Il Sud per Pasolini, e in particolare la Puglia, fu sempre l’altra faccia della mutazione antropologica italiana. Non luogo di arretratezze sociali, ma viva testimonianza di una resistenza a quel «genocidio culturale» prodotto dalla modernizzazione selvaggia che abbatteva lingua, costumi e tradizioni, patrimonio da custodire e tramandare con amore.
Come è noto, Pasolini visitò per la prima volta il Sud nell’estate del 1951. Visitò Taranto, Massafra, Bari, città che gli piacque molto, non mancò di recarsi ad Alberobello, dove rimase entusiasta per quei «nitidi trulli», e poi a Ostuni, Lecce, Otranto e Leuca. E’ ovvio che passò anche da Brindisi, ma della sua prima visita nella nostra città non è rimasta traccia, sia perché l’autore non ne ha parlato nel suo reportage, sia perché l’assurda «sparizione» della Biblioteca Provinciale non consente di fare ricerche appropriate nell’emeroteca.
Pasolini tornerà in Puglia nel 1959, questa volta più comodamente in Fiat 1100, come inviato del mensile «Successo», realizzando così la sua «felicità adriatica». Torna a visitare tutte le città che aveva già ammirato otto anni prima, e in più scopre Gioia del Colle, Ginosa, Santeramo. Rivisitando la nostra cittadina, spende qualche parola a sua favore: «Brindisi, la più caotica, furente, rigurgitante delle città di mare». Per forza, era la Brindisi dei tanti negozietti greci, dei marittimi e dei viaggiatori che riempivano i corsi cittadini in attesa dei traghetti per la Grecia …
Ma chi accolse il giovane giornalista scrittore, chi gli fece da guida? Non certo il sindaco, che in quel periodo era sostituito da un commissario prefettizio, né tanto meno lo stesso commissario, il dottor Pasquale Prestipino, immerso nella grana «TeatroVerdi». L’intellighenzia locale dell’epoca era formata da professori di vaglia, quali Annese, Carcaterra, Nacci, Napoli, Priore, Russo, e da professionisti che si riunivano presso la libreria di Desiderio Libardo o presso alcuni studi professionali, come quello dell’avvocato Giovanni Caputo, padre del professor Antonio Maria Caputo il quale, assai gentilmente, mi ha fornito queste notizie storiche.
Tutti intellettuali che, schierati su posizioni moderate, per lo più cattoliche o di sinistra, credo avrebbero avuto comunque imbarazzo ad accogliere un personaggio discusso e messo al bando non solo dal PCI ma anche dai cattolici.
Si potrebbe quindi ipotizzare che Pier Paolo trovò udienza presso alcuni intellettuali di maggiore indipendenza e coraggio, Mi riferisco a Beppe Patrono e ad Ennio Masiello. Ignoro se a quei tempi Gianmarco Gallinari fosse già a Brindisi, in tal caso non ho dubbi che sarebbe stato anch’egli della partita. Una cosa però è certa, che con l’avvocato Masiello, gran cultore del dialetto locale, Pasolini strinse una vera amicizia e i due si incontrarono più volte fino ai primi anni Settanta.
Di questa visita pasoliniana a Brindisi si sa poco. Per questo invito a farsi avanti tutti coloro che possono fornire una qualsiasi forma di contributo, affinché questi deboli indizi nebbiosi assumano i contorni di una vicenda storica.
Gabriele D’Amelj Melodia (Agenda Brindisi – 16 settembre 2022)