Il duo di simpatici zuzzurelloni Alessandro-Francesco, in questa loro terza fatica letteraria, continua a volare a bassa quota, non perché i due non siano degli svegli aquilotti: lo fanno solo per rendere più visibile il velivolo da cui scaricano pacchi zeppi di spiritosaggini e varie amenità a beneficio del più vasto dei pubblici possibili, mediamente giovane, giovanilistico e acculturato. Il tono leggero e la cifra stilistica da giornaletto liceale, concorrono a conferire al testo un’impronta di scanzonata e disimpegnata modesta divulgazione, nel solco della tradizione Facebook tracciato dai due spiritosi di turno, provetti archimandriti della pagina FB «Se i social fossero sempre esistiti», dove vantano una moltitudine di seguaci osannanti.
I due adultescenti autori, Francesco Dominelli e Alessandro Locatelli, oltre a far rima, fanno molto altro: sfornano libri a quattro mani, animano la seguitissima pagina FB da loro creata, sono rispettivamente Senior social media e Contact director l’uno e Social Media Specialist e Marketing Manager l’altro. Credo che la loro poliedricità cazzeggiatrice troverebbe un’ottima collocazione in uno studio radiofonico (oh yes), lì potrebbero davvero scatenarsi proponendo a raffica, tra grasse risate e urlacci, tutto il notevole repertorio di frizzi e lazzi che tanto piace al popolo social.
Ma torniamo al libro in esame. Se lo humour appare a volte forzato, poco importa: resta un peccato veniale che ben si addice ad un libro mordi e fuggi che fotografa alla perfezione «L’insostenibile leggerezza dell’essere social …». Malgrado alcuni trafiletti di presentazione assai benevoli e un po’ ruffiani, il libro non ha grossi meriti se non quello di voler raggiungere un pubblico che di mitologia non sa nulla, ma le battutine continue sono deboli e stucchevoli (Zeus che potrebbe essere protagonista di «Alta infedeltà» su Real Time, la Maionchi giudice della gara tra Apollo e Marsia, Ares con la pistola nelle mutande, ecc…). Incomprensibili anche alcuni errori marchiani (Atteone trasformato in gazzella anziché in cervo e il monte Nisa collocato in Arabia e non in Beozia). Insomma, è una tipica trattazione pop ispirata al principio della «reductio ad ridiculum» a beneficio di lettori senza particolari pretese: nessun confronto possibile con «I grandi miti greci» di Luciano De Crescenzo, leggero al punto giusto ma molto ben strutturato e narrato. Resta comunque un libro da leggere, almeno per curiosità, per evasione, e magari anche come antidoto a certe pesantezze librarie in cui capita di incorrere.
Gabriele D’Amelj Melodia
Cultura: «grandi miti classici», è un libro social, e si vede …
(Visited 98 times, 1 visits today)