«Cantami o Eupalla l’iradiddio del peloso Insigne …». Così, dal cielo degli Ispirati, canterebbe oggi con la sua voce ruvida Giòann Brera fu Carlo (foto). Siamo in finale! Peana a go go! L’occasione fa l’homo scribens ladro di iperboli e lodi auree. Si sogna, si vola, alla ricerca delle immagini più ardite, delle parole più alte, in una spirale retorica che fonda le sue tradizioni a partire dalla fluente vena dell’Immaginifico Gabriello, l’inventore dello «scudetto». Il commento sportivo, e più segnatamente quello relativo al calcio, non solo rappresenta un’importante tipologia di scrittura giornalistica, ma, qualche volta, assurge a vero e proprio genere letterario.
I pericoli di questa peculiare forma narrativa sono noti: «enfatite acuta», barocchismi arditi, figure retoriche spinte, retorica spalmata in dosi generose. Nel commento orale queste forzature patologiche vengono accentuate dall’uso esagerato dei toni e delle inflessioni vocali. E’ il caso dello straripante Fabio Caressa, l’anti Carosio per eccellenza, enfatico seriale che accompagna le imprese pedatorie con prolungati, infiammanti urli belluini. Nella pagina scritta, i buoni prosatori sanno distendere in forme eleganti sentimenti tradotti in concetti ricchi di contenuti e di pathos. Così scriveva di calcio il dimenticato Giovanni Arpino e, qualche volta, anche Pasolini. Oggi, ai nostri tempi, gradevoli esercizi di stile sono compiuti da Beppe Severgnini e da Alessandro Baricco. Quanto al giornalismo specializzato, la memoria storica dell’era moderna parte dal citato Brera, monumento nazionale che sopravvisse alla sua morte (1992) incarnandosi nel suo discepolo Gianni Mura, il quale gli somigliava nel fisico, nel carattere e nello stile. Brera fu un polemista e un bastiancontrario formidabile che si divertiva a rovesciare ogni luogo comune. Ad esempio, tutti incensavano l’Olanda per il suo gioco totale, lui invece difendeva il catenaccio italico. Superbo inventore di neologismi passati alla storia (abatini, pomachia, gionglare, ergogenia, mandrogno, sbirulento), fu definito ironicamente da Eco «Il Gadda dei poveri». Dietro i giganti Brera e Mura, ecco il gruppo, in cui si distinguono per talento puro Gabriele Romagnoli, Maurizio Crosetti, Emilio Marrese, Enrico Currò, Paolo Condò. Ora i Fratelli d’Italia hanno battuto l’ex invincibile armada, nunc est bibendum, tra inni, cori e laudi sperticate. Poi arriverà la domenica della verità: coraggio, stringiamoci a coorte, gli dei potrebbero ancora strizzarci l’occhio …
Gabriele d’Amelj Melodia (Rubrica CULTURA – Agenda Brindisi 9 luglio 2021)
L’epica del calcio e i suoi narratori
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