Da un nostro lettore, ieri attento spettatore del concerto con le musiche di Händel per il Barocco Festival nel Castello Svevo-Aragonese di Brindisi, riceviamo e pubblichiamo la seguente riflessione sull’evento e sulla direzione del Maestro Cosimo Prontera.
(c. p.) – «…é del poeta il fin la meraviglia…». Scriveva così, Giambattista Marino (Napoli 1569-1625), qualche tempo fa in piena epoca barocca. I musicisti non erano certamente da meno. E non poteva essere diversamente, considerando che l’etimo (greco antico) della ‘poesia’ è il verbo (traslitterato) “poieo” che si potrebbe tradurre con “fare”. Se oggigiorno qualcuno chiedesse qual è la differenza tra “eseguire” o “dirigere” uno spartito musicale (di qualsiasi genere e dimensione) e “fare musica” (sempre da “poieo” …), dovremmo sentirci in dovere di indirizzare chi postula il quesito ad un concerto del Maestro Cosimo Prontera. Meglio ancora se ben piazzato, con il suo bravo cembalo, a dirigere l’affiatato e ben assortito organico de La Confraternita de’ Musici. Prontera non si limita a dirigere o ad eseguire e far eseguire: Prontera, genio dionisiaco, “fa musica”!
Nell’austera, severa, protetta e protettiva Piazza d’Arme del Castello Svevo-Angioino (per carità: astenersi dall’uso della pigra espressione finto enfatica “splendida cornice” come dall’utilizzo del più pauperista che minimalista anglismo “location”), ospitati dal Comando Marina Militare, abbiamo assistito, i più potranno riferire di “aver vissuto” la singolare esperienza dell’ascolto sia delle cristalline note di Georg Friedrich Händel (Halle 1685 – London 1759) dalle tre Suites de “Water Music”, sia le esplosive (è proprio il caso di scriverlo!) note da “Royal Fireworks”. Magistrale esecuzione e bravissimi tutti i musicisti coinvolti, in primis il M.o Raffaele Tiseo, primo violino ed il M.o Paolo Faldi a guidare gli oboi.
Unico bis concesso dall’esausto Ensamble, “La Réjouissance” dai “Royal Fireworks”. Un Allegro con accentuata componente ritmica quasi di marcia. Un assaggio delle atmosfere alla Lully (al secolo, Gian Battista Lulli, Firenze 1632 – Paris, 1687, poi Lully, con accento finale, applicazione concreta di ‘jus soli’) con le note del quale il M.o Faldi e l’Ensemble Polytropon ci delizieranno il prossimo 22 settembre a Palazzo Montenegro, o – per chi ricorda la storica sigla dell’Eurovisione – l’abbrivo del “Te Deum” di Marc-Antoine Charpentier (Francia, 1643 – Paris, 1704).
Ricordiamoci del contenitore di tanta grazia: la citata Piazza d’Arme, luogo dove i suoni, quasi sempre parole, sono espressi in forma secca, concisa quanto udibile. Sono ordini, disposizioni, saluti e resa d’onore. E poi i passi ritmati, meglio cadenzati, delle marce. Così l’effervescente spiritello che alberga nella paciosa figura del Maestro, a malapena trattenuto dal sorriso bonario della faccia glabra da putto, cascato da qualche affresco, giù sino a noi, di Prontera ha “fatto musica”, regalando ai fortunati presenti un’incontenibile esplosione di sentimenti ed atmosfere che probabilmente avrebbero reso “pazzo” (Basaglia, perdona l’abuso!) di gioia il giovane Nietzsche.