«Facite ammuina» – Dalla «Collezione de’ regolamenti della Real Marina» dell’anno 1841 si legge all’articolo 27 una singolare disposizione usata in particolari occasioni: «All’ordine ‘facite ammuina’ tutti chilli che stanno a prora vann’a poppa e chilli che stann’a poppa vann’a prora; chilli che stann’a dritta vann’a sinistra e chilli ca stann’a sinistra vann’a dritta; tutti chilli che stanno abbascio vann’ancoppa e chilli che stanno ‘ncoppa vann’abbascio passann’ tutti p’o stesso pertuso; chi nun tiene nient’a ffa, s’aremeni a ‘cca e a ‘lla». Questa simpatica «rappresentazione» è un po’ l’essenza della cosiddetta politica del «fare» che non è detto si concluda con qualcosa di concreto ma, spesso, col nulla, quando non causa addirittura danni. Nonostante ciò i suoi propugnatori continuano ad affascinare. Capita però che ogni tanto qualcuno decida di seguire la logica e il buon senso, che da queste parti si reperiscono con difficoltà.
I dragaggi e la colmata – A Brindisi pare che non si possa procedere ai lavori di dragaggio se non si dovesse costruire una colmata destinata ad accogliere tutto il materiale da essi rinveniente. Colmata che sarebbe una sorta di discarica. A prescindere della inopportunità di «occupare» l’ennesima area portuale, questa andrebbe a collocarsi praticamente alla foce di Fiume Grande, cioè in un’area dichiarata critica dal punto di vista idrogeologico. Nessuno mette in discussione l’utilità dei dragaggi, ma la soluzione trovata per smaltirne il materiale. Legarli, in maniera indissolubile, alla colmata e di conseguenza alla realizzazione di nuovi accosti non è molto corretto poichè esistono altre soluzioni. Precostituire una conditio sine qua non di questo tipo, potrebbe significare, anche, complicare le cose tanto da renderle di difficile attuazione.
La scelta giusta – E’ noto che le aree interessate dai dragaggi ricadono in area SIN e quindi soggette ad una particolare normativa. Parte del materiale da prelevare sarà inquinato e una scelta civile non può che prevederne la bonifica per renderlo inerte e poi conferirlo in discarica o riutilizzarlo. Una operazione forse più costosa ma certamente più rispettosa dell’ambiente e del territorio. Questa alternativa, che dovrebbe essere considerata doverosa, non è una idea strampalata tant’è che a Brindisi è già stata realizzata nel 2010, quando furono effettuati i dragaggi per il disinquinamento del seno di ponente. L’opera, i cui costi furono calcolati in oltre 37 milioni di euro dall’Enpe portuale, fu affidata alla società ATI Teseco S.p.A. Per portare a termine quei lavori vennero montati degli specifici impianti nel capannone della ex SACA dove i sedimi, trattati, furono resi inerti. Questo, ovviamente, non è l’unico caso. Qualche giorno fa l’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale ha assegnato, per il porto di Palermo, un appalto di 26 milioni di euro per l’escavazione dei fondali del Bacino Crispi fino a quota -12 metri. L’obiettivo è poter ospitare le grosse navi da crociera e superare il milione di crocieristi. L’appalto è stato vinto dalla ditta «RCM Costruzioni srl» di Sarno (Salerno) con un ribasso del 10,12% che dovrà completare i lavori entro 450 giorni. E’ utile riportare la descrizione dei lavori da eseguire: «Il volume complessivo dei sedimenti da dragare è di circa 106.000 mc, su una parte di tali volumi (le sabbie sono pari a circa 84.000 mc) sarà eseguito un trattamento di bonifica mediante un impianto di Sediment Washing di proprietà della stessa ditta, mentre sulla restante parte (calcareniti pari a circa 22.000 mc) si procederà alla frantumazione mediante apposito impianto. A seguito di tale processo di frantumazione sarà prodotta una aliquota degli aggregati necessari al confezionamento dei 48.000 mc di calcestruzzi, realizzati in situ, afferenti la realizzazione dei massi necessari al rifiorimento della mantellata foranea del molo industriale. I lavori si completano con la realizzazione di 14.000 mq di piazzali previa l’esecuzione di un intervento di consolidamento dei terreni sottostanti mediante processo di vibrosostituzione (10.032 ml) nonché con interventi di rimozione e sostituzione di bitte di ormeggio e con il consolidamento di sgrottature rinvenute sulle banchine adiacenti all’area di dragaggio». Quindi, come si vede, esistono modi diversi per eseguire le opere. Bisogna vedere se c’è la volontà di perseguirli. E’ fin troppo facile tacciare chi protesta come «nosipuotisti» o come «ecofascisti» o con altre amenità, un po’ più difficile è fare gli interessi collettivi. Il 5 giugno scorso è stata celebrata la giornata mondiale dell’ambiente (la prima risale al 1974) con l’intento di «salvare» il mondo. Francamente, di fronte alla serietà del problema, divenuto ineludibilmente grave, molte «passerelle» paiono come ipocrite rappresentazioni. Altro che salvare il mondo, qui non si riesce a salvaguardare un territorio.
Giorgio Sciarra (Rubrica ZONA FRANCA – Agenda Brindisi 11 giugno 2021)