Sì, lo so, nel titolo c’è uno svarione ma non ci badate, ormai l’italian-social influisce su tutti i nostri scritti, sulle nostre parole, persino sulle nostre idee. Qualche anno fa uscì un bel film che si intitolava «La peggior settimana della mia vita», col simpatico Fabio De Luigi. Beh, Fabio in fondo fu fortunato: le sue pene durarono una settimana. Per me e per voi invece, i casini vanno avanti da un pezzo.
Ricapitoliamo. Le rogne cominciano ai primi di marzo. Inizia il graduale inferno, con corollario di caos tutto tipicamente all’italiana: si comincia con una grossa bugia pietosa «Scuole chiuse fino al quindici marzo», annuncia il 4 marzo sera Pino(cchio) Conte, che poi presenta la sorpresina della prima versione delle autocertificazioni, l’obbligo delle mascherine (che non si trovavano), il divieto di svolgere riunioni, la chiusura di cinema e teatri, la sospensione dei campionati sportivi. Gli italiani piombano nell’incubo angoscioso del famigerato lockdown, detto anche impropriamente «confinamento», quando invece era una semplice «domiciliazione coatta». Chiudono bar, alberghi, discoteche, locali e uffici pubblici. Restano aperti supermercati, alimentari e … ferramenta. Sbarrate anche tutte le chiese, sia di cento metri quadri che di ventimila, come San Pietro. Passiamo reclusi in tana S. Giuseppe, Pasqua, Pasquetta la festa del papà e quella della mamma. Fuori le forze dell’ordine fanno strage di inadempienti, a volte anche in maniera ingiusta. Costretti nei nostri alloggi come malavitosi agli arresti domiciliari, ingoiamo maxi porzioni alimentari condite con montagne di chiacchiere televisive, tra cui le esibizionistiche esternazioni di virologi ed epidemiologi da telecamera.
Infine, dopo tanto calvario, quando le cose vanno meglio, il governo allenta la morsa, pian piano si torna alla normalità, ma con le ossa rotte nel morale e nel portafoglio. Alcuni buontemponi col camice bianco affermano che il virus col caldo si rimbambisce e che «Ok, è andato tutto bene». Queste incoscienti panzane fanno alzare la cresta ai negazionisti. «Complotto! Conte & C., attentano alla Costituzione e vogliono instaurare lo Stato autoritario!». Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. Luglio e agosto li abbiamo passati col patema: non abbiamo avuto disgrazie sismiche o idrogeologiche eppure la disastrosa organizzazione dell’avvio dell’anno scolastico, i rientri dall’estero a rischio, gli sbarchi continui di clandestini e le orde ammassate nelle mega discoteche ci hanno dato apprensione. Poi è arrivato il divieto di (s)ballo e la museruola dalle 18.00 alle 6.00. Dalla macarena alla quarantena, dalle focare ai focolai, mentre su ogni canale televisivo si vedono milioni di mega cotton fioc entrare in gole e narici (ma basta!). Mastichiamo amaro, per la burla del bonus Inps, per l’audizione-sceneggiata di Tridico, per il discorsetto teorico del dottor Draghi, «er mejo figo der bigoncio», per l’ultimo DPCM che si è scordato di rinnovare le procedure d’urgenza per la corresponsione della Cig e altro ancora, temendo non solo la seconda ondata virale ma anche lo tsunami che si abbatterà sul corpo sociale ed economico del Paese. Se la primavera e l’estate sono state na schifezza, l’autunno si preannuncia na chiavica.
Bastiancontrario
(Rubrica CONTROVENTO – Agenda Brindisi – 28 agosto 2020 – Foto: fonte QdS.it)