Un Paese prostrato da una crisi economica senza precedenti, una popolazione coinvolta nel più esteso esperimento sociale degli ultimi tempi, l’alea di un virus non ancora debellato, una ridefinizione del lavoro e della collettività, è lo scenario in cui si innesta il codazzo sfilacciato di una serie di regole assurde e incongruenti. Dalle negazioni assolute alle concessioni relative, senza un principio ispiratore. Un insieme di cavilli inutili e farraginosi, una triste messinscena di scampoli di potere perduto. Per i ristoratori ad esempio: mascherine, gel disinfettanti, barriere tra i tavoli, commensali a distanza (se non sono congiunti!). Oneri aggiuntivi richiesti per la riapertura che non esimono dal rischio-multe. E poi? Una volta fuori dal locale, strade affollate e movida impazzita, per non parlare della prevista riapertura delle discoteche. E la scuola? La scuola non può riaprire, piuttosto che consentire ai ragazzi di stare seduti al proprio posto, a distanza regolamentata, meglio lasciarli pascolare nelle viuzze congestionate dei centri storici. Questo disordine economico, sociale e legislativo, costituisce terreno fertile per i capipopolo, i sovranisti. È la riscossa degli agitatori delle masse, dei sovversivi che cavalcano il malcontento per esclusivo vantaggio personale. Sono ancora fresche nella memoria le manifestazioni organizzate a Milano e a Roma: folle esagitate e montate ad arte da sobillatori del popolo senza un costrutto. In deroga ad ogni norma di prudenza, in regioni non ancora fuori pericolo, hanno dato esempio di dove potesse arrivare la follia collettiva.
Sulla Psicologia delle folle diversi autori si sono espressi, a partire da Gustave Le Bon, che a fine ottocento scrisse il saggio così intitolato. Un testo, che con tutti i limiti, le semplificazioni, anche le inesattezze della teoria è stato ispiratore di successivi studi psicosociologici, nonché considerato opera capitale dal nostro Benito Mussolini. La folla ha una propria unità mentale e una propria legge psicologica i cui caratteri possono anche non appartenere ai singoli individui che la compongono. Il potere della suggestione collettiva è quasi di ordine ipnotico. La massa è amorale, mutevole, condizionabile e offre garanzia di impunità. Ha bisogno di un tiranno. L’intelligenza collettiva della folla è inferiore rispetto all’intelligenza di ogni singolo individuo che la compone. Lo sperimentiamo quotidianamente con il popolo della tastiera, la popolazione virtuale dei social. Sono questi i meccanismi attivati da politici senza scrupoli o da personaggi da operetta in gilet arancione. Sono questi i meccanismi che dovremmo disinnescare per poter operare la metamorfosi, per diventare da massa informe un popolo informato.
Valeria Giannone