Prima la pandemia, ora la guerra in Ucraina. Se la prima emergenza ha messo a durissima prova il settore agricolo, la seconda rischia di mandarla al tappeto con tutte le drammatiche conseguenze che possono derivarne in termini di lavoro ed occupazione, aziende chiuse e famiglie costrette a lesinare anche sugli acquisti dei beni di prima necessità. E’ uno scenario drammatico quello che si prospetta per il settore agricolo se il Governo non interverrà subito per calmierare oltre ai costi dei carburanti anche quelli dei beni di prima necessità. I costi proibitivi dell’energia stanno strangolando le imprese, in particolare nel settore agricolo. Quelle imprese che non si sono mai fermate – con grande sacrificio – anche negli anni della pandemia, ma che ora rischiano di crollare. Il peso dei costi dell’energia infatti rischia di rendere impossibile la gestione delle imprese che trovano più conveniente non raccogliere più i prodotti dei campi lasciandoli direttamente sulle piante.
Questo determina anche una riduzione dei braccianti da impiegare già fortemente precari – in virtù anche della stagionalità del lavoro svolto – e già costretti a fare i conti con misere retribuzioni. Occorre non perdere tempo garantendo sostegni adeguati a tutto il settore agricolo per evitare il tracollo di imprese e nuova disoccupazione, oltre ad ulteriori rincari sui prezzi dei prodotti che la stragrande maggioranza dei consumatori, e quindi le famiglie italiane, non riuscirebbe a sostenere. Non possiamo permetterci di perdere altri posti di lavoro! Nel ribadire il nostro «No alla guerra, sì alla pace» – così come è scritto nel Dna della Cgil – la Flai di Brindisi chiede interventi urgenti prima che il settore primario, già fortemente provato dalla crisi provocata dalla Covid, finisca per capitolare sotto gli effetti nefasti che il conflitto rischia di provocare già nel breve periodo.
Cosimo Della Porta – Segretario Generale Flai-Cgil Brindisi