Chi si rivede, l’altro deposito! – Questa città, la nostra cara Brindisi, è caratterizzata da lunghi e preoccupanti «silenzi», non so se provocati o aggravati da persistenti vuoti di memoria. E’ ritornato alla ribalta – ce ne eravamo quasi scordati – un vecchio progetto, quello della società Brundisium S.p.A. che consisteva (e consiste) nella costruzione di un «Deposito costiero di idrocarburi con annesso terminale di carico prospiciente la banchina di Costa Morena, nel porto medio di Brindisi». Il sito è quello del vecchio e glorioso stabilimento vitivinicolo «Brundisium» dal quale, quindi, mutua il nome (ma solo quello). Tale progetto, vecchio almeno di una decina d’anni, prevede otto serbatoi circolari di quasi venti metri d’altezza, di cui quattro della capacità utile di 6.000 metri cubi, per lo stoccaggio del gasolio e quattro serbatoi di capacità utile 3.000 metri cubi, per lo stoccaggio della benzina. Il deposito verrà collegato alla banchina di Costa Morena di riva attraverso una condotta, in pratica si intende sfruttare l’antico vindotto sotterraneo attraverso il quale venivano rifornite di vino le navi cisterna nei periodi d’oro dell’economia vitivinicola. Tali condotte, di circa 540 metri, ora dovrebbero far passare benzina e gasolio attraverso una rete che transita anche sotto capannoni assegnati in concessione ad altre imprese e, della quale, pare, non si abbia una mappatura precisa. Progetto, quindi, datato e che sin dall’inizio ha sollevato molti dubbi e perplessità, tanto da essere contrastato non solo da varie associazioni di cittadinanza attiva. Il movimento «No al carbone» presentò, nel novembre del 2015, osservazioni al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio in merito al procedimento di VIA della società Brundisium S.p.A. Il cammino di questo progetto è sempre stato «difficoltoso», accompagnato dalla scarsa convinzione sulla sua bontà e sull’opportunità di realizzarlo. Perplessità incentrate soprattutto sulla sua sicurezza e che oggi dovrebbero aumentare. Infatti, al netto di altre motivazioni, quale mente può immaginare di costruire due depositi, uno di gas (quello di Edison) di circa 20mila metri cubi e l’altro (di Brundisum SpA) di benzina e gasolio di 36mila, a poca distanza l’uno dall’altro? Comunque, ad esprimere perplessità e contrarietà non furono solo le associazioni. Ad esempio anche l’Autorità portuale, con la vecchia e la nuova organizzazione, le espresse nel novembre 2015 e nel febbraio 2019.
Il Comitato di Gestione, le dimissioni – Ma perché si torna a parlare di questo deposito? Fondamentalmente per due motivi. Il primo, perché il Comitato di Gestione dell’AdSPMAM con deliberazione n. 1 del 18 febbraio scorso ha posto in esame la «revisione del parere» su tale progetto dietro espressa richiesta della società Brundisum. Di fatto superando la contrarietà espressa in precedenza. L’altro motivo è che nel leggere la composizione di tale comitato si nota la presenza dell’ingegnere Alfredo Lonoce. Che c’è di strano direte voi? Nulla, se non fosse per il fatto che Lonoce si era dimesso dal comitato il 30 novembre 2020 con una lettera dai toni alquanto polemici nei confronti dell’Amministrazione. Il Comune veniva accusato di aver tenuto «autolesionistici atteggiamenti ostativi fini a se stessi» nei confronti di tutte le opere portuali, nonostante che lo stesso Lonoce si fosse prodigato per far superare «tali atteggiamenti». Infine, rilevando il suo «apporto inessenziale», decise di rassegnare le dimissioni, confermando, pur tuttavia, «la disponibilità, se richiesta, a ricoprire il ruolo ad interim» fino alla nomina del nuovo componente. Ma con la precisazione che avrebbe continuato a mantenere «l’autonomia decisionale attribuita per legge ai Componenti dell’organismo».
La mancata sostituzione, perché? – Non si può dire che non fosse stato chiaro. Quello che non è affatto chiaro è il comportamento dell’Amministrazione, che avrebbe dovuto, dopo una lettera del genere e in una evidente situazione delicata, procedere ad una pronta sostituzione, invece no. Come detto, nella riunione del Comitato di Gestione del 18 febbraio scorso, il Comune viene ancora rappresentato dal componente dimissionario che, s’immagina, abbia votato seguendo la propria autonomia e non certo secondo la posizione e l’indicazione – ammesso che esistessero – dell’Amministrazione che rappresentava, sulla carta. Senz’altro il Comune, assieme ad altri, ha precise responsabilità se, in tutti questi anni, l’iter di questo deposito non è stato bloccato. Ma perseverare in tale atteggiamento, facilitandolo indirettamente, è davvero incomprensibile. Come non è comprensibile né giustificabile che in tre mesi un’Amministrazione e il suo sindaco non siano in grado di sostituire un proprio rappresentante in un organo di quella importanza. Dovrebbe far riflettere (quando si fanno scelte del genere) che non sia mai stato posto alcun rilievo sulle vicende brindisine mentre poi, pubblicamente, sono state evidenziate chiare diversità di vedute.
Il deposito ex «Brundisium» e il Comitato di Gestione AdSP MAM
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