Gli imprenditori italiani della filiera dell’edilizia non possono più aspettare e vedere morire le proprie aziende. Un grido di allarme in questa direzione è giunto da Roma dove lunedì scorso si sono riuniti spontaneamente oltre 500 titolari di imprese, iscritte in cassa edile, del comparto delle opere stradali, civili e industriali, provenienti da tutte le regioni italiane. Per effetto del caro-materiali e delle difficoltà di approvvigionamenti, infatti, tantissimi cantieri hanno già chiuso i battenti, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro e la realizzazione di innumerevoli opere pubbliche e private. Il peso economico di tali aumenti, fino a questo momento è stato fatto ricadere esclusivamente sulle aziende aggiudicatarie delle commesse che in questo modo si sono trovate di fronte alla scelta se rimetterci non meno del 35% dell’importo dei lavori o rinunciare all’appalto, con i rischi che questa scelta comporta (avvio di contenziosi con la stazione appaltante, segnalazioni all’Anac, escussione polizze, ecc…). Il problema è stato posto con determinazione da molti mesi, ma da parte del legislatore non giungono risposte né convincenti né tempestive ma soprattutto non risolutive del problema. Tutto questo viene giudicato intollerabile dai costruttori italiani che a Roma hanno inteso protestare in maniera pacifica, propositiva e democratica, evitando di scendere in piazza, ma dando vita ad una manifestazione durante la quale è emerso con estrema chiarezza un dato: la misura è colma e non c’è più tempo da perdere!
Il PNRR – e più in generale gli investimenti in campo infrastrutturale ed edilizio – non possono essere realizzati con i soldi degli imprenditori ed è disdicevole che lo stesso atteggiamento di scarsa attenzione lo si riscontri, oltre che dal Governo, anche dalle grandi industrie del nostro paese, molte delle quali sono aziende di Stato e quindi hanno l’obbligo di porsi il problema di non impoverire i territori dove operano. Sempre più chiaro è il compito di assoluta centralità che ANCE, in virtù del proprio ruolo a livello nazionale, ricopre in questa partita per una nuova stagione di unitaria rappresentanza e competente protagonismo. E’ necessario un cambio di rotta perché gli affidamenti riposti nelle promesse del legislatore sono stati disattesi e non hanno prodotto i risultati sperati; questo ha finito per mettere definitivamente in ginocchio la filiera dell’edilizia. E’ un lusso che l’Italia non può permettersi se si vuole evitare la paralisi.
Angelo Contessa – Presidente ANCE Brindisi