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Zona Franca: l’ex Collegio navale Tommaseo e il «diboscamento»

L’ex Collegio Tommaseo – Chissà quante generazioni di calciatori e aspiranti tali hanno inseguito un pallone sul campo di calcio dell’ex Collegio Navale «Niccolò Tommaseo». E chissà a quanti brindisini riaffiora alla memoria il proprio passato calcistico guardando quel campo di terra battuta, saranno davvero parecchi.
Il complesso del collegio Tommaseo è una delle più suggestive costruzioni del nostro patrimonio edilizio, sia per il luogo ove insiste, con l’affaccio sul seno di Ponente e sul castello Svevo, sia per quello che ha rappresentato nella storia della città. Venne costruito come luogo dedicato all’insegnamento e all’educazione marinara della gioventù italiana, tra i frequentatori del collegio vi fu un ragazzo che divenne un famosissimo cantautore degli anni 50-60, Sergio Endrigo. Una delle ipotesi che ha sempre affascinato gli appassionati di storia locale è che alla destra del complesso vi fosse un anfiteatro di epoca romana. Per la verità qualcosa del genere si intravede in vecchie foto aeree ma non è mai stata fatta alcuna ricerca approfondita per verificare o meno la fondatezza di tale ipotesi.
Dunque un passato e un ruolo illustre e importante nella storia cittadina, ciò non ha impedito che venisse trascurato e abbandonato in maniera vergognosa. Per la verità non siamo mai stati bravi a preservare e valorizzare il nostro patrimonio ma una cosa però bisogna riconoscerla: il collegio Tommaseo è sempre stato oggetto dei più svariati progetti di utilizzo, da improbabile unità ricettiva alberghiera a possibile e prestigiosa sede universitaria, oggetto negli anni di vari accordi tra Regione Puglia, Comune e Provincia. Ha dovuto, invece, fare i conti con l’incapacità di concretizzare un qualsiasi progetto ipotizzato, fatto che ha causato un indecoroso abbandono che pesa sulla coscienza di più di qualche amministratore.
Il «diboscamento» – La natura, si sa, prende sempre il sopravvento, riconquista continuamente gli spazi abbandonati e, per tale motivo, quelli del collegio erano stati occupati da una sorta di giungla e alcuni punti, come la scalinata di accesso da via Amerigo Vespucci, erano stati completamente occultati dalla vegetazione spontanea. Quando non si interviene con una costante manutenzione ordinaria, dettata da quel minimo di attenzione dovuta verso il proprio patrimonio, poi diviene obbligatoria quella straordinaria, molto più costosa e impegnativa.
L’Amministrazione ha recentemente provveduto a «diboscare» tutta l’area dell’ex collegio e qualcuno vedendo dopo tanto tempo la scalinata d’accesso si è persino commosso.


La «trasformazione» – Alla fine di questi lavori si sono persino riviste le zolle del vecchio e glorioso campo di calcio, probabilmente d’ora in poi ex «campo di calcio». Perchè l’Assessorato ai Lavori Pubblici pensa di farne un parcheggio. Su questa idea, diciamo «originale», è il caso di sottolineare un paio di cosette, di merito e di metodo. Nel merito la nuova destinazione che si vuole dare, quella del parcheggio, non pare molto pratica non essendo proprio vicino alla fermata della motobarca per raggiungere il centro (in questo caso non si capisce quale utenza si possa soddisfare), e lontano dall’aeroporto il che renderebbe obbligatorio organizzare un efficiente e costoso servizio navetta, fatto che non renderebbe nè appetibile e nè comodo il suo uso.
Nel metodo è bene sapere che quell’area, col vigente PRG, è classificata F1 ed è pertanto destinata alla «formazione di attrezzature di uso collettivo a livello regionale e ultracomunale (istruzione, assistenza, sport, cultura, commercio, turismo ecc.). Le specifiche destinazioni delle aree saranno precisate in sede di programmazione pluriennale di attuazione». L’originaria destinazione di quell’area (quindi del campo di calcio) fa parte degli standard urbanistici di dotazione. In pratica se si cambia l’«uso» dell’area si cambiano i parametri del PRG. In tal caso si renderebbe necessaria una variante, soggetta a vari passaggi come quello delle osservazioni dei cittadini? Cambiare senza i doverosi e necessari passaggi istituzionali impedirebbe ai cittadini di esprimere un loro giudizio.
Inizialmente si era pensato che nell’opera di «diboscamento» del campo di calcio fossero stati lasciati, qua e là, dei cespugli come ricordo della flora preesistente invece no, sono stati piantati degli alberi (sembrano degli ulivi) forse per mettere la parola fine alla «carriera» sportiva dell’area, con la speranza, nel caso siano ulivi, che abbiano scelto il tipo resistente alla xylella.

Giorgio Sciarra (Agenda Brindisi – 29 gennaio 2021)

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