Autore: Allegro ma non troppo IN EVIDENZA Rubriche

Il giocattolo di Conte si è rotto

Che si aspettava Conte? Trattarci come bambini monelli fa esplodere la violenza dei monelli veri. Siamo stati virtuosi, i primi a morire, ma anche a reagire, dovevamo sfruttare il triste vantaggio per organizzarci al meglio, per fronteggiare una seconda ondata prevista da tutti. E invece? Nulla di nuovo se non un numero esorbitante di mascherine e tamponi più facili, è già tanto ma non sufficiente. Sappiamo ancora e solo chiudere. I teatri e i cinema, considerando gli artisti come saltimbanchi che fanno divertire (ricordate la definizione di Conte?) e non lavoratori, serrare i ristoranti alle 18. Significa decidere di un coprifuoco senza dichiararlo, far diventare la sera le strade cittadine terra di nessuno, non fare nulla per far ripartire l’economia prevedendo solo un assistenzialismo estemporaneo. Significa far pagare le inefficienze di uno Stato indirettamente alla collettività. E si sa che la crisi è il terreno fertile per le espressioni della violenza gratuita e delle prese di potere delle forze totalitarie.
E quando a Torino la mia uscita serale per l’ultima commissione si traduce in un incontro con ragazzi incappucciati che lanciano bombe carta dirigendosi verso il luogo della rivolta, capisci che la guerra civile è a un passo.
Una manifestazione pacifica di commercianti e ristoratori in piazza Vittorio è spunto per una guerriglia armata in piazza Castello. Forze dell’ordine in assetto di guerra, fanno muro a difesa della manifestazione ordinata e presidio nella piazza saccheggiata. Bottiglie rotte, buste di escrementi, bombe carta queste le armi per sfondare vetrine e distruggere. Banlieu, marginalità sociale, capi ultras privati del loro sfogo negli stadi, sono le provenienze di chi ha cavalcato il malcontento senza nessuna targatura politica, se non quella della loro bestialità. Marionette anch’essi di poteri più in alto. Poi vedo immagini simili a Lecce nei due centri di Piazza Mazzini e Piazza Sant’Oronzo, scenari anche questi di una manifestazione che ha rischiato di deragliare, contenuta solo per il calibro provinciale e per minori squilibri sociali e penso che c’era da aspettarselo.
Il premio per il nostro comportamento virtuoso non solo non è arrivato ma si è tramutato in una immeritata punizione. Sono fuori luogo le comparazioni con Francia, Svezia, Gran Bretagna, «che stanno come e peggio di noi». Noi potevamo essere la Cina dell’Europa (che ad oggi registra 40 casi di covid), siamo stati i primi a morire, ma anche i primi a compattarci, a scoprire il senso del sacrificio, a curare la malattia dovevamo essere i primi a organizzarci, a gestire un virus, a dare esempio all’Europa di come si può non morire di Covid e vivere con dignità.
Valeria Giannone (Rubrica ALLEGRO MA NON TROPPO – Agenda 30 ottobre 2020)

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