Marzo pazzo, stai a casa cazzo! Aprile non ti scoprire (e non uscire). Maggio vai adagio, giugno apri il pugno. Sembra ispirata dalla saggezza popolare dei proverbi l’azione (im)popolare del governo. Ci stiamo lasciando alle spalle il mese delle rose, della mamma, della Madonna e di S. Rita, del Calendimaggio che non c’è stato, del primo e del 5 maggio e, soprattutto, del 4 maggio, il d-day della missione libertà sorvegliata. E’ alle porte giugno, dedicato a Giunone e al sole, il mese delle messi, il mese «dei giorni lunghi e delle notti chiare», che sembra proprio un verso del poeta Jovanotti, ma che invece è del professor Carducci. Il menestrello di Cortona però ha nelle sue corde un inno ancora più ampio, dedicato all’estate … «Respira questa libertà/ e l’estate è libertà … L’estate addosso/bellissima e crudele». E’ davvero bellissima e crudele potrebbe essere questa nostra estate, nel tempo incerto della pandemia assopita e del timore che il mostro possa avere un colpo di coda e tornare a colpire. «Nella luce bagnata, tremava il mese di giugno», scriveva Pablo Neruda in un suo verso, preconizzando in certo qual modo i timori del prof. Pier Luigi Lopalco. Nell’era a.C. (avanti Covid), a giugno si chiudevano le scuole e si aprivano le spiagge e i cuori alla stagione dei bagni e degli amori, in un riscatto ristoratore delle fatiche dell’anno. Ora, a giugno, attendiamo che si apra il pugno, per vedere nuovamente vivere il nostro aeroporto, le autostrade e la ferrovia che ci potranno portare lontano, per rivedere aperti i cinema e il nostro prestigioso teatro.
Godremo di musica e di performance teatrali all’aperto, con un balzo nella macchina del tempo che ci riporterà indietro nella storia, alle origini del teatro. Lo faremo con nuove regole ma con immutato entusiasmo. Con un po’ di fantasia, potremmo sentirci tutti attori, grazie a quella maschera sul volto. Percorreremo la nebulosa fase 2 con la palla al piede ma egualmente soddisfatti della fetta di felicità mutilata che ci attende, senza rosicare molto sull’età dell’oro che abbiamo appena lasciato alle spalle.
Il congresso di umani lombi del Papete 2019, con il Salvini beato tra prosperose cubiste in bikini, ci ricorda che allora eravamo nell’era precovidica e che invece quest’anno continueremo a passarlo nella mortificazione della fisicità e della prossimità, tra cautela, precauzioni e speranze le quali, scomparse ormai quelle del cinema, sono le ultime nostre dive. Prepariamoci ad affrontare la bella stagione con un approccio diverso, cercando di cogliere tutti quei piaceri che ancora ci sono concessi, dal gelato all’aperitivo presi con giudizio, dalla passeggiata nei parchi alla pescata in barca, alla sgambata in bici e alla lunga nuotata alla Montalbano, che distende e tonifica, in quel nostro mare che ci purifica e ci avvolge come un liquido amniotico solo un’anticchia più salato. Da Penna Grossa all’Apani, dal Granchio Rosso alla mitica Conca, faremo le nostre abluzioni salvifiche, nutrendo il nostro spirito di mare, sole e vento e rabbonendo i nostri stomaci con quella puddica, quei taralli, quella parmigiana e quei frutti di mare che nessun cacchio di covid ci toglierà mai. Sogneremo l’estate tutto l’anno e i pomeriggi saranno azzurri come quelli di una volta, in un cielo terso finalmente liberato dai miasmi della Reggi di Versalis. E ringrazieremo San Teodoro e San Riccardo.
Bastiancontrario
Giugno, alle porte della libertà
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