ZONA FRANCA – Il 18 ottobre 2012, il Commissario dell’Autorità Portuale, ammiraglio Ferdinando Lolli, rispondendo all’associazione Italia Nostra, sottolineava che «il Capannone Montecatini è bene demaniale, storicamente destinato – anche alla luce della sua naturale collocazione – all’uso portuale e rimesso alla gestione dell’Autorità amministrativa competente». Questa è una delle più «recenti» ed esplicite dichiarazioni dell’A.P. sul destino del capannone. Nel 2009 la stessa A.P. aveva indetto un concorso, pubblicato sulla Gazzetta Europea, per la riqualificazione interna del capannone e la sistemazione dell’area esterna ai fini portuali e prevedeva per la realizzazione dell’intervento oggetto del concorso una spesa pari a 11 milioni di euro. Al bando parteciparono diversi studi di architettura (foto).
Quella del Capannone è una storia complessa, dalle mille idee per utilizzarlo, spesso contrastanti e poco chiare: per elencarle tutte non basterebbe lo spazio a mia disposizione. Ogni volta che è stato «riesumato» per utilizzarlo in uno qualsiasi dei tanti, quanto diversissimi, eventi è stato un continuo divagare sul possibile uso futuro, come se si fosse venuti a conoscenza della sua esistenza solo in quel momento. Cosa che immancabilmente si è verificata anche in occasione del recente evento canoro. Comunque, quando si parla di questo argomento bisogna tenere presenti due possibili scenari.
Primo scenario – E’ del tutto evidente che l’AdSP MAM sarebbe ben lieta di sbarazzarsi del capannone ex Montecatini: in tante dichiarazioni si coglie questa «voglia» non troppo velata. Non è ben chiaro perchè il Comune pare assecondare questo «piano». Questa «voglia» e la decisa volontà di non adeguare il canale Pigonati per agevolare l’ingresso delle navi nel porto interno (leggi seno di Levante) sono due chiari indizi di un evidente disinteresse nei confronti del porto interno. Se si vuole eliminare il traffico mercantile e passeggeri dal porto interno, basta dirlo, basta essere chiari senza usare giri di parole. E’ una scelta, ma occorre che le alternative, al traffico portuale, siano esplicitate in modo chiaro e non campate in aria.
Come alcuni «megafoni» hanno anticipato, per realizzare tale disegno sarebbe da eliminare la recinzione di security. Ma dovrebbe essere evidente, se queste sono le idee «nascoste», che l’operazione non si può esaurire con la sola cessione del capannone ma deve essere «completa», facendo recuperare alla città tutto il seno di levante sino (e compresa) all’ex stazione marittima che, a questo punto, sarebbe inutile che ospiti ancora gli uffici dell’AdSP dal momento che sarebbe opportuno che gli stessi fossero collocati dove pulsa la vita portuale. Se il sindaco Riccardo Rossi ha questa idea, stavolta in sintonia col presidente dell’AdSP, è opportuno che illustri pubblicamente le sue idee in tutta la loro completezza, ma è bene ripetere che far rientrare nelle disponibilità dell’Amministrazione comunale il solo capannone non ha senso, perchè sarebbe un progetto monco che nella realtà creerebbe più problemi di quanto ora non si faccia vedere.
Bisogna tener conto che l’idea del quartiere fieristico – del quale parla la CNA riproponendo una sua idea progettuale del 2019 – fu annunciata il 28 luglio 2009, con una conferenza stampa, dal presidente dell’Autorità Portuale, Giuseppe Giurgola, e dal sindaco, Domenico Mennitti, che espressero l’intenzione di individuare un’area fieristica «e quella di Sant’Apollinare ci sembra la migliore soluzione tra ciò che era disponibile in ambito portuale» e che «la volontà unanime manifestata dal Comitato portuale dovrà essere trasferita sul piano formale nei tempi più brevi possibili».
Nonostante tali proponimenti, nel 2014 fu avviata la costruzione della recinzione di security che terminò nel 2017. Sarebbe interessante vedere in pratica come si concilierebbe un quartiere fieristico (come delimitato dalla CNA), con l’attività dei futuri accosti di S. Apollinare e la conseguente necessaria cintura doganale: pensare che la recinzione di security non complichi la coesistenza con questa idea è quantomeno semplicistico. E come può pensare l’AdSPM di eliminare una parte consistente di recinzione dopo che, per motivare il diniego all’adeguamento del Pigonati, ha fatto rilevare che la Corte dei Conti avrebbe potuto individuare un danno erariale?
Secondo scenario – Invece di mettere una pietra tombale sulla portualità del porto interno si dovrebbe cercare, se esiste davvero l’intenzione, di ridargli nuova vitalità, lavorando per far entrare le navi nel porto interno e ciò a prescindere dagli accosti che si vogliono realizzare in quello medio.
La manifestazione d’interesse della Yilport per utilizzare il Capannone, in parte come terminal e per altre attività pubbliche, ad alcuni è convenuto derubricarla come «boutade elettoralistica». Era, invece, «molto interessante» come riconobbe il rappresentante del Comune in seno al Comitato di gestione dell’Ente portuale. Ma quella manifestazione d’interesse non ha avuto alcun seguito, in attesa di decidere il luogo dell’incontro: Brindisi o Bari. Aspettiamo!
Giorgio Sciarra (Rubrica ZONA FRANCA – Agenda Brindisi 22 ottobre 2021)