Arriva finalmente a Brindisi, sabato 4 maggio nel Nuovo Teatro «Verdi» (ore 21), uno degli eventi musicali più importanti in circolazione nei teatri italiani: «Magical Mystery Story. Now and Then», un concerto-spettacolo che vede sul palco i Beatbox, tra le maggiori tribute band dei Beatles, e Carlo Massarini, che con il suo fascino narrativo sottolinea i momenti più significativi dell’epopea dei Fab Four.
Nell’intervista che segue, è proprio il giornalista-scrittore musicale e volto noto della TV a illustrarci le caratteristiche di uno spettacolo che si preannuncia unico.
A distanza di qualche mese da un fortunato tour pugliese di presentazione del tuo ultimo libro «Vivo dal vivo. 2010-2023» (ed. Rizzoli-Lizard), torni a Brindisi con un evento al quale, viste le premesse, non bisogna mancare. Cosa deve aspettarsi il pubblico che il 4 maggio riempirà il «Verdi»?
La «Magical Mystery Story» è la storia dei Beatles che si sviluppa lungo l’arco temporale del loro percorso, che in quegli anni ‘60 è stato brevissimo: sette anni e mezzo. Però come sappiamo sono ritornati in classifica al numero uno a distanza di sessant’anni l’anno scorso con «Now and Then» (che è il sottotitolo del concerto, infatti). Qualcosa, ancora una volta, di assolutamente unico. Davvero una storia magica.
Con un curriculum di tutto rispetto per ciascun componente, il quartetto italiano ricalca la formazione dei quattro di Liverpool: Stefano Piancastelli (John Lennon), Marco Breglia (Paul McCartney, e per non farsi mancare nulla anch’egli mancino), Michele Caputo (George Harrison) e Federico Franchi (Ringo Starr). La strumentazione è identica a quella usata dai Beatles e gli abiti confezionati su misura dalla stessa sartoria dei baronetti.
Ma entriamo più nel dettaglio: qual è la particolarità che (al netto delle indiscutibili qualità dei Beatbox) contraddistingue lo show dalle esibizioni di altre tribute band? Come è articolato lo show?
Raccontiamo i Beatles attraverso una narrazione mia e attraverso la musica dei Beatbox, che sono una tribute band, quindi esattamente uguale all’originale: come accennavi, costumi strumenti suoni voci armonie e arrangiamenti esattamente come l’originale. Solo che loro dal 1966 in poi non hanno più potuto esibirsi proprio per le difficoltà tecnologiche di riprodurre quei suoni dal vivo, mentre invece oggi si possono eseguire e risuonare tutti quei suoni, quindi è uno spettacolo completo. È davvero il concerto impossibile che i Beatles non hanno mai potuto realizzare.
Come si inserisce il tuo racconto nella scaletta del concerto?
Le mie narrazioni non sono biografiche, sono soprattutto fatte di episodi, di considerazioni mie sull’importanza che i Beatles hanno avuto nello sviluppo della musica in quegli anni: hanno letteralmente aperto tutte le porte ai musicisti che sarebbero arrivati dopo, ma anche da un punto di vista culturale hanno avuto un’importanza fondamentale perché dai Beatles nasce quella eccitazione, quello spirito, quella energia che ha letteralmente trasformato gli anni ‘60 rendendoli il decennio delle nuove generazioni – e in un secondo momento anche della controcultura. Al di là della bravura e fedeltà maniacale dei Beatbox all’originale, è proprio la mia narrazione che rende diverso lo spettacolo, un format teatrale che è unico nel panorama internazionale.
Dal punto di vista del coinvolgimento generazionale, e sulla scorta della partecipazione di pubblico al «Magical Mystery Story», ritieni che George, John, Paul e Ringo con la loro straordinaria storia e soprattutto per la loro musica suscitino interesse anche nelle nuove generazioni?
Il pubblico è transgenerazionale: ovviamente composto di persone di quell’epoca, ma poi anche delle generazioni successive che li hanno conosciuti dai dischi, ma ci sono spesso tanti ragazzi e bambini e io sottolineo sempre questa cosa: portateli a sentire una musica che in qualche maniera è un antidoto a quella un po’ più banale che gira in questi anni. Con un doppio livello: musicalmente godibile – sia l’orecchiabile beat degli inizi sia quella più sofisticata del periodo di «Sgt. Pepper’s» – e storicamente e culturalmente fondamentale. È da lì, da quel big bang di sessant’anni fa, che nasce tutto quello che è venuto dopo.
Quanto, e in che maniera, l’esperienza talmente innovativa e dirompente dei Beatles ha influito sulla tua formazione di critico musicale?
I primi 45 giri che ho comprato sono stati proprio i loro, e nonostante poi nel giro di poco abbia ampliato i miei gusti – erano anni di scoperte irripetibili – sono sempre rimasti il riferimento di cosa fosse l’innovazione in musica. Gli originator.
«Magical Mystery Story. Now and Then» non è, dunque, un ovvio né banale tributo ai Beatles, ma uno spettacolo che ripropone il fascino intramontabile dei Fab Four facendolo rivivere e riassaporare immersivamente. I Beatbox lo fanno in maniera più che egregia, calandosi nei quattro mitici personaggi e abbracciando il pubblico in un’atmosfera coinvolgente creata con l’inesauribile energia e le indimenticabili e iconiche canzoni dei Beatles, interpretate fedelmente rispetto agli originali. E i racconti di Massarini, magistralmente incastonati nella scaletta, arricchiscono e completano uno show che ha tutti gli ingredienti per essere considerato imperdibile.
Domenico Saponaro
The Beatbox & Carlo Massarini, «Magical Mystery Story. Now and Then», Nuovo Teatro «Verdi», Brindisi, 4 maggio 2024 ore 21 – Organizzazione ViaVai Eventi – Biglietti disponibili online alla pagina rebrand.ly/MagicalMysteryStory e al botteghino del Verdi, dal lunedì al venerdì, ore 11.00-13.00 e 16.30-18.30 – Info telefono 339.4788200 e info@viavai.uno