Autore: IN EVIDENZA Spettacolo

Nel Teatro Impero di Brindisi «A letto con Sartre», la strada e la poesia


Un porto a nord della Francia dove le persone trascorrono la vita isolate. È lo sfondo impressionista del film “A letto con Sartre”, in arrivo al Cinema Teatro Impero domenica 12 marzo con inizio alle 18.30. Ma la loro esistenza stanca è sconvolta improvvisamente da arte e amore. Sartre diceva che le cose cambiano improvvisamente se qualcuno piomba nella tua stanza e ti trova con le dita nel naso, o se nello spogliatoio tutti vedono il tuo calzino bucato. Non si prova vergogna quando si è soli e inadeguati, ma la si prova attraverso lo sguardo degli altri. Nella città il punto di principale attrattiva sembra essere un centro commerciale, e nel nonluogo per eccellenza Jeff è folgorato da una cassiera bionda balenante e si iscrive a un corso di scrittura per cercare di conquistarla con insolite poesie d’amore in versi alessandrini che le consegnerà attraverso le mani dell’amico Nettuno. Nella storia principale il regista Samuel Benchetrit interseca altre storie secondarie, in modo da costruire una commedia corale e allo stesso tempo il percorso individuale dei protagonisti, come all’interno di una grande famiglia allargata: Jésus e Poussin, tirapiedi di Jeff, tra riferimenti spirituali-filosofici, le buone maniere rinnegate e ricatti pagati a fior di quattrini, aiutano a organizzare la festa alla figlia del capo per parlare con il ragazzo che tanto le piace. E c’è anche l’ingenuo Jacky che si inerpica a interpretare per amore uno spettacolo teatrale sulla vita dei filosofi esistenzialisti Sartre e Simone de Beauvoir dopo essersi innamorato dell’aspirante attrice Suzanne.
Nel film sono rappresentati tutti i tipi di amore. L’amore passionale che ti divora, ti consuma, ti fa assaporare il piacere che si accende attraverso la scintilla dell’attrazione fisica. L’amore romantico, quello tra due innamorati corteggiati dalle loro amorevoli effusioni ignari e dimentichi del mondo circostante. E l’amore vagheggiato, filosofico, platonico, scritto su un pezzo di carta sul fluire di parole gentili dettate dal genio sentimentale che alberga in ciascuno di noi. L’amor che move il sole e l’altre stelle, scriveva Dante, l’amore diventa il meccanismo del mondo e di tutta la vita, come ci insegna il verso 145 del Canto XXXIII del Paradiso nella letteratura. Lo sa bene il regista e scrittore francese, perché “A letto con Sartre” – commedia ironica presentata nella sezione Première al Festival di Cannes – parla proprio di amore contemplato, (non) ricambiato, sospeso tra poesia, filosofia e teatro. Uomini dabbene che non hanno paura di macchiarsi le mani di sangue, la violenza come alleata in una isolata città portuale ma lusingati dall’idillico desiderio di amare che fa capitolare financo i cuori più duri.
C’è chi pensa che l’amore stia in una lezione di fisica quantistica, nell’equazione di algebra lineare o su una vetta impossibile da scalare senza ossigeno. Chi, invece, che sia una debolezza, una malattia, chi una passione votata alla degenerazione. C’è chi medita sull’amore come liberazione, evasione, voglia di lasciarsi andare al divenire del dolce pàthos che ci distoglie dalla solerte routine. E c’è chi confessa che l’amore possa valicare le apparenze, che anche i più forti abbiano un avatar sognatore. Proprio come il regista de “Il condominio dei cuori infranti” (2015), che crede che l’amore e la scrittura siano il rimedio alla solitudine e guariscano con il loro potere terapeutico
Un regista innamorato dell’idea dell’amore che ha saputo proiettare sul grande schermo quel piccolo fiore poetico dai colori inimmaginati che fa capolino in un campo di primavera. Une petite fleur che nasce nel profondo, scava dentro la nobiltà d’animo e si inebria di quel dantesco «Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende» per rammentare quanto l’amore chiuda gli occhi e si lasci invadere dai suoi ineffabili colori d’opale.
I personaggi di questo film possono spavaldamente determinarsi al pari di Sartre nella ricerca delle proprie regole e della propria volontà. “A letto con Sartre” è un percorso personale, privato eppure collettivo, di una manica di gradassi che interpretano la bellezza a modo loro, in maniera poco convenzionale ma non per questo meno intensamente. Una vita spericolata e romanticizzata nella quale duri dal cuore tenero diventano i protagonisti di una favola d’amore dai toni comici e surreali.
Testa tra le nuvole e pugni in tasca, un business da portare avanti e un mare in cui perdere il cuore: è il crocevia di un viaggio in bilico tra freddo e bellezza. Lieta di perdersi nell’incompiutezza per solidarietà verso i propri personaggi, “A letto con Sartre” è un’opera che fa sorridere e sospirare, in fede alla tradizione del cinema francese esistenziale e umoristico. Con le loro camicie a maniche corte, gli allegri personaggi di Benchetrit abitano un mondo in apparenza scapestrato, appiattito sui peggiori cliché, ma anelano a qualcosa in più nell’anima. Una situazione che, unita alla particolare temperatura di humor, ricorda i territori di “Soprano” di David Chase. Siamo però in Europa, più in particolare in Francia, allora l’introspezione analitica è d’obbligo: allora eccoli, questi uomini, aggirarsi negli anfratti sordidi del porto e intanto interrogarsi sulla felicità, sulla potenza della poesia. Nessun ossimoro, sia chiaro. Perché quando l’incontro tra la terra e lo spirituale funziona, il tintinnio è limpido e vigoroso. E quella che è una sorda stranezza non difetta mai di curiosità.
Roberto Romeo

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