Autore: IN EVIDENZA Mixer Sport

Italvolley campione: Fefè De Giorgi, un salentino di successo

L’eroe dei tre mondi, Ferdinando (Fefè) De Giorgi, squinzanese di nascita, il suo Salento l’ha sempre portato con sé: da atleta è stato tre volte campione del mondo, un palmares da fare invidia: da giocatore e allenatore ha vinto tutto quello che si può vincere. Questa ennesima vittoria, che ha incoronato la Nazionale italiana di pallavolo campione d’Europa, forse ha un significato particolare per il nostro Fefè. Succedere a Blengini, dopo la delusione di Tokyo, ha richiesto uno sforzo e un’inventiva che solo i grandi allenatori sanno tirar fuori quando serve. Una squadra fatta di giocatori esperti e nuove leve, padroni della tecnica della pallavolo, ma ragazzi, a cui dare fiducia, a cui De Giorgi ha dovuto insegnare l’orgoglio di rappresentare l’Italia dello sport. Da un gruppo di giovani talenti, Fefè ha creato una squadra.
Raggiungiamo l’allenatore al telefono per complimentarci con lui. Una vittoria che ha sorpreso tutti, perché nata da una squadra che non aveva storia, forse proprio questo la rende ancora più significativa e rende il successo ancora più importante.

Che vuol dire per lei questa vittoria?
«Rappresenta la prima vittoria come allenatore della Nazionale, per me un grande orgoglio e un grande piacere. Una vittoria particolare nella mia carriera per la difficile situazione di partenza: la squadra ha vissuto un cambio generazionale in pochissimo tempo, il risultato era tutt’altro che scontato».
Garbo, compostezza, serenità e sorriso. Possono essere questi gli ingredienti che fanno di un bravo allenatore, il più bravo del mondo? Qual è il suo segreto?
«Ogni allenatore ha le sue peculiarità, il proprio carattere, il suo modo di condurre una squadra, il proprio istinto nel giocare. Ognuno deve seguire la sua essenza, la sua anima, trovare il modo di essere se stesso, i giocatori lo sentono se un allenatore è vero. Ed è importante anche dare una mano alla squadra, creare un ambiente in cui tutti si sentano liberi di esprimersi, nel quale lavorare nel modo corretto e aiutare, spronare quando serve, essere lì per loro nei momenti di difficolta. Forse il segreto è tutto qui: è importante essere sé stessi, essere autentici e capire cosa serve alla squadra, di cosa ha bisogno per esprimersi al meglio».
Una vittoria sportiva è il risultato di diverse variabili: i giocatori, il tifo del proprio Paese, l’allenatore, e perché no la fortuna. Cosa ha inciso di più in questo strabiliante risultato?
«Tutte queste componenti sono state fondamentali. Noi avevamo la necessità di accelerare il processo, il tempo a disposizione era pochissimo. In un mese avevamo disputato solo due amichevoli con il gruppo dei giovani, solo negli ultimi dieci giorni sono arrivati i giocatori di ritorno dalle Olimpiadi. In dieci giorni è nata una squadra. Per questo, ripeto, non c’è solo una componente, tutti hanno spinto al massimo verso la stessa direzione, solo questo ci ha consentito di raggiungere i risultati in così poco tempo. Qualità dei giocatori, staff, organizzazione, tutto è stato notevole e ci ha permesso di bruciare le tappe per un risultato incredibile. È stato un crescendo, abbiamo usato le partite man mano che giocavamo per renderci sempre più forti e consapevoli, abbiamo sfruttato le singole competizioni per imparare da noi stessi, è stato come un allenamento nel campionato».
Adesso è tra gli allori e si gode il meritato riposo, ma sappiamo che un campione non riposa mai, in mente ha già il prossimo traguardo. Cosa frulla nella testa di Fefè De Giorgi, c’è ancora qualcosa che può vincere?
«Hai voglia … come allenatore di club ho raggiunto i traguardi in tutte le varie competizioni, con la Nazionale il percorso è appena cominciato, abbiamo ancora tante partite da giocare e vincere. Ora si tratta di utilizzare questa vittoria nel modo corretto, abbiamo un appuntamento importante che non possiamo mancare: i mondiali in Russia. La testa è già lì».
Valeria Giannone

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