla servitù dei combustibili fossili, quindi anche al metano. Mentre a Brindisi tali rivendicazioni procedono con sforzo per un fronte ancora poco consapevole e pertanto poco diffuso, nella città laziale, al contrario, questa protesta non è sostenuta solo da un «ecologismo nonsipuotista», come ama asserire un noto «facciotuttista» (cit. Domenico Saponaro). Difatti, una nota nella quale si sostiene che «è necessario procedere velocemente a scelte strategiche di riconversione verso fonti rinnovabili, grazie alle quali le comunità locali avrebbero solo benefici» viene sottoscritta da Cgil, Uil, Cna, Confcommercio, Commercianti uniti Civitavecchia, varie associazioni di cittadinanza attiva, dal Gruppo consiliare M5S, dal segretario del Pd, e da vari consiglieri (anche regionali) e persino la Diocesi, citando la Laudato Sì. In tutto ciò riveste un ruolo importante il sindaco Ernesto Tedesco (eletto nelle amministrative del 2019 con una lista civica in una coalizione di centrodestra). Quindi, questo vasto schieramento contrasta chi vuol «riproporre la ‘corrente di pensiero’ secondo cui si è obbligati ad utilizzare il gas nelle locali centrali per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale, in attesa della transizione energetica con fonti rinnovabili». Anche noi arriveremo a tali conclusioni, almeno è auspicabile.
Ma la transizione ecologica, a prescindere da come andrà a finire – se all’italiana, cioè puntando ancora su combustibili fossili, o secondo il vero spirito della «Next Generation Eu» – non deve distrarre l’attenzione da un problema altrettanto importante: la bonifica, quella vera. Non è possibile fare alcun serio discorso sottacendo, come sta avvenendo, questo grave problema. Il risanamento e il ripristino dello stato dei luoghi di tutto ciò che è stato contaminato da decenni di uso del carbone è un atto doveroso, dovuto e moralmente ineludibile. Le forze politiche e quelle sindacali che dichiarano di fare gli interessi della collettività ma eludono un argomento del genere, si assumono una grandissima responsabilità sociale. Dipenderà solo da noi non ritrovarci con un’altra, ma ben più grande, «Micorosa».

Enel, la zona franca – Uno degli aspetti più interessanti della transizione energetica è, a Brindisi, la diversificazione degli interessi di Enel che nel caso specifico si manifestano nella creazione, sui propri terreni di circa 20 ettari, di una zona franca, la cui perimetrazione è stata approvata recentemente dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Non c’è dubbio che una zona franca che funzioni possa costituire un nuovo impulso per il traffico portuale, e sinora l’Enel ha dimostrato di saper fare i propri interessi. Sarebbe molto più interessante se a questa zona franca si aggiungesse anche la vecchia proprietà dell’Enel cioè l’area attualmente di proprietà A2A (foto). Per questo sarebbe auspicabile evitare la «sciocchezza» di non destinarla agli usi portuali, destinazione d’uso, per altro, previsto nel vecchio DPP. Logica e buon senso imporrebbero una tale soluzione soprattutto alla luce di questi nuovi indirizzi. Sarebbe inverosimile giustificare tale cambiamento sostenendo che quell’area è di proprietà di A2A, la quale non è interessata alle attività portuali. Costituirebbe, questa, una motivazione incongruente, poichè la programmazione del territorio non spetta ai proprietari dei terreni, bensì alle istituzioni preposte che non dovrebbero cedere ad alcuna pressione, altrimenti è sempre la solita storia. Un altro handicap per questa costituita zona franca è rappresentato dal deposito di gas voluto da Edison che limiterebbe di molto i vantaggi della banchina di costa Morena, oltretutto attrezzata. Ma si potrebbe «rinsavire» come è accaduto a Napoli dove, il nuovo presidente dell’Ente portuale campano, Andrea Annunziata, ha bloccato un progetto iconico del suo predecessore: il deposito di GNL di Edison e Q8.

Giorgio Sciarra (Rubrica ZONA FRANCA – Agenda Brindisi 26 marzo 2021)

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