“I costi di benzina e gasolio al distributore hanno raggiunto i massimi storici in questi giorni. Il vantaggio non è solo per i distributori, ma anche per lo Stato che con l’aumento dei prezzi ottiene un maggior gettito fiscale, grazie all’IVA pagata sui prezzi dei carburanti. Solo nell’ultima settimana l’extra gettito è pari a circa 45 milioni di euro in più ai prezzi attuali, rispetto alla seconda settimana di febbraio. Lo Stato ha la possibilità di utilizzare questo tesoretto per sostenere famiglie ed imprese e, in aggiunta, può sterilizzare per qualche mese l’IVA sui carburanti per ridurne in via immediata il prezzo, dando respiro ai bilanci di famiglie e imprese”. Lo sostiene il Presidente di Confindustria Brindisi Gabriele Menotti Lippolis, nel commentare i rialzi dei prezzi di benzina e gasolio. “Il conflitto russo-ucraino – spiega Lippolis – ha determinato un’ulteriore accelerazione dei costi delle materie prime e una forte crescita dei prezzi dei carburanti per autotrasporto. L’incidenza di questa spesa per le famiglie è rilevante e gli aumenti degli ultimi giorni si sono sommati agli incrementi già realizzatisi negli ultimi mesi, che hanno portato all’inizio di marzo a superare il record storico dei prezzi dei carburanti al distributore, toccato dieci anni fa. Questo record è stato superato continuamente nell’ultima settimana e il 12 marzo il costo medio della benzina ha toccato i 2,216 euro al litro, del diesel i 2,172 euro”.
Dall’inizio dell’anno i prezzi di benzina e gasolio- secondo l’analisi dei dati del Ministero dei Trasporti realizzata dall’associazione confindustriale- sono aumentati rispettivamente del 29% e del 37%. Due terzi di questi incrementi si sono avuti dal 24 febbraio, giorno dell’invasione russa dell’Ucraina: +19% per la benzina e +25% per il diesel. “Oltre al conflitto, che è la principale ragione di questi aumenti, si è avuta soprattutto negli ultimi giorni una speculazione inaccettabile da parte di chi fissa i prezzi al dettaglio dei carburanti. Un atteggiamento che non è spiegato dalle dinamiche più recenti dei prezzi delle materie prime energetiche, in calo rispetto ai picchi dei giorni scorsi. Inoltre, c’è da considerare anche che il costo del carburante venduto in questi giorni è stato fissato almeno un mese fa, quando i prezzi del petrolio erano più bassi di circa il 40%. Nel commentare questa speculazione, sabato il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, l’ha definita “una colossale truffa ai danni di imprese e famiglie, su cui guadagnano in pochi. A ben vedere – sostiene Lippolis – lo Stato è uno dei pochi che ci guadagna. È un aspetto che non è stato ancora affrontato nel dibattito pubblico, ma deve essere tenuto in considerazione. Il costo del carburante alla pompa si forma sommando al costo industriale l’ammontare fisso delle accise (che è invariato e non dipende dal prezzo) e applicando su questa somma l’IVA, con un’aliquota del 22%. All’aumento dei prezzi dei carburanti il gettito fiscale aumenta quindi in misura proporzionale: il peso del fisco, in totale, è pari al 59% del prezzo finale della benzina (54,6% nella media europea) e al 55,1% per il diesel (contro il 48,8% medio), dati che pongono il nostro Paese al primo posto in Europa per ammontare di tasse. Senza di esse, dunque, il costo del carburante sarebbe inferiore di oltre la metà. A parità di consumi medi giornalieri, si può facilmente calcolare quanto sia aumentato il gettito fiscale statale solo per effetto dell’IVA, da quando è esplosa la guerra. Secondo le statistiche del Ministero della Transizione Ecologica, in gennaio sono stati consumati 2,2 miliardi di litri di carburanti da autotrasporto (benzina + gasolio), in media circa 73 milioni di litri al giorno. Ai prezzi attuali l’ammontare di gettito fiscale derivante dall’applicazione dell’IVA sarebbe pari a circa 210 milioni di euro a settimana, quasi 45 milioni di euro in più rispetto a metà febbraio, 55 milioni in confronto con gennaio 2022 e ben 75 milioni di euro a settimana in più rispetto a un anno fa.
Questi aumenti – sostiene Menotti Lippolis – hanno contribuito a peggiorare ulteriormente la situazione economica di famiglie e imprese, i cui bilanci sono già stati fortemente intaccati dagli aumenti dei prezzi dell’energia e dell’inflazione nei mesi scorsi. Solo sulle imprese l’extra costo dovuto alla bolletta energetica (a parità di domanda) è di quasi 40 miliardi di euro, quattro volte in più di quanto pagato nel 2019. Le famiglie stanno erodendo il risparmio di 25 miliardi di euro, come aveva stimato un anno fa il Centro Studi Confindustria, accumulato forzatamente nel corso della crisi pandemica, a causa delle limitazioni introdotte per limitare la diffusione del Covid-19. Inoltre, se si considera il costo dei carburanti sulla spesa media mensile di una famiglia, si può stimare un impegno pari a circa 150 euro a nucleo (circa 1800 euro annui). Con i recenti aumenti dei prezzi il costo ulteriore da sostenere ammonta ad almeno 50 euro mensili addizionali (600 euro annui in più). Naturalmente, questi aumenti comportano, per le famiglie economicamente meno solide, una riduzione dei consumi per spese secondarie. E allora lo Stato – conclude Lippolis – può, anzi deve, utilizzare il tesoretto che si sta accumulando con l’extra gettito ottenuto dalla vendita dei carburanti per alimentare nuove misure a sostegno dei bilanci familiari e industriali e, in via immediata, sterilizzare l’IVA sui carburanti, in modo da ridurre il prezzo di vendita da subito.Una riduzione del prezzo di vendita dei carburanti significa per le famiglie un risparmio immediato e per le imprese un supporto decisivo a favore della liquidità, visto che sono costrette ad anticipare il costo dell’IVA pagata sui consumi di carburanti sostenendo rischi elevati in termini di cash flow che possono portare anche a fermare l’attività. Una manovra di questo tipo darebbe un segnale positivo agli operatori. Il rischio di una politica miope è che il diffuso malcontento diventi protesta, come quella degli autotrasportatori, e determini ulteriore blocco delle attività, avviando una spirale negativa che accentui la già drammatica situazione in cui versano milioni di famiglie oggi”.