La serie scudetto si chiude con un clamoroso 4-0 e la Virtus Bologna riconquista lo scudetto dopo 20 anni (curiosamente in panchina c’era proprio Ettore Messina, allora). Anche questa gara quattro (73-62) è stata giocata a livelli di intensità altissimi, l’Olimpia ha provato qualche aggiustamento, sia sul campo che nei giocatori in rotazione, riammesso Leday e confermato Micov; ma è riuscita a rimanere in partita fino all’inizio dell’ultimo quarto. Nella decisiva ultima frazione Belinelli ha firmato canestri da campione quale è sempre stato; la Virtus ha avuto più energie per combattere su ogni pallone ed ha costretto Milano a soli 8 punti nel terzo quarto, e 5 nei primi cinque minuti di ultimo quarto. Per coach Djordjevic è un trionfo: la difesa mostruosa di Pajola, l’esperienza di Markovic e Weems; pur avendo un Teodosic per la prima volta sottotono dall’inizio di questi playoff, Bologna ha avuto minuti di sostanza e abnegazione da tutti i giocatori a referto. Finale di stagione amaro per la Armani Exchange che, in sostanza, non ha fatto valere la lunghezza del proprio roster come avrebbe dovuto; gli uomini chiave sono arrivati a questo appuntamento in chiaro debito di ossigeno, mentre la second-unit non era pronta mentalmente per giocare una serie di partite con questa intensità. La Virtus di quel 2000/2001 era una vera armata, vinse tutto (imbattuta nei playoff, proprio come questa); l’emozione è molto diversa oggi, dopo 20 anni, la radiazione ed una retrocessione; perché nonostante i grandi nomi che compongono il roster di coach Djordjevic questo scudetto è tutto degli altri: dei Pajola, Alibegovic e Ricci, che hanno rappresentato il vero valore aggiunto rispetto agli avversari. In particolare il giovane playmaker marchigiano ha strabiliato per la sostanza con cui è stato in campo durante tutti i playoff, ma specialmente in questa serie finale; a 22 anni ancora da compiere, il futuro è tutto di Alessandro Pajola.
Mucedero Paolo (Foto Legabasket)