Avevamo presentato una mozione con cui si chiedeva l’adozione di una nuova variante urbanistica per i comparti Tuturano e Torre Rossa, Giambattista, Palmarini Schiavoni, Muscia e Montenegro. Agli originari firmatari se ne sono aggiunti altri nel corso della discussione. L’obiettivo era di offrire un rimedio “giurisdizionale”, nei limiti della normativa vigente, ai proprietari degli immobili localizzati nei suddetti comparti che hanno effettuato modifiche o ampliamenti successivamente alla presentazione della domanda di condono e che sono stati, o lo saranno a breve, destinatari di ordinanze di demolizione di parte o dell’intero fabbricato in cui risiedono. Il solo avvio della nuova variante avrebbe impedito l’esecuzione di tale ordinanze “poiché verrebbe meno l’interesse pubblico alla demolizione” (da ultimo: TAR Lombardia Sez. II n. 58 del 25/02/2020). Un gesto di responsabilità eminentemente politico cui era stato chiamato a pronunciarsi l’intero Consiglio Comunale e che poteva prescindere, come è emerso chiaramente nel corso della discussione, dai pareri tecnici sfavorevoli. Ebbene la mozione non è stata approvata per un solo voto di differenza e solo perché alcuni consiglieri comunali di opposizione hanno dovuto astenersi dal voto per motivi di opportunità. A favore ha votato un consigliere di maggioranza del partito democratico mentre altri appartenenti allo stesso gruppo si sono astenuti dal partecipare alla votazione nonostante le dichiarazioni rese dal vice capogruppo che si era pronunciato a favore della mozione, proponendo però un ritiro della stessa e la presentazione in un’altra seduta. Insomma, la solita tattica dilatoria che caratterizza l’azione del maggiore gruppo di maggioranza in seno al Consiglio Comunale, sempre più ostaggio del movimento Brindisi Bene Comune.
Per comprendere bene le motivazioni che ci avevano spinto a presentare la mozione, nonostante che qualcuno abbia maliziosamente cercato di farci passare per difensori degli abusivi o, addirittura, istigatori di nuove forme di abusivismo, giova ricordare che la Legge 47/1985 consentiva di sanare gli immobili costruiti senza concessione edilizia ed ultimati entro la data del 1° ottobre 1983. I Comuni erano tenuti a perimetrare le aree in cui insistevano gli insediamenti abusivi e ad adottare le conseguenti varianti urbanistiche. Il Comune di Brindisi approvò le perimetrazioni con deliberazione del Consiglio Comunale n. 7 del 18/02/1987 e adottò le varianti di recupero con deliberazione del Consiglio Comunale n. 118 del 27/07/2000. Tali varianti furono poi definitivamente approvate con deliberazione del Consiglio Comunale n. 183 del 27/11/2000, piu di 20 anni fa! Solo nel 2005 le varianti di recupero approvate dal Consiglio Comunale ricevettero l’assenso definitivo della Regione Puglia. Va anche ricordato che il Piano Regolatore Generale era stato adottato con deliberazione n. 6 del 10/01/1980 ma che era stato approvato in via definitiva dalla Giunta Regionale solo con deliberazione n. 10929 del 28/12/1988. Il PRG quantificava in 34.300 stanze il fabbisogno abitativo cui non si poté dare da subito soddisfazione atteso che solo a decorrere dagli anni 2000 venivano approvati gli strumenti attuativi previsti dal PRG (Piani di recupero, Piano di zona, eccetera). In conseguenza di tale inerzia si verificò un esteso abusivismo di necessità cui si tentò di porre rimedio con le varianti di recupero approvate nell’anno 2000.
Per venire ai giorni nostri l’Amministrazione Comunale ha finalmente avviato l’esame delle domande di condono pendenti presso l’ufficio urbanistica. E subordina il rilascio della agognata concessione edilizia alla circostanza che non siano stati commessi altri abusi oltre a quelli denunciati con la domanda di condono. In realtà è accaduto che molti degli autori degli abusi, in ragione delle mutate esigenze familiari e a causa dell’enorme lasso di tempo trascorso tra la presentazione delle domande di condono, l’adozione delle varianti di recupero e l’approvazione definitiva da parte della Giunta Regionale , hanno realizzato nuovi vani o pertinenze rispetto a quelle esistenti al 1°ottobre 1983 non avendo potuto beneficiare, perché ancora privi di concessione edilizia, delle norme che avrebbero consentito tali ampliamenti senza incorrere in illeciti edilizi. Intendiamo riferirci, in particolare, al Piano casa, introdotto dal Decreto Legislativo 112/2008 ed operativo dal 1° aprile 2009, con la finalità di incentivare gli investimenti dei privati per migliorare o implementare le abitazioni esistenti al fine di corrispondere al fabbisogno abitativo evitando l’ulteriore consumo di suolo. A poco è valso sostenere in Consiglio Comunale, come ha fatto l’Assessore Borri, che tutto si risolverà con il nuovo Piano Urbanistico Regionale. Uno strumento che è come l’araba fenice, di cui si parla da anni ma che nessuno ha mai visto. Intanto i destinatari delle ordinanze di demolizione saranno costretti a demolire parte della loro abitazione e non avranno a disposizione alcun rimedio giurisdizionale per evitare tale evenienza.
I Consiglieri Comunali Gabriele Antonino, Umberto Ribezzi, Massimo Ciullo, Massimiliano Oggiano, Luciano Loiacono, Ercole Saponaro.
Nella foto i consiglieri comunali Ercole Saponaro e Gabriele Antonino.