Una linea ferroviaria, un progetto da 700 milioni di euro, un’opera che aspetta da decenni e …un uccello fratino. Ammetto la mia ignoranza faunistica, me lo sono andato a cercare, per vedere se almeno nelle dimensioni sia un po’ più voluminoso del suo nome. E invece, no! L’uccello fratino è proprio -ino anche nella figura, suscita quasi tenerezza, così fragile e delicato e piccolo, con quel beccuccio un po’ così. Ma diamine, è per questo uccellino che il sud Italia deve rimanere ancora ostaggio di un binario unico, di un imbuto lungo 31 km? Sì perché la RFI società delle ferrovie dello Stato si è vista respingere dal Ministero dell’Ambiente l’autorizzazione a portare avanti i lavori dell’alta velocità, quei lavori che dovrebbero collegare Bologna a Bari e poi più giù sino a Lecce. VIA negato! Che non è il via allo start di una gara automobilistica, bensì la Valutazione di Impatto Ambientale, ma insomma il risultato è lo stesso. L’alta velocità rimane al palo, ancora. Il rumore dei cantieri, infatti, disturberebbe la specie protetta dell’uccell-ino frat-ino. Che detta così, come ce la rappresentano i titoli giornalistici, farebbe quasi sorridere, anche volendo sorvolare (per l’appunto) sul doppio senso incombente e volare dritto sul film di Pasolini Uccellacci e uccellini: storia di due frati francescani con il compito di evangelizzare falchi e passeri. Tentativo infausto visto che le due specie continuavano a litigare fra di loro, il tutto raccontato da un corvo che ovviamente rappresenta il solito pedante intellettuale di sinistra.
E’ di sinistra voler tutelare l’ambiente? In genere è così, in questo caso un po’meno visto che le voci di protesta provengono da ambo i lati politici. Ma qui non si tratta di un uccell-ino, o forse non solo, si tratta di una valutazione che comprende diversi aspetti ambientali tra i quali anche la mancata presentazione delle analisi sugli inquinanti. Insomma non la solita motivazione del piffero ovvero un rumore molesto che infastidisce un uccell-ino e non basta nemmeno richiamarsi al decreto semplificazione, in cui l’opera è inserita. Semplificare non vuol dire raffazzonare. Un’opera di tale portata dovrebbe per quanto possibile, integrarsi nell’ambiente. Difficile, sì, non impossibile, ma soprattutto necessario. Il nostro Paese e in particolare il nostro Sud è butterato da eco mostri, opere realizzate in sfregio a qualsiasi regola ambientale, espressioni di incuranza verso il territorio e di valutazioni esclusivamente economiche. E allora prendiamo lezione dal periodo appena trascorso, forse non ancora superato. La Natura, in due mesi di fermo, ha ripreso, timidamente, possesso dei propri spazi, il cielo del proprio azzurro, l’aria dei propri suoni. E sì! Forse la mia è una visione idilliaca e un po’ bucolica? Ma che posso farci, un tenero piumaggio e quel beccuccio un po’ così mi hanno ispirato…
Valeria Giannone (Rubrica ALLEGRO MA NON TROPPO – Agenda 10 luglio 2020)