Non ci illudiamo. Non è un libro per bambini. Anche se a tenerlo fra le mani evoca risatine infantili nei corridoi di una scuola elementare, fiocchetti rossi e grembiulini, libri illustrati, leggeri, da colorare con i pastelli. Parla di colore infatti, il saggio-che-sembra-un-gioco di Gabriele D’Amelj Melodia, lo scrittore baffuto che intravediamo sin dalla prima pagina, dove si affaccia, sorride, ci prende per mano e ci conduce ne La magica avventura del colore. È un libro facile ma non semplice, l’autore utilizza il colore come una palla, quella di un ragazzino lanciata in uno spazio verde verso altri bambini con un invito implicito: «Vuoi giocare?». Sì, rispondiamo noi, vogliamo giocare, dove ci porti? Vi porto in un mondo di colori, risponde sornione l’autore, ma parto con timidezza, dobbiamo conoscerci ancora, parto dal bianco, neutro chiaro, cristallino, vengo in pace ma con la voglia di divertirmi. E infatti il virgineo bianco degrada subito al bianco e nero, qualcosa sta cambiando, perché ci ritroviamo quasi senza accorgercene nell’altro non-colore, il rigoroso nero. E in questi passaggi attraversiamo mondi fantastici e mondi terreni, la pittura, l’arte, la filosofia, ma anche la moda, la pubblicità, la tv del secolo scorso. Ma è nel magico mondo dei colori che i sensi si fondono e le gradazioni cromatiche diventano note. Il gioco della palla diventa un nascondino e noi continuiamo a divertirci. Alcuni nascondigli sono facili da scovare, quando celebra le gambe di Marilyn Monroe o il Blu di Modugno, altri richiedono più impegno.
Alcune opere d’arte sono rappresentate nelle comode pagine, figure e parole, altre incuriosita devi andarle a cercare. Alcune musiche puoi canticchiartele nella testa e il colore ti è sbattuto in faccia nel titolo, come le Montagne Verdi di Marcella o nel testo, come l’Azzurro di Celentano, altre musiche invece, come la suite Quadri di un’esposizione di Musorgskij devi riascoltarle, quelle note che conosci bene ritornano alla mente con una nuova lettura. In questo nascondino immaginario, lo scrittore ti apre cento porte, le spalanca al sole o le socchiude, facendo filtrare solo un fascio di luce per solleticare la curiosità. Sarai tu a decidere. Se giocare negli spazi sconfinati del conosciuto con gradevoli amarcord, se avventurarti alla ricerca del nuovo, dell’artista di cui hai letto ma non approfondito, del richiamo letterario, se leggere cullato dal sottofondo musicale citato. E quando ti sei stancato di correre e scoprire, puoi anche decidere di sederti e rilassarti, ché tanto l’autore segue il tuo ritmo, si accomoda con te e il nascondino diventa un puzzle. Tanti piccoli pezzi sparsi sul pavimento, che sembrano tutti scollegati ma che se ti lasci guidare ti accorgi che si incastrano uno con l’altro, alla perfezione. Di richiamo in richiamo, di pillola in pillola, di tessera in tessera, il mosaico del colore si compone. Si arriva alla fine del libro dopo aver attraversato tutte le nuances, ti accorgi che ti sarai divertito un mondo, rilassato e leggero se ti sei fatto cullare e trasportare di fiore in fiore, oppure esausto se avrai voluto aprire le mille finestre, percorrere i mille sentieri. Perché questo libro no, non è un gioco e non è un saggio, è uno spunto o un compendio, se vogliamo si può leggere in due ore, ma anche in un mese, o in tutta la vita.
Valeria Giannone