Autore: IN EVIDENZA Rubriche Zona Franca

Brindisi, storie di «sottrazione»

La spoliazione – Nel gennaio del 1927 Brindisi fu elevata «alla dignità di Capoluogo di Provincia», forse perchè il regime fascista, ammiratore dell’Impero romano, riconoscendo l’importante ruolo della città avuto in quel periodo si illudeva di ripeterne i fasti. La costituzione come capoluogo di provincia comportò una serie di vantaggi che contribuirono allo crescita della città grazie anche ad una vivace classe imprenditoriale, ben descritta in una mostra allestita dall’Archivio di Stato di Brindisi dal titolo «Qui … dove la terra finisce e il mare comincia: memoria e immagine dell’impresa». Di quella mostra rimane un catalogo che fu realizzato a cura di Elena Lenzi e Maria Ventricelli.
Da allora è passata molta acqua sotto i ponti e, da qualche decennio, ha trascinato con sè buona parte di quei vantaggi che lo status di capoluogo aveva dato. Piano piano Brindisi è stata privata di vari centri di prestigio e di autonomia amministrativa. Un’operazione condotta con la logica degli accorpamenti, fatti per altro senza una logica plausibile: la sede della Banca d’Italia venne accorpata a quella di Lecce, la Camera di Commercio pare si accorpi con quella di Taranto, l’Autorità portuale è entrata nel sistema portuale gestito a Bari, l’Arsenale della Marina Militare ormai dipende da quello di Taranto per la parte decisionale, ecc… In questi giorni la cronaca parla di un’ulteriore «sottrazione» con l’eventuale chiusura di quella che era un’importante base dell’Aeronautica Militare italiana: ospitava il 32° stormo, la cui memoria è affidata ad un cimelio, un caccia G91 posto sul piazzale dell’aeroporto civile. La presenza dell’Aeronautica Militare potrebbe cessare dal primo gennaio del 2022 o, nella migliore delle ipotesi, subirebbe un drastico ridimensionamento per farla divenire un gruppo alle dipendenze del Quartier Generale di Bari Palese.
Quando un territorio viene privato di pezzi importanti del proprio tessuto socio-amministrativo è conseguente che oltre a perdere occupazione perde in qualità, e competitività, diventa più povero e fragile, vulnerabile e facilmente «attaccabile» da chi vuole imporre cose improponibili: il rischio è finire in un vortice che trascina sempre più giù. E verrebbe da chiedersi se la marginalità politica, economica e culturale del nostro territorio sia la causa o la conseguenza di tale situazione. Queste considerazioni non sono frutto di ipotesi o ragionamenti soggettivi ma di una lettura oggettiva della storia di questa città.
Intel come Alenia? – Oltre la predetta «spoliazione», il territorio ha pagato per anni un tributo pesante in termini di inquinamento ambientale (oltre che sociale) e di salute, causato da un comparto industriale (chimico ed energetico) che alla fine ha fatto rimanere in braghe di tela una città con una grave crisi occupazionale. Negli anni scorsi si era presentata l’occasione per risarcire, in qualche modo, la città e il territorio con l’arrivo dell’Alenia i cui investimenti avrebbero dato ossigeno all’asfittica economia locale portando investimenti e occupazione, oltretutto erano presenti nel territorio ottime professionalità nel settore aeronautico. Se si rilegge la cronaca di quegli anni si comprende quanta illusione si creò e quale fu la delusione patita. Alla città, chi decise, disse «vabbe’, l’importante è che l’investimento si faccia in Puglia, non è il caso di fare del campanilismo». Ecco, quando ti vogliono fregare tirano in ballo la deminutio del campanilismo.
In questi giorni è di pubblico dominio l’investimento di Intel, nota e importantissima azienda multinazionale statunitense per la produzione della componentistica per la microelettronica, un investimento miliardario che produrrebbe centinaia di posti di lavoro. Va da sè quanto i territori ambiscano ad un tale investimento con la conseguenza di una spietata concorrenza tra essi. Secondo una dichiarazione del presidente dell’Asi Brindisi, Vittorio Rina, già dal 6 luglio scorso è stata inoltrata alla Regione Puglia una manifestazione d’interesse. Quindi Brindisi c’era, ma dalle prime notizie pareva il contrario. Tant’è che il consigliere regionale Fabiano Amati in un tweet del 28 ottobre scorso si lamentava (giustamente) che «per ospitare la fabbrica (Intel ndr) la Regione ha analizzato aree a Bari e Lecce ma in realtà l’unico sito idoneo (300 ettari, strade, aeroporto e porto) si trova nella zona industriale di Brindisi». Non c’è dubbio che Brindisi, sia come disponibilità di aree che, soprattutto, come caratteristiche infrastrutturali, cioè per collegamenti aria-mare-terra, possa competere ad armi pari con qualsiasi realtà.
Quindi a decidere saranno come al solito altri fattori, quel peso politico che la nostra classe politica sembra non avere o non volere. Perchè è chiaro che di fronte a situazioni del genere bisogna fare squadra: o si vince uniti o si perde tutti … e non credo che miserevoli strumentalizzazioni politiche possano portare soddisfazioni. Con questi presupposti speriamo che non si ripeta la storia dell’Alenia.

Giorgio Sciarra (Rubrica ZONA FRANCA – Agenda Brindisi 5 novembre 2021)

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