Papà, mamma, primo pargoletto maschio (rigorosamente biondo acchiappabaci) secondo pargoletto in arrivo: una bimba. Perché nella famiglia tradizionale la coppia maschietto-femminuccia, ça va sans dire, è di ordinanza
Questa è la famiglia tradizionale del nuovo millennio. Direte qual è la novità?
E’ dai tempi del mulino bianco che la televisione ci somministra immagini sorridenti di famiglie felici, che al nostro grugno mattutino (se non la bestemmia in vernacolo) sostituiscono il sorridente pucciare del biscotto/merendina nel latte. Con mamma ilare anch’ella, un tempo in piedi a servire tutti e papà già mascherato da ufficio che coccola i suoi figli con lo sguardo.
La novità è che la famiglia del nuovo millennio è rappresentata da un papà che al posto della cravatta e della grisaglia si veste di un tappeto di tatuaggi, dal collo (compreso) in giù, un marito la cui funzione non è più quella del breadwinner colui letteralmente che porta-il-pane-a-casa, un uomo di casa che anche come iconografia sembra più un valletto facoltoso. Dimenticavo…risponde al nome Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez.
Una mamma che oltre a fare la casalinga felice, è una macchina per far soldi, con la sua azienda da 10 milioni di fatturato annui. Se la casalinga di un decennio fa poteva contare come follower, chessò il postino per la raccomandata, il garzone del supermercato, l’idraulico per le riparazioni e la sua genitrice forse, la macchina-per-far-soldi-felice, ne ha circa 17 milioni (32 come coppia). Lei, neanche a dirlo si chiama Chiara. Ferragni.
Il Delfino Leone (la zoologia non c’entra nulla) è già una piccola star dei social e in una pericolosa traslitterazione religiosa, annuncia, lui, al mondo la prossima venuta di una sorellina. Famosa già da quando è poco più di un ammasso di cellule visto che la sua immagine nell’ecografia forse ha già un profilo instagram. Sicuramente lo ha il fratellino che nel profilo di famiglia, mostra orgoglioso la «foto» del principesco embrione.
Ebbene questa famiglia tradizionale del nuovo millennio, ha una particolarità.
Sa parlare ai millennials (gli adolescenti del XXI secolo) o ancor di più alla cosiddetta Generazione Z, l’ultimissima arrivata in ordine di tempo. Quindi se, come diceva Merleau-Ponty in un ciclo di lezioni al College de France nel ’53, ante instagram, l’espressività si fonda sul connubio tra l’elemento naturale, il movimento, la gestualità, la mimica, lo spazio fisico e l’elemento culturale, il linguaggio o l’opera letteraria. Se questa espressività consente all’uomo di acquisire una diversa visione prospettica, uno sguardo laterale, di cogliere «lo spazio» virtuale occupato da un altro. Se il potere del linguaggio consente di creare una «comunità», con un unico nucleo culturale. Una comunità del fare (e non solo del sentire). Sarebbe interessante interrogare il filosofo sulla funzione dell’immagine nei social, che consente al presidente del consiglio di fronteggiare un’emergenza sanitaria e di creare una comunità del fare, chiedendo a Chiara (Ferragni) e Fedez di indossare, elegantemente, una mascherina.
Valeria Giannone (Rubrica ALLEGRO MA NON TROPPO – Agenda Brindisi – 23 ottobre 2020)
La famiglia tradizionale italiana
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