Si può immaginare una città con meno rifiuti in strada? Almeno in alcune zone o in determinati orari? Se lo chiedono un po’ tutti. Il tema sembra sentito anche sulla stampa locale e sui social, dove continuano a essere abbastanza numerose le segnalazioni riguardo la presenza di sacchetti e rifiuti nel centro città e non solo. Si tratta di un tema di cui ci siamo occupati tante volte, sottolineando quanto possa essere rischioso concepire un servizio di raccolta similare per tutte le zone della città. Come si può pensare che la classica modalità di raccolta «casa per casa», effettuata nemmeno più con i bidoncini ma con i sacchetti lasciati fuori dai portoni, possa essere valida anche in luoghi decisamente più frequentati di altri? Luoghi dove magari vi sono molti locali – pensiamo al Lungomare o alle vie limitrofe al teatro «Verdi» – o ricchi di monumenti? In questa rubrica più volte si è provato a proporre esempi di altre zone d’Italia, dove magari – si citava Salerno – vi è una netta differenza tra le zone rispetto agli orari obbligatori di rilascio dei sacchetti. Come possiamo pensare che – come spesso accaduto questa estate – si esca la sera per una passeggiata lungo i corsi, magari affollati di turist, e ci si trovi a fare uno slalom tra i sacchetti riposti tutta la notte sotto gli alberi? Non solo il risultato è evidentemente anti estetico ma nell’ipotesi di una giornata ventosa in pochi minuti si vedrebbero parti di rifiuti svolazzare lungo le strade, come ahinoi troppo spesso si vedeva nelle calde sere estive. Se a tutto ciò aggiungiamo il rischio di insetti e animali che in queste situazioni sguazzano, allora il danno è completo. A questo tema si somma anche quello delle UND, le utenze non domestiche, i rifiuti conferiti dai locali, ristoranti, pub e così via. In questo caso il problema non è quello dell’abbandono libero dei sacchetti in strada, perché di solito ogni locale ha un proprio cassonetto esterno. Eppure troppe volte abbiamo visto i bidoni nei luoghi più assurdi. Quest’estate, sul lungomare, erano praticamente ovunque, tra una palma e una panchina: antiestetici e, soprattutto, causa di cattivi odori. Come uscirne, dunque? Riguardo il tema delle UND anche nelle grandi città ci si interroga molto su quale sia la migliore strategia. In alcune zone della Capitale, ad esempio, si è scelto di cambiare il classico metodo del rilascio dei sacchetti in strada. Il motivo è che spesso non vengono rispettati gli orari e un esercente che dovrebbe lasciare i sacchetti dalle 24.00 in poi, ad esempio, per comodità li lascia in orari diversi, abbandonando le buste per ore nelle piccole e affollate strade del centro, con un risultato che, in termini di decoro, si può immaginare. Per queste zone sono state ipotizzate diverse soluzioni, alcune già avviate in qualche rione centrale. Ad esempio nelle zone maggiormente coinvolte dal prossimo Giubileo, che inizierà nel 2025 ma sul quale si è già a lavoro, si è proceduto con un accordo tra l’Amministrazione e la società dei rifiuti. Un patto per rendere più decorose le strade che giornalmente vengono visitate da migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo. È partita dunque una sperimentazione: i commercianti dovranno portare tutte le tipologie di rifiuto in zone prestabilite, precisamente quattro piazzole disposte in altrettante vie del quartiere. E potranno farlo da mattina a sera, dalle 7 alle 2.30 della notte. Qui vi saranno degli addetti per supportare gli utenti e controllare che il conferimento venga effettuato in modo corretto. Si tratta, dunque, di mini centri di raccolta sparsi nel centro urbano, addirittura in zone storiche. Il che rende il servizio obbligatoriamente poco impattante sul territorio. Il tutto viene fatto in poco spazio e con l’utilizzo anche di piccoli mezzi di raccolta già presenti in loco. È ipotizzabile anche da noi? Perché no, magari nella zona di via Spalato, molto ampia e non abitata. Proprio nell’ampio spiazzo adiacente al centro vi è inoltre una piccola e moderna isola ecologica, dove chiunque, dotato di documenti, può aprire i cassonetti e conferire. Ma ogni qual volta mi sono affacciato, nel corso dell’estate, lo schermo risultava spento e il servizio inutilizzabile. Pensare, magari, a un’isola provvisoria, per i tantissimi esercenti dei quartieri limitrofi potrebbe rivelarsi una opzione vincente, rapida e poco impattante. Così come pensare – come si fa in altre grandi capitali – a isole itineranti nella città, la domenica, per gli utenti privati, può rivelarsi altrettanto utile. Ma si tratta, ovviamente, di soluzioni che devono essere realizzate per bene, con serietà e attenzione da parte di tutti gli attori coinvolti, cittadini in primis.
Andrea Lezzi (Rubrica BRINDISI VISTA DA ROMA – Agenda Brindisi 21 ottobre 2022)