In copertina una foto della sede della Camera di Commercio di Brindisi col cancello chiuso, un titolo che mutua il suo nome – un tempo centro vitale dell’economia del territorio – in «camera mortuaria». Una «definizione» che sa di tragicamente definitivo, ma usarla per la sola CdC non rende l’idea; la rende meglio, invece, se si accosta a quella dell’intera città. E’ la «camera mortuaria» di una città e come ogni camera mortuaria che si rispetti ha i suoi necrofori, ben individuabili, con nome e cognome.
Ma rimaniamo per ora al Decreto del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano (emanato lo scorso 15 gennaio), col quale si nominano i componenti del Consiglio della Camera di commercio di Brindisi-Taranto e che sancisce una volta per tutte la «morte» o la scomparsa dell’ente camerale brindisino accorpandolo (anche questo) a quello di Taranto. E il pensiero non può non andare al compianto Alfredo Malcarne – si starà sicuramente rivoltando nella tomba – che durante la sua presidenza si oppose con forza, non solo a parole, ad un accorpamento chiaramente penalizzante per tutto il tessuto economico brindisino.
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Il Consiglio camerale è composto da 32 (trentadue) componenti, ma col suddetto decreto sono soltanto 9 (nove) i rappresentanti di Brindisi, una decisione influenzata non dal numero delle imprese dei due territori che pare siano molto simili (42mila per Brindisi e un numero leggermente superiore, circa 45mila, per Taranto), ma molto più probabilmente dal peso specifico della nostra classe politica che, visti i risultati – questi e vari altri – è evidentemente ininfluente, forse meglio dire parecchio scarsa.
Michele Emiliano ha spesso, stucchevolmente, dichiarato il suo amore per la nostra città, Brindisi, ma visti i risultati nei diversi campi (porto, aeroporto, il tema di questo intervento e altro), deve trattarsi di un amore tossico, malato, un caso clinico: un amore che come spesso vediamo nella cronaca quotidiana conduce a epiloghi tragici … la morte di chi si dice di amare, appunto.
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Ma addossare la responsabilità di tutto questo sfacelo al solo Emiliano non sarebbe esatto nel senso che si rappresenterebbe non in maniera corretta e limitativa una situazione diffusa molto grave che ha visto, e vede, molti attori barattare il proprio ruolo. Un ruolo che potrebbe e dovrebbe essere di protagonisti con quello di semplici comparse, se non di passivi spettatori; ed è un esercizio inutile elencare chi potendo e dovendo svolgere efficacemente il proprio mandato in difesa del territorio non l’ha fatto, o perché non è stato all’altezza del compito o perché distratto da qualcos’altro. E’ un elenco che è bene non fare, sarebbe colpevole dimenticare qualcuno.
Se dovessimo raccogliere in una pubblicazione tutte le dichiarazioni e le varie promesse dei politici locali, con ogni probabilità verrebbe fuori un volume da far impallidire quello scritto da Henry Darger, ma se dovessimo scrivere le cose realmente fatte e che abbiano avuto una reale e positiva ricaduta sulla città e il territorio, probabilmente sarebbe sufficiente una paginetta, bianca peraltro, visti i risultati.
E’ giusto lamentarsi e protestare per quest’ultimo colpo inferto ad una città morente, per questa continua e umiliante spoliazione, ma se ciò dovesse distrarci da tutti gli altri problemi diventerebbe un esercizio deleterio e pericoloso, aggiungendo male al male.
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Dobbiamo alzare la guardia sulle sorti dell’aeroporto – ringraziando i decisi interventi della politica leccese – che a mio avviso ha, nonostante tutto, notevolissimi margini di ulteriore crescita; al porto, la cui autonomia è essenziale per recuperare un ruolo preminente che la posizione geografica, la storia e le potenzialità rimaste gli consentono di avere, ma che invece, con un palese disegno, si vuole relegare a «stazione di servizio» di Bari. Ciò con l’evidente «placet» del governatore Emiliano e di coloro, vicini o lontani politicamente, che gli consentono certi atteggiamenti.
La flebile speranza di venire fuori da tale situazione è legata alla capacità di reazione dei cittadini purché non si comportino da tifosi di questa o quell’altra forza politica ma siano invece sostenitori dell’interesse collettivo della città. In questo momento c’è bisogno di abbattere gli steccati non di erigerli.
Giorgio Sciarra (dal settimanale Agenda Brindisi – 19 gennaio 2024)