Alla ordinanza sindacale di chiusura dell’impianto Versalis è seguita, secondo il più classico e collaudato dei copioni, la discesa in campo di alcuni «big» nazionali dei sindacati di categoria. Riportiamo, per cronaca e in sintesi, le parti più significative di questi interventi, giusto per tenerli a mente.
Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec nazionale: «L’obiettivo è ancora la fabbrica dove scatenare un sentimento antindustriale sempre più dilagante»; Luigi Ulgiati, vice segretario Generale UGL: «Il sindaco Riccardo Rossi ha emesso un atto di sospensione di attività verso il sito Versalis, riconducendo i cattivi odori che si sentivano in città all’impianto del cracking. Sembrerebbe addirittura che gli accertamenti degli enti preposti alle verifiche ambientali, non fossero ancora avvenuti prima dell’atto del Sindaco e che l’impianto fosse fermo per manutenzioni». Ovviamente anche Confindustria Brindisi, con una nota del neo commissario Gabriele Menotti Lippolis, ha inteso «ribadire ancora una volta che i temi della sostenibilità ambientale e del pieno rispetto delle norme rappresentano un paradigma che da sempre ispira la scrivente Organizzazione e le Aziende ad essa associate». I segretari delle organizzazioni sindacali Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, Ugl Chimici e Cisal, dopo aver incontrato l’azienda hanno diffuso una nota congiunta nella quale dichiarano di non condividere l’ordinanza del sindaco «nel metodo e nel merito, in quanto, così come dichiarato dall’azienda, non supportata da evidenze certificate dagli enti preposti» ed etichettando l’iniziativa del sindaco come «inaccettabile e irresponsabile».
C’è poi la nota della società Eni-Versalis (ex Polimeri Europa), che contesta la decisione del sindaco ed esclude «la riconducibilità al proprio sito delle emissioni odorigene oggetto dell’ordinanza» e dichiarano l’intenzione di intraprendere «un dialogo con le organizzazioni sindacali per valutare tutte le possibili azioni future».
Chiudiamo con un’altra considerazione di Confindustria che ne ricalca una simile rilasciata dall’azienda. Entrambe fanno notare che indicando il territorio di Brindisi come «fortemente inquinato e insalubre» gli si fa perdere «qualsiasi appeal» e si «penalizza anche lo sviluppo di altri settori strategici, quali logistica, turismo, agroalimentare e commercio». Concetti triti e ritriti, ripetuti quando non si vuol far prendere coscienza di quella che è la realtà: sì è vero, ma non si deve dire perchè rovina l’immagine della città, meglio nascondere la polvere sotto il tappeto. Rimane da stabilire cosa realmente danneggi la città. E’ avvilente come ogni volta che si tocca il «filo spinato» degli interessi delle aziende, si crei, a prescindere, un fronte a difesa di queste senza entrare nel merito delle questioni. Dovrebbe essere superfluo ribadire tutte le sante volte che le preoccupazioni dei lavoratori sono le preoccupazioni di tutti i cittadini di Brindisi, che non può essere diversamente ma non vi può esistere una dicotomia tra due diritti essenziali tutelati dalla Costituzione: non si può e non si deve privilegiarne uno al posto dell’altro. I diritti sono quello al lavoro e quello alla salute. Questa ordinanza è uno dei pochi atti «forti» assunti da un primo cittadino nei confronti delle grandi aziende del territorio. Il primo fu quello di Errico Ortese che nel 1986 con una ordinanza sospese i lavori della centrale di Cerano. Ordinanza che se fosse stata appoggiata, e non osteggiata, dalla politica avrebbe, probabilmente, cambiato la storia di Brindisi. Quasi vent’anni dopo, nel 2007, fu la volta di Domenico Mennitti che vietò la coltivazione di tutti i terreni lungo il nastro trasportatore, ordinanza impugnata dall’Enel presso il Tar. E, dopo oltre un decennio annoveriamo quella attuale di Rossi che sospende le attività della Versalis. E’ un atto forte che verrà attaccato in tutte le sedi possibili ma è auspicabile che questo braccio di ferro porti a risolvere definitivamente la questione che, probabilmente, si potrebbe trovare nella procedura in corso dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) dove potranno e dovranno essere inserite tutte le prescrizioni e scelte tecniche che garantiscano il non ripetersi degli «inconvenienti» che affliggono da decenni i cittadini. Basterebbe che l’AIA fosse scritta coscienziosamente, senza condizionamenti e pressioni di sorta.
Comunque, un modo per «disinnescare» queste tensioni sociali potrebbe essere quello di creare valide alternative di sviluppo munendosi di una progettualità coraggiosa e lungimirante. Ovvio che non si crea nulla dall’oggi al domani nè si riesce a farlo se non si dispone di una classe politica e dirigente all’altezza. Comunque non è intelligente pensare che qualcuno possa essere contro l’industria che è e rimane importante per l’economia di un territorio, ma non alle condizioni imposte per decenni che hanno causato danni irreparabili e inenarrabili.
Comunque il Sindaco ha avuto mandato dal Consiglio comunale, disertato da gran parte dell’opposizione, di aprire un tavolo col governo nazionale sulla questione.
Giorgio Sciarra