Autore: IN EVIDENZA Rubriche

Certi afosi pensieri di mezza estate

Il divano no, è troppo bollente. Per questo me ne sto mezzo stravaccato alla Fantozzi su una comune sdraio da spiaggia, nel mio immaginario spazio di lido marino che è il salotto di casa, attraversato dagli inutili soffi di un ventilatore made in China che alterno all’aria consizionata, il cui costo mi fa ancora più paura dell’afa. La TV, a cui ho messo la mordacchia all’audio, continua a trasmette vecchi film torturati da infinite interruzioni pubblicitarie. Sono estenuato e mi sudano anche le meningi. Sto vagamente pensando al pezzo da scrivere «entro la prima mattinata» del giorno che incombe, come da diktat del mio amato carnefice direttore Celeste. Ma la mente è vuota, oziosa, sono preda di un’astenia neghittosa che produce solo echi di nostalgiche rimembranze … Ma dove sei andata a nasconderti o cara e salvifica tramontana che per anni hai sferzato le nostre coste, i nostri capelli e i nostri cuori, riempiendoci i polmoni di  iodio salubre, in un carosello di bandierine rosse che garrivano nel cielo terso, a partire da Lido Malcarne fino tutto il Lido Azzurro e le selvagge spiagge d’Apani!? Ah quelle belle stagioni passate accoccolati dietro le cabine, travolti da raffiche che spazzavano il litorale e ci facevano sentire, forte e chiaro, il ruggito di un mare spumeggiante in cui i più temerari sfidavano onde alte e impetuose … Poi, quando dopo i classici tre giorni, il benefico vento dell’Est si quietava un po’, tutti a giocare a pallone o a quel gioco che allora  si chiamava ancora pallavolo e non beach volley … E il gioco dei tamburelli, quelli fatti di pelle come i Jambè, non le orribile palette in legno di oggi, ve li ricordate? Bum … bum … con corollario di tuffi sabbiosi e acrobatici per fare colpo sulle ragazzine. E i soliti pensionati invidiosi a borbottare … «Sciate chiù a quedda vanda, Mè!».

Si, lo so, ho imboccato la via della nostalgia canaglia, e con questo? Forse che non abbiamo, noi teste canute, il diritto alla memoria ristoratrice? Chi potrà mai dimenticare l’allegra danza delle angurie semi sommozzate, la vertiginosa fragranza di leggendarie parmigiane della nonna (altro che quelle vendute oggi ai Prontocuoci!). «Con le pinne, fucile ed occhiali» cantava l’allora giovane Edoardo Vianello, e noi davvero ci tuffavamo in quel mare che era «una tavola blu», sempre cercando di strusciarci alle belle ninfe che ci passavano a tiro. Le ragazze a quei tempi indossavano costumi più castigati, ma non per questo erano meno belle e desiderabili. La sera si andava a ballare sulle terrazze e la musica era diffusa da un giradischi, manovrato dai più timidi e brufolosi della comitiva, parola andata da anni in disuso, al pari di «fidanzato/a» e «coppia». Oggi imperano gli «scopamici» e i «compagni»  (che sono tali anche senza la tessera del Pci). Insomma la «bella estate» ci scorreva addosso, come quella vissuta da Cesare Pavese … «Della mia infanzia non mi restava che l’estate». Oggi tutto è cambiato: mi piace solo l’estate di Vivaldi e quella di Jovanotti. Il caldo ardente mi sfinisce, l’umido mi crea spossatezza e domani non saprò cosa scrivere. Quando il Celeste mi solleciterà il pezzo, non potrò che rispondergli con un filo di voce il classico «Antò, fa caldo …».

Gabriele D’Amelj Melodia (Agenda Brindisi – 8 luglio 2022)

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