Se volessimo affidarci a una citazione squisitamente pop per definire la Festa della Repubblica appena passata, potremmo facilmente ispirarci al noto film generazionale «Ritorno al futuro». La ragione risiede certamente nel significato profondo che assume questa ricorrenza. Arrivata allo scadere di una crisi senza precedenti, che ci impone uno sguardo coraggioso al domani, nella consapevolezza di un passato importante della nostra Repubblica, che – non per niente – il Capo dello Stato ha definito «una storia di successo».
«Questo è il tempo di costruire il futuro», ha esortato Sergio Mattarella, e questo compito «spetta ai giovani». Notevole lo spazio dedicato alle nuove generazioni nel suo intervento, uno dei più lunghi del suo settennato: venti minuti, suddivisi in nove pagine. Pagine in cui il Presidente della Repubblica ha parlato – con un atteggiamento tutt’altro che pedagogico – soprattutto ai giovani e ha raccontato i successi e la forza del nostro Paese attraverso esempi concreti ed efficaci. Parlando della nostra storia come di un percorso a ostacoli, contrassegnato da traumi e da sconfitte ma anche da grande capacità di ripresa e una certa dose di resilienza. Un termine che non a caso è ritornato in voga in questi mesi, difficili come dopo una guerra. Dell’intervento del Capo dello Stato mi hanno colpito soprattutto le figure femminili citate: sei donne straordinarie, con storie, vite, destini differenti, ma dalle quali possiamo imparare tanto.
Seppur in una giornata scandita da una certa sobrietà, come accaduto anche Brindisi, dove in una assolata Piazza Santa Teresa la cerimonia ha mantenuto un tono particolarmente misurato e solenne, non è sfuggito ai più l’approccio energico di Mattarella. Nel suo atteggiamento, caratterizzato da uno stile decisamente più attuale, si percepisce tutta la voglia di dare un segnale importante, che annuncia un momento di svolta. «Come nel 1946», dopo la guerra, «è tempo di ricostruire» e per farlo bisogna essere consapevoli della forza della propria storia e bisogna avere quell’ottimismo con cui, 75 anni fa, gli italiani si risollevarono dalle macerie. Oggi sociali, all’epoca reali, ai bordi delle strade.
Una lettura significativa dei giorni che stiamo vivendo, alla quale si lega quella successiva, in cui trova spazio una citazione di De Gregori. Il Capo dello Stato riprende un suo brano storico: «La storia siamo noi’, ‘nessuno si senta escluso’. Proviamo a leggere così questi settantacinque anni di vita repubblicana: da una prospettiva diversa che ci consente di cogliere i profili di soggetti che spesso sono rimasti nell’ombra, sullo sfondo». La storia siamo noi cittadini, dunque, nessuno escluso e tutti coinvolti, in una grande opera di rinascita per il Paese.
Ammetto di aver proiettato questa straordinaria riflessione sul contesto locale, pensando alla nostra città. È davvero una fase di svolta quella che viviamo: da una parte una grossa crisi sociale ed economica, forte, impattante. Dall’altra una storia tutta da scrivere e la speranza di una grande ripresa economica alle porte. Serve la forza e la combattività dei più giovani. Anche per questo l’appello del Presidente alle nuove generazioni: «a impegnarsi nelle sfide nuove, a cominciare da quelle della sostenibilità e della transizione, verso un pianeta fondato sul rispetto dell’ambiente e delle persone».
È un invito che noi giovani del Sud non possiamo lasciare inascoltato.
Andrea Lezzi (Rubrica BRINDISI VISTA DA ROMA – Agenda Brindisi 4 giugno 2021)
Brindisi: Festa della Repubblica, il «2 giugno» della ripartenza
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