Il ricordo, la targa – Sarebbe del tutto comprensibile essere contrariati del fatto che per l’esodo degli albanesi sia stata conferita una medaglia a Bari ignorando Brindisi, che ha dato e fatto tantissimo pur lasciata sola dalle istituzioni centrali. Ma a «risarcirla» ci ha pensato il primo ministro dell’Albania Edi Rama nella visita in città, proprio durante la cerimonia del trentennale di quello storico e tragico avvenimento. Lo ha fatto con grande empatia, offrendo la «medaglia» più bella, quella della sincera riconoscenza e ammirazione nei confronti di Brindisi e dei suoi cittadini. Ha ribadito, in pratica, ciò che pensano coloro che vissero quella esperienza, come Pjerin Gjoni, medico del 118 che, in una intervista, dice: «Incontrammo un fratello che non sapevamo di avere».
Edi Rama ha sottolineato quanto sarebbe importante «per i nostri e i vostri figli, futuri cittadini dell’Europa di domani» rendere «obbligatoria», ogni 7 marzo, la «visita del Governo albanese a Brindisi per porre l’espressione della gratitudine eterna e per non lasciare che questa storia sia dimenticata, perchè è una storia molto importante, una lezione di umanità per tutti. Della vera solidarietà, non quella dei discorsi politici che finiscono quando si spegne la telecamera». Gli applausi sono diventati scroscianti quando ha detto: «Non voglio offendere nessuno, ma devo dire che Brindisi è più bella di Bari e non è un’opinione ma un fatto».
A conclusione della cerimonia gli intervenuti si sono spostati nell’area dell’ex stazione marittima per scoprire una targa commemorativa dedicata all’evento. E forse si aspettavano di vedere una epigrafe come quella della targa marmorea, posta sul prospetto della Capitaneria di Porto, che ricorda il salvataggio di oltre centomila profughi serbi durante la Grande Guerra. Potrebbero essere rimasti delusi notando che un evento così importante – così come rappresentato da Edi Rama – sia stato ricordato con una targa di «plastica». E’ noto quanto il senso estetico sia molto personale, ma non si può fare a meno di pensare che, collocarla all’ingresso dello Stadio della Vittoria a Bari, sarebbe stato meglio. Quanto meno più in linea con la pessima accoglienza che venne offerta agli albanesi in quei giorni.
Tante idee, un solo capannone – Dalla pagina personale Facebook del presidente dell’AdSPMAM, si apprende che l’architetto Simonetta Dellomonaco, presidente di Apulia Film Commission, è «pronto a donare il progetto di ristrutturazione del capannone Montecatini – che lei immagina come struttura polifunzionale – proponendo di aggiungere alle funzioni già immaginate (stazione crocieristica, mostra mercato artigianato ed eno/agroalimentare della provincia di Brindisi e del Salento, spazio museale /culturale) quella della sede del cineporto di Brindisi e in particolar modo del centro per le riprese subacquee». Ovvio che un gesto di generosità non può che essere apprezzato, ma sono necessarie alcune riflessioni. A questo benedetto capannone sono state dedicate nei decenni le più disparate idee, dall’ospitare «una sorta di fiera-mercato ‘trans frontaliero’ di frutta e ortaggi» ad una edizione meridionale della Triennale di Milano, da un acquario alla sede di un museo-non-museo, e si potrebbe continuare per un bel po’. Tante «interessanti» e «affascinanti» intenzioni fatte convivere con la sua destinazione, residuale, di stazione marittima che, al contrario, vista la collocazione del manufatto dovrebbe essere preminente: l’utilizzo ai fini portuali deriva dall’area in cui insiste, secondo la logica. Ma ciò che meraviglia è che gli attori in campo pare ignorino l’esistenza di un accordo (in essere) tra l’Ente portuale e il Comune, tant’è che quest’ultimo sta provvedendo a elaborare un progetto di ristrutturazione e di utilizzo. E siccome non risulta che né l’AdSPMAM né il Comune abbiano disdetto tale accordo, non si comprende a che titolo si regali un progetto praticamente simile e certamente professionalmente impegnativo. Semmai sarebbe più ovvio suggerire, se si hanno delle idee, alcuni tipi di utilizzo anziché altri. Sembra che il capannone costituisca per l’Ente portuale un impiccio più che una risorsa, altrimenti non si capirebbe, per esempio, perché mai fu escluso dalla cinta doganale in contrasto col progetto iniziale. Circostanza mai chiarita nonostante siano stati più volte richiesti i motivi.
Giorgio Sciarra (Rubrica ZONA FRANCA – Agenda Brindisi – 12 marzo 2021)