Chi non ha mai peccato di esibizionismo scagli la prima pietra. Attirare l’attenzione del prossimo su di sé è una cosa naturale, e non solo umana. Pensate a quel narciso di pavone maschio quando fa la ruota o al gorilla che ama battersi il petto coi pugnoni. Ed ora passiamo agli uomini, che spesso sono «ominicchi» proprio perché indulgono nella debolezza di voler più apparire che essere.
Nella trappola del fare scena cascano un po’ tutti, anche i grandi. Il professor Luciano Canfora, quando appare in collegamento televisivo dallo studiolo di casa, non manca di sistemare in maniera scenografica i libri che ha sul ripiano della libreria. Antonio Caprarica, sempre da casa, posiziona strategicamente alle spalle, ben visibile al telespettatore, il suo ultimo libro. E non è l’unico, perché questa autopromozione di cattivo gusto è vizietto comune a quasi tutti coloro che danno alle stampe un volume. Qualche intellettuale un po’ più raffinato, esibisce invece preziose virtù, beni immateriali non alla portata del volgo profano. E’ il caso del prof marchese Cacciari del Grillo il quale, con quella sua aria disgustata e puzzonasista, ci dice che lui è lui, l’unico abilitato a capire le cose del mondo perché è il solo a ragionare in maniera critica, ergo a possedere la verità assoluta.
Tornando a noi comuni mortali, i nostri vezzi, più o meno, sono i seguenti: 1) Esibire il Suv che, da status symbol, è diventata l’auto «pi cani e puerci»; 2) Indossare jeans firmatissimi, magari ancora col cartellino del prezzo attaccato; 3) Cambiare cellulare ogni sei mesi; 4) Postare su fb piatti succulenti. Mi fermo qui, ma ogni lettore può continuare da solo l’elenco della fiera delle vanità nostrane … Il titolo di questo articolo però accenna agli esibizionismi culturali, e allora parliamone. Può darsi che con la cultura non si mangia, però farsene gran vanto fa bene al proprio ego. L’imprenditore Brunello Cucinelli ha dichiarato che il libro che gli cambiò la vita fu «Critica della ragion pura» di Kant. Vasco Rossi, in una recente intervista, ha sostenuto di aver letto per intero la «Recherche» di Proust e «Essere e tempo» di Heidegger. Mi aspetto da un momento all’altro che Antonio Cassano riveli al mondo di essersi divorato tutto l’«Ulisse» di Yoice.
Insomma è una gara a chi le spara più grosse. Queste non sono bufale ma bisonti! Il fenomeno è presente anche a Brindisi. Ieri sono andato in piazza e Rino, il fruttivendolo-baritono da cui mi servo, mentre chiacchieravamo di varia umanità, di colpo mi ha ucculato: «Professò, ma signuria sai ce deti la filosofia? La filosofia eti la palingenetica obliterazione dell’io subcosciente che si infutura nell’archetipo prototipo dell’antropomorfismo universale». Scioccato e frustato, sono scappato via senza nemmeno prendere il resto …
Bastiancontrario (Rubrica CONTROVENTO – Agenda Brindisi 26 novembre 2021)
Gli esibizionisti culturomani
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