Autore: Rubriche Zona Franca

La Zona Franca di Giorgio Sciarra

Le «burocrazie» – Le ultime vicende hanno fatto prendere coscienza di fatti ineludibili. Per esempio, la burocrazia, nella sua totalità, costituisce una delle più serie e deleterie difficoltà della nazione. Una problema da affrontare prima che ci trascini a fondo. Però, c’è da sottolineare che spesso chi invoca una «sburocratizzazione» non intende solo un iter più agile e la semplificazione delle norme bensì sottintende la loro «elusione». Sovente vediamo come alcuni apparati pubblici si ritengano esenti da questo male fino ad accusare altre «burocrazie» d’essere la causa della loro probabile inefficienza. Non esiste una burocrazia buona e una cattiva, sono tutte dello stesso disastroso livello: il problema è sistemico e si combatte positivamente solo con un deciso cambiamento culturale.
Manager e grand commis – Cosa vorreste da un manager se foste i proprietari di una azienda? Probabilmente essere in grado di tracciare quelle strategie di amplissimo respiro per proiettare la vostra azienda nel futuro, di avere la capacità di vedere oltre e di superare anche quei «confini». Non che sia facile ma è proprio qciò che fa la differenza tra un vero manager e un grand commis.
La capitale del gas – Ne abbiamo già parlato e ne parleremo ancora: è in atto una pseudo decarbonizzazione – con equivoco incorporato sul significato di tale termine – della centrale di Cerano ed è in corso la procedura per la VIA. Brindisi si appresta a divenire la capitale del gas per i prossimi 25-30 anni. L’Enel precisa che «il nuovo impianto a gas è progettato con i criteri più avanzati di efficienza e compatibilità ambientale». Una precisazione superflua, abbiamo potuto ben constatare, in questi anni, gli effetti della presenza dell’Enel. Resta però il dubbio del perché non faccia cenno alle bonifiche dei terreni inquinati dal carbone o, come e quando, eliminerà il nastro trasportatore. Soprattutto, stupisce che la politica non pretenda risposte precise su tali questioni.
Ma per essere la capitale del gas non basta la costruzione di una nuova centrale, occorre concedere ad ogni azienda che vuole «cavalcare» la transizione da un combustibile fossile ad un altro, di fare i propri affari col gas. Edison, come è noto, avrebbe intenzione – usiamo il condizionale perchè ciò dipenderà dai cittadini – di costruire un deposito costiero di Gnl nell’area portuale di Costa Morena, monopolizzando la banchina est. Un deposito da utilizzare anche (e soprattutto) come stazione di servizio per i camion. E’ probabile che tale investimento abbia come tempi di ammortamento un paio di decenni. Quindi, una ipoteca sul territorio, sul porto e sul traffico portuale. Per la verità non si capisce cosa si voglia fare di questo porto o forse è sinistramente evidente.
Il Gnl non è il futuro – la via del gas è veramente la soluzione per il futuro o lo vogliono solo spacciare come tale? Quanto sia o no una buona idea fare ricorso al Gnl lo si capisce da un’intervista di un «big» dei trasporti marittimi, Emanuele Grimaldi, amministratore delegato dell’omonimo gruppo: «Non ci ho mai creduto. In primo luogo si fa confusione. È un carburante pericoloso da trasportare, la sua combustione emette anidride carbonica ma non viene considerato e trattato come un carburante fossile. Inoltre, il prezzo del gas è un segreto: in alcuni Paesi costa di più, in altri di meno e non si sa perché. Non posso sapere qual è il prezzo industriale e quando sarà ben distribuito sarà troppo tardi perché verrà superato da altri combustibili». Anche Mario Mattioli, presidente di Confitarma la pensa allo stesso modo: «non dobbiamo dimenticare che il Gnl è comunque un carburante fossile, il cui impiego, pur abbattendo le emissioni di ossidi di zolfo, ossidi di azoto e particolato, comporta comunque emissione di CO2» e bisogna considerare «idrogeno e ammoniaca nel futuro della navigazione».
In sintesi il futuro non è nel Gnl, tant’è che Grimaldi afferma che «entro il 2050 le emissioni di gas ad effetto serra prodotte dalle navi dovranno essere dimezzate rispetto ai livelli del 2008, sulla base degli accordi sottoscritti dall’IMO. Si tratterà di una vera e propria rivoluzione. Ma sarà anche una grande opportunità di crescita economica» Del resto sulle maggiori riviste specializzate si discute sulla propulsione del futuro per le navi mercantili se è più conveniente puntare sull’ammoniaca piuttosto che sull’idrogeno, di certo non sul gas.
Allora, che senso ha svendere spazi e banchine portuali (quando se ne lamentano le carenze)? Se per questo porto non si è capaci d’intravedere altro «business» di una stazione di servizio, si sappia che esistono alternative al progetto presentato da Edison: si potrebbe sfruttare l’esistente metanodotto dotandosi di un impianto in zona industriale o all’interno del petrolchimico, oppure munirsi di un deposito galleggiante.
Alla politica la scelta!

Giorgio Sciarra

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