Lo specchio d’acqua disseminato di luci riflesse del porto interno di Brindisi sarà lo splendido scenario di «Commingling», concerto in programma mercoledì 26 agosto alle ore 21 in zona Sciabiche, porta Thaon De Revel. È il terzo appuntamento del «Barocco Festival Leonardo Leo», giunto quest’anno alla sua XXIII edizione per continuare a esplorare l’orizzonte musicale della Scuola Napoletana del Settecento. L’ingresso è gratuito previa prenotazione al tel. 347 060 4118. Lo scivolo di alaggio delle tipiche barche da pesca farà da speciale palcoscenico all’antica pratica delle commistioni in musica, appunto «Commingling». Protagonisti i clarinetti del jazzista Gianluigi Trovesi, il violino del direttore Stefano Montanari, due grandi nomi del panorama europeo, con l’ensemble barocco «La Confraternita de’ Musici». Condurrà la serata il giornalista Antonio Celeste. Gli ormeggi degli “schifarieddi” faranno da speciale fondale al concerto rievocando le atmosfere descritte da Eugenio Montale nel poemetto «Mediterraneo», la capacità del mare di rimanere sempre lo stesso pur mutando continuamente d’aspetto. Il porto vecchio della città ospita un viaggio nei segni della musica quale simbolo di commistioni e contaminazioni di popoli e culture, civiltà ed espressioni artistiche. Al centro della serata il tema della commistione, la parentela tra i generi musicali. Buona parte del repertorio barocco è farcito di danze mutuate dalla strada o dalla campagna e diventate balli di corte e poi brani strumentali puri: anche le suites di Bach sono fatte di sarabande e gighe. La musica barocca, come la danza, è basata sul ritmo, sull’ornamentazione e improvvisazione.
In musica sono rilevanti gli esempi di commistioni: tra musica popolare e musica colta, tra jazz e musica antica, tra contemporanea e medioevale. Un cross-over tra generi e modi, un incrocio di universi linguistici e culturali che finisce col somigliare a quella ‘coalizione di culture’ di cui parlava Lévi-Strauss. La musica ha sempre vissuto di commistioni, alcuni autori riconducono l’universo musicale all’ascolto del presente, fatto di quella trasversalità che cancella generi e gerarchie, tra colto e popolare, tra gradi differenti di identità. Tutto dunque si sfuma, si contamina, si scontorna, si mischia, si fa più evanescente, forse si fa più mobile. E diventa pulsante, presente, vivo e vitale. Anche Johann Sebastian Bach si era appropriato dell’idea quando recuperava le linee popolari delle danze antiche per ripresentarle secondo il suo modello. Le commistioni, e dunque le contaminazioni, si sono rivelate sempre proficue in musica ma solo la storia, col suo inevitabile filtro a maglie strette, ce le consegna colme di arte o semplicemente le ricorda come puro esperimento. Una prerogativa della musica e della sua infinita bellezza, ovvero la capacità di parlare all’anima attraverso sfumature e colori che cambiano e si scambiano tra generi e interpretazioni.