Premessa necessaria: questo articolo non è una «marchetta», ma lo spontaneo apprezzamento per un’iniziativa commerciale che può in qualche modo contribuire all’arricchimento dell’offerta culturale a Brindisi. Parliamo della riapertura del Mondadori Bookstore in corso Garibaldi dopo lunghi lavori di ristrutturazione degli spazi interni. L’attività è stata avviata alcuni anni fa nei locali della storica Libreria Piazzo, fondata – e sapientemente condotta fino alla sua scomparsa – da Maria Cristina Piazzo (per la cronaca, la sede originaria è stata per molti anni quella di piazza Vittoria), garantendo continuità a un esercizio considerato un punto di riferimento per moltissimi lettori e studiosi. I nuovi ambienti, razionalizzati e più funzionali sul piano espositivo e su quello della facilità della ricerca dei testi (ma un infopoint è sempre operativo), sono ora dotati sia di uno spazio per la consultazione (wifi libero) e per incontri culturali o presentazione di libri, sia di un angolo bar, ed entrambi hanno subito riscosso i favori del pubblico con un’intensa frequentazione.
A pochi giorni dalla riapertura, abbiamo incontrato Domenico Pinto (foto), cofondatore e titolare della libreria con Diana Politano, sua «compagna di questa avventura e anche di vita», e con lui abbiamo scambiato alcune considerazioni sulla svolta impressa alla loro attività.
Riqualificare e riammodernare una libreria del centro cittadino, con un investimento significativo di risorse economiche e umane, è una reazione in termini di sfida alla crisi dell’editoria italiana? «Non so se sia possibile parlare di crisi dell’editoria intesa come crisi di modello economico, e se non occorra forse, maggiormente, indicare una più profonda frattura fra l’oggetto-libro come veicolo di conoscenza e la società a cui questa conoscenza sarebbe destinata. Qui risiede un paradosso: il libro perde prestigio e centralità ma l’industria che lo produce, pur animando un mercato tutto sommato piccolo, non conosce flessioni significative».
La libreria Mondadori si è arricchita di uno angolo caffetteria con un’area per incontri, colmando in qualche modo (con le dovute differenze nella funzione degli spazi) il vuoto lasciato dalla storica «Camera a Sud», che ha tracciato un segno nelle vicende culturali di Brindisi. Intendete riproporre l’impostazione di caffè letterario, favorendo anche una socialità più «conviviale»? «Lo sviluppo che abbiamo pensato per la nostra libreria è da intendersi più come una risposta allo spazio perso dai libri nella nostra vita: inseriti in un luogo nuovo, più accogliente e conviviale, dotato di una caffetteria e predisposto a ospitare incontri e piccoli concerti; i libri sono chiamati a essere ciò che sono sempre stati, ossia il crocevia delle nostre immaginazioni».
Una libreria assume di fatto un ruolo nevralgico nel tessuto socio-culturale di una comunità attraverso un’attività che trascenda la mera funzione commerciale. Come pensate di adempiere a questo compito? «In passato la città ha conosciuto esperienze simili che sono rimaste impresse nella memoria comune. Noi speriamo, a nostra volta, di giocare un ruolo nella costruzione, che sappiamo lunga e complessa, di un continuo percorso di crescita collettivo e cittadino». (d.sap)